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Perché non dovreste arrabbiarvi quando venite interrotti mentre pregate?

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Natalia Figueredo | CC0

Philip Kosloski - pubblicato il 27/05/19

San Francesco di Sales racconta cosa accadde a Santa Francesca Romana una volta in cui venne chiamata continuamente

Riservare del tempo alla preghiera è spesso un compito difficile. Soprattutto per chi è sposato e ha dei bambini, ritagliarsi dai 15 ai 30 minuti per pregare tranquillamente può essere quasi impossibile.

Anche quando riusciamo a farlo, piccole mani e vocine sottili inevitabilmente ci interrompono. Ad esempio, potreste decidere che domani vi sveglierete un’ora prima per leggere un buon libro spirituale o meditare con calma, oppure vi alzate presto, vi sedete nella vostra comoda poltrona e aprite il libro. Dopo qualche minuto di tranquillità, il vostro bambino più piccolo vi si avvicina e vi chiede immediatamente la colazione. E così è finito l’unico momento tranquillo della vostra giornata!

Oppure, per fare un esempio diverso, potreste non avere dei bambini in casa e ogni giorno avete un po’ di tempo per sedervi e pregare. In genere non venite mai interrotti, ma un giorno vi sedete e poco dopo il vostro vicino vi chiama per farvi una domanda. Voi rispondete e poi tornate a pregare. Dopo pochi minuti vi chiama qualcuno della chiesa con un’altra domanda. Ancora qualche minuto e suonano alla porta, e a quel punto rispondete in modo ben poco caritatevole!

San Francesco di Sales ci esorta a non arrabbiarci quando veniamo interrotti in questo modo, e riferisce una storia tratta dalla vita di Santa Francesca Romana:

Un giorno Santa Francesca stava recitando l’ufficio di Nostra Signora, e come accade in genere, se c’è qualcosa da fare nell’intera giornata esercita pressione soprattutto al momento della preghiera. La santa donna venne chiamata dal marito per qualche questione domestica, e le quattro volte in cui pensò di riprendere il filo della preghiera venne chiamata nuovamente e costretta a interrompere lo stesso versetto, fino a quando non terminò l’occupazione per la quale era stata tanto interrotta nella sua preghiera. Quando tornò all’Ufficio, trovò il versetto tanto spesso abbandonato per obbedienza e altrettanto spesso ripreso per devozione tutto scritto in lettere dorate.

San Francesco di Sales usa questo esempio per spiegare come gli “impegni necessari, in base alla vocazione di ciascuno, non diminuiscono l’amore divino, ma lo aumentano, e indorano l’opera di devozione. L’usignolo non ama meno la sua melodia quando fa delle pause nel canto; il cuore devoto non ama meno quando si volge alle necessità esterne; il suo silenzio e le sue parole, le sue azioni e la sua contemplazione, il suo impiego e il suo riposo cantano ugualmente in lui l’inno del suo amore”.

Se la preghiera è un momento prezioso per promuovere il nostro amore nei confronti di Dio, dovremmo considerare anche gli altri nostri doveri dei modi per aumentare la nostra unione con Lui. Tutta la nostra vita dev’essere un’offerta a Dio, che siamo da soli nella preghiera o impegnati nelle nostre attività in casa.

Ogni momento della nostra vita è un dono. Sta a noi usare questi istanti per rendere gloria a Dio.

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