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Cosa significa vivere secondo la logica del Vangelo? amare fino a dare la vita!

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 16/05/19

Non possiamo pensare che annunciare il Vangelo ci porterà sempre applausi e consensi. Il mondo difende le logiche del possesso e dell’egoismo, Gesù chiede ai suoi discepoli di essere disposti ad amare fino a dare la vita.

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:
«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.
In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». (Gv 13, 16-20)

“Un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”. Cosa significa tutto questo se non che anche noi dobbiamo attraversare la stessa esperienza che ha attraversato Cristo? Non possiamo pensare che annunciare il Vangelo ci porterà sempre applausi e consensi. Vivere secondo la logica del Vangelo significa vivere secondo una logica diversa da quella del mondo. Se Gesù lo hanno fatto fuori è perché il mondo fa sempre fuori chi ragiona diversamente. Il mondo difende le logiche del possesso, dell’egoismo, del tornaconto, dell’utilitarismo, dello sfruttamento, della prevaricazione. Gesù chiede ai suoi discepoli di essere disposti ad amare fino a dare la vita per coloro che si ama. Chi vive con questa logica diventa inevitabilmente un rimprovero vivente al mondo stesso. Non è la logica della penna rossa usata da chi si crede un maestro, ma è la logica del testimone che costringe chi lo incontra a dover fare i conti con se stesso. In questo senso il cristiano non deve avere bisogno di puntare il dito, ma deve poter mostrare con la sua stessa vita un’alternativa, un modo diverso di vivere. Ad esempio è più efficace mostrare la gioia della famiglia, che puntare il dito su ciò che pensiamo che famiglia non è. È più efficace vivere onestamente fino all’estreme conseguenze, che semplicemente gridare che i mafiosi, che sono sempre gli altri, sono brutti e cattivi. Un cristiano denuncia attraverso la testimonianza della sua vita, e se delle volte usa le parole può permettersi di farlo solo a partire dalla credibilità della sua testimonianza. Ecco perché la differenza non la fa chi sa bene la teoria ma chi si mette in gioco nella pratica. Il vero traditore non è colui che vive in maniera contraria al Vangelo ma colui che dice a parole il Vangelo e poi lo smentisce con la sua vita. È la nostra vita che deve parlare, più ancora delle nostre parole. Un cristiano combatte ciò che è brutto mostrando la bellezza.
(Gv 13, 16-20)
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