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Perché il diavolo ci incita a volere sempre di più?

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Jean-Michel Castaing - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 15/05/19

Niente meglio della nostra allergia alla mancanza segnala l’influenza demoniaca nello stato spirituale delle nostre società consumistiche: vogliamo “tutto e subito” (era questo, del resto, un motto sessantottino…), non sopportiamo più di avere una mancanza, né il minimo ritardo nella soddisfazione delle nostre voglie. Il diavolo, che sta all’origine di questa ossessione, conta di poterne sfruttare tutti gli aspetti…

Per desiderare, è necessario che io non sia un essere autosufficiente; che io constati che qualcosa – o qualcuno – mi manca. Ora, a monte di quest’essere incompleto sta una falsa idea di noi stessi, cioè un essere chiamato a diventare una totalità senza difetti né vincoli di dipendenza, capace di gustare in sé stesso una felicità piena, che il Principe della menzogna tenta di venderci come un ideale accessibile e che colmerà le nostre attese.




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Tale errore antropologico – lungi dal risultare neutro – costituisce al contrario un’inesauribile sorgente di dolori. Dunque è su questo che il maligno farà leva per persuaderci a cedere alle nostre voglie, suggerendo che esse siano capaci di procurarci la felicità. Dunque prima una truffa intellettuale, e poi una falsa promessa.

Le Scritture ci avevano avvertiti

C’è un libro che però ha reso trasparenti ai nostri occhi gli stratagemmi del diavolo: la Bibbia. Nel racconto della caduta di Adamo ed Eva, le Scritture ci avvertono salutarmente di stare in guardia rispetto alle suggestioni del demonio laddove quello cerca di spacciarsi per nostro benefattore. Come fa a procedere in tal senso? In un primo momento il diavolo si presenta come “colui che sa”. Che cosa sa? Sa che Dio custodisce gelosamente le chiavi della nostra felicità. La prova? Ci proibisce di gustare dell’albero della conoscenza del bene e del male. E così il diavolo “sa” chi è Dio: è uno che teme la concorrenza, uno che possiede tutto e che su questo possesso totale fonda il proprio statuto di onnipotenza.




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Tuttavia, non è soltanto per renderci teologi che il diavolo ci informa (falsamente) dell’identità di Dio, ma soprattutto per farci accedere alla felicità divina. Nientemeno!

Dio è felice possedendo tutto e desiderando di tenere per sé questa totalità? Alla buon’ora! Io vi propongo di imitarLo, di possedere tutto e di colmare così tutti i vostri desiderî, di modo che non manchiate di niente!

Così argomenta lo spirito delle tenebre. Di fatto, con questi sofismi il demonio persegue un quadruplice obiettivo. Passiamolo in rassegna.

Il diavolo si fa passare per un benefattore

Anzitutto, per il diavolo si tratta di far cessare in noi il desiderio, che suppone sempre una mancanza. A tal fine egli ci propone di diventare onnipotenti. Ogni messo dovrebbe essere messo in opera per ottenere questo fine. Purtroppo, però, questa volontà di potenza non potrà non trascinarsi dietro ciò che pudicamente chiamiamo “effetti collaterali”. Vale a dire che degli esseri umani saranno sacrificati sull’altare della nostra volontà. Per esempio, dei bambini vengono privati di un padre e/o di una madre a causa del desiderio di alcune coppie di “avere” dei bambini.




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Il diavolo tiene pure al fatto che il nostro desiderio sia illimitato. Non soltanto bisogna colmare tutte le nostre mancanze, ma in più egli suggerisce alla nostra potenza desiderante di abbracciare la totalità del reale, di modo che niente cada fuori dal campo delle nostre voglie. E allora sì che saremo “come Dio”, secondo i termini impiegati dal serpente nella Genesi. Tragico errore, contro il quale s’ergerà l’ultimo precetto del Decalogo, che riguarda il desiderio. In questa nostra epoca, questo desiderio illimitato è legittimato dall’inflazione dei “diritti” individuali, di ogni sorta, portati da certe ideologie. A tal riguardo, è significativo il fatto che il Decalogo (i dieci comandamenti) cominci con l’interdetto di avere un altro dio all’infuori del Signore (fare di Satana, il quale si vanta di poter colmare tutte le nostre mancanze, una divinità), e termina con l’interdetto di desiderare.

Il diavolo si atteggia a teologo

Secondo obiettivo perseguito dal diavolo: fare delle nostre mancanze la prova di un’ostilità di Dio a nostro riguardo. Come se Satana conoscesse Dio e i Suoi sentimenti per l’uomo! Non sibila forse nell’orecchio di Eva le parole:

Dio sa che quando voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e voi diverreste come dèi, conoscendo il bene e il male?

Gen 3, 5

Dunque il diavolo desidera aizzare l’uomo contro il Creatore, e nella concitazione prendere spazio nei nostri spiriti.

Il diavolo desidera impedirci di pregare

Terzo obiettivo, che discende recta via dal secondo: scollegarci dalla Sorgente divina. Siccome Dio è avaro dei Suoi beni, tocca che ci diamo da fare da noi stessi per colmare le nostre mancanze! È così che l’influenza demoniaca si fa notare in quanto il desiderio non è più concepito come limite e come dono, ma come inaccettabile frustrazione. Invece di pregare Dio, di ricevere la vita e la risposta ai nostri desiderî come una donazione, il diavolo fa del ricolmare le nostre mancanze un atto dovuto, un’esigenza assoluta.


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Secondo Satana, essere un vero uomo significa rompere tutti i vincoli di dipendenza ontologica (situati dunque a livello dell’essere) con Dio, significa compere la propria vocazione facendo man bassa dei suoi doni (la vita, i beni), così da non mancare mai di nulla. L’uomo istituisce così sé stesso come creatore e signore della vita. Ai nostri giorni, certe manipolazioni genetiche sono i segni di quest’impresa demoniaca sugli spiriti. Anzi, impossessandoci golosamente dei beni noi ci impediamo di rivolgere i nostri sguardi verso la Sorgente che ce li dispensa. Sempre nel libro della Genesi, non dà Dio ad Adamo ed Eva tutti gli alberi del giardino perché volgano gli sguardi al Creatore, accolgano il mistero dell’esistenza, discernano la trascendenza nel dono dell’essere e non prendano il giardino dell’Eden per un supermercato?




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Il dono di Dio è la prima cosa. È la ragione per la quale gli antenati del popolo dell’Alleanza sono delle coppie sterili, a cominciare da quella di Abramo e Sara. E così, il figlio in cui la promessa sarà adempiuta e prolungata per i secoli sarà un dono dell’altissimo. E lo stesso varrà per i più grandi personaggi della Bibbia – Samuele, Giovanni Battista… – culminando con lo stesso Gesù.

Le voglie, fonte di gelosia e di guerra

Infine l’ultimo scopo perseguito dal demonio quando egli ci promette di colmare tutte le nostre mancanze e di fare di noi degli esseri totalmente soddisfatti, consiste nel metterci gli uni contro gli altri. Per forza: le voglie alimentano la concorrenza (soprattutto se mirano ai medesimi beni che gli altri, da parte loro, bramano – e qui entra in gioco il “desiderio mimetico”); la concorrenza genera la gelosia e alla fine la gelosia scatena conflitti e guerre. Il diavolo, «per l’invidia del quale la morte è entrata nel mondo» (Sap 2, 24), desidera che noi diventiamo come lui. Perché dargli questo rovinoso piacere?

Vincere Satana accogliendo la Vita da figli di Dio

Dio ci ha creati come degli esseri di desiderio. Eppure l’uomo dà prova di maturità accettando che tutti i suoi desiderî non siano appagati quaggiù. La mancanza ci ricorda che tutti siamo creati per una vita trascendente, la Vita divina. Una Vita che non possiamo darci da soli, ma che riceviamo gratuitamente come figli di Dio dal Padre celeste. Credersi in paradiso su questa terra è vanità: «la sapienza comincia col timore del Signore» (Prov 9, 10)… e col rigetto delle lusinghe demoniache.


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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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