di Pablo Perazzo
Basta una semplice ricerca su YouTube o entrare in una libreria e vedere la quantità di nuove correnti di psicologia per rendersi conto che il tema della felicità è sempre più diffuso, al punto che alcuni autori pensano che viviamo nell’epoca della “dittatura” della felicità, ovvero chi non è felice è un caso raro.
In questa situazione, è paradossale che aumentino i casi di depressione. Gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnalano che dal 2005 al 2015 i casi di depressione a livello mondiale sono aumentati del 18%. Si calcola che a più di 300 milioni di persone sia diagnosticata clinicamente questa malattia, seconda causa attuale di mortalità. In sintesi, sempre meno persone sanno come vivere per essere felici. Questa situazione ha fatto sì che alcuni psicologi parlino di un nuovo fenomeno chiamato “sindrome dell’imperatore”.
1. Quali sono i sintomi in bambini e genitori?
I bambini che si “credono imperatori”, dicono gli psicologi, sono il risultato di genitori nevrotici, che dicono: “Non mi importa del mondo, ma mio figlio sarà felice. Farò tutto il necessario perché sia così”. L’intenzione è positiva, ma il modo e le conseguenze sono funeste: non sanno educare i propri figli perché siano felici, e cercano di sostituire lo sforzo che devono fare per riuscirci.
I genitori fanno il necessario perché i figli non soffrano, non abbiano problemi né difficoltà. Non vogliono che affrontino situazioni che possono provocare in loro frustrazione, cercano di far sì che siano sempre vittoriosi e sono disposti ad affrontare chiunque ostacoli questo obiettivo.
Pochi anni fa, la preside di una scuola in cui lavoravo mi parlava di come avesse dovuto creare un’area nuova con degli avvocati per affrontare i genitori che si lamentavano per il tempo in cui il figlio restava in fila al bar, sostenendo che in questo modo non si godeva la ricreazione.
2. Che problemi provoca questo?
I figli crescono, e quando arrivano all’adolescenza e devono iniziare ad affrontare la vita (se lo fanno nell’adolescenza, perché alcuni genitori a volte li tengono sotto quella campana di vetro fino alla fine dell’università) diventano esseri incapaci di fare qualcosa da sé. Nell’adolescenza si sviluppa – è scientifico – il lobo frontale del cervello, che si incarica della presa di coscienza della responsabilità, ma questi “bambini” non lo sviluppano nel modo corretto.
Non hanno la capacità di prendere decisioni da soli. L’aspetto più problematico è che sanno di avere le capacità per farlo, ma non si sentono in grado di prendere in mano la propria vita, e allora si rifugiano in droghe, alcool e sesso senza regole.
I genitori devono imparare a educare i figli in base all’età. Quando sono molto piccoli non affrontano da soli il mondo, ma col tempo devono formarli perché imparino a vivere in modo autonomo e responsabile. Permettiamo ai nostri figli di scegliere una via di autorealizzazione, che permetta loro di essere davvero felici.
Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.