Il nome di Sealtiel significa “colui che prega presso Dio, che fa o presenta la sua richiesta a Dio”. Nella chiesa di Sopó è rappresentato con un incensiere.
Questa immagine coincide con la tradizione biblica in base alla quale le nostre preghiere salgono all’altare di Dio come incenso (cfr. Salmo 141); il libro dell’Apocalisse mostra che l’incenso sono le preghiere dei santi (cfr. Ap. 8, 4-5).
L’arcangelo Uriel è noto nel rito copto di Eritrea ed Etiopia, ed è celebrato l’11 luglio. Secondo la tradizione ebraica, fu lui a espellere Adamo ed Eva dal Paradiso.
Secondo la tradizione e gli scritti apocrifi, fu anche lui che, inviato da Dio, annunciò a Noè il diluvio, protesse Giovanni il Battista dalla persecuzione di Erode e guidò la famiglia del Battista in Egitto.
Fu poi inviato da Dio a vari profeti per saper discernere il bene dal male, e per questo è noto come l’angelo che aiuta il discernimento.
Secondo Sant’Isidro di Siviglia, il nome Uriel significa “fuoco di Dio”. Nella chiesa di Sopó è rappresentato con una spada nella mano destra, e al piede sinistro una fiamma.
Barachie significa “lode di Dio”. A Sopó è rappresentato con la veste raccolta e ha delle rose in mano.
Dare o no un nome agli angeli?
Il Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia insegna che “è da riprovare anche l’uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura” (cfr. n. 217).
Possiamo dire tuttavia che l’uso dei nomi di questi angeli è basato sulla tradizione, e che nomi, missioni e modi di rappresentarli coincidono nei vari luoghi.
Il Direttorio dice anche che “scopo ultimo della venerazione dei santi è la gloria di Dio e la santificazione dell’uomo attraverso una vita pienamente conforme alla volontà divina e l’imitazione delle virtù di coloro che furono eminenti discepoli del Signore”.
È proprio quello che ci insegnano questi nomi degli angeli, tutti volti al servizio di Dio, alla sua lode e a compiere la sua volontà e a realizzare il suo disegno di salvezza nei confronti dell’uomo.
Le missioni che ci mostrano questi angeli non contraddicono in niente gli insegnamenti e la tradizione della Chiesa: gli angeli prendono le nostre preghiere e le presentano a Dio, sono quelli che cantano e lodano Dio senza sosta e sono gli esecutori della giustizia divina.
Per questo, tali missioni con i loro nomi ci aiutano a ricordare le missioni degli angeli e i loro compiti nel disegno di salvezza e in relazione all’uomo.
Queste immagini ci aiutano anche a crescere nella nostra vita di fede, a incontrare l’Autore della bellezza e a metterci davanti ai misteri della nostra fede, sapendo che “l’onore reso all’immagine è diretto alla persona rappresentata” (cfr. Direttorio, n. 18).
È il vescovo di ogni luogo a determinare il culto per queste immagini, e quindi l’uso che si dà a questi nomi è relativo a un luogo determinato e non alla Chiesa universale.
Queste missioni e queste immagini ci aiutino a venerare sempre più i nostri buoni amici, i Santi Angeli, e a crescere nel nostro rapporto con loro per realizzare la volontà di Dio nella nostra vita.