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Quando è stata l’ultima volta che vi siete goduti qualcosa senza doverlo per forza pubblicare?

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Por GaudiLab/Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 14/05/19

di Alessandra de Cava

Ci svegliamo come se ci mancasse qualcosa. Una sensazione strana e allo stesso tempo familiare che scompare quando la nostra mano tocca sul comodino o tra le pieghe delle lenzuola la forma rettangolare del cellulare. Iniziamo la giornata solo dopo aver navigato sulle reti sociali, controllando le novità di familiari, amici e tanti sconosciuti che senza volerlo fanno ormai parte della nostra vita.

Non vogliamo rimanere indietro di fronte alla velocità vertiginosa con cui avanza il mondo. Per questo, il fatto di non perderci nulla che sia rilevante, conoscere in tempo reale tutto ciò che accade o rendere pubblici gli istanti più piacevoli delle nostre giornate ci dà una certa tranquillità.

Magari a qualcuno costerà crederlo, ma gli psicologi, come i creatori del video che vi presentiamo, paragonano già l’attaccamento della nostra generazione ai cellulari ai sintomi delle dipendenze note da sempre.

In che momento ci abituiamo a vivere in questo modo?

Quando smettiamo di utilizzare la tecnologia a nostro beneficio – accedendo alle informazioni in tempo reale o rendendo meno dura la distanza con i nostri cari lontani – e facendo sì che sia lei a usare noi. Ho sempre cercato di capire questo rapporto quasi affettivo di noi esseri umani con queste nuove forme di comunicazione. Ho studiato abbastanza l’argomento leggendo articoli di ricerca e interviste a esperti o a noti influencers, e a mio avviso tutto quanto è stato detto finora giunge in modi diversi alla stessa conclusione. Le reti sociali – con i filtri nelle fotografie, feed di colore e frasi motivazionale – ci bombardano con ideali di perfezione sul nostro corpo, sul nostro abbigliamento, sui momenti di svago, perfino sui nostri gusti o sulla dinamica che dovremmo avere con partner, amici e familiari.

La vita reale di tutti, senza alcuna eccezione, ha però tante sfumature di difficoltà, ed è del tutto estranea alla perfezione che ci viene venduta ogni giorno. Spesso, in modo consapevole o meno, crediamo di doverla raggiungere per poter essere felici, ma questo non fa che riempirci di frustrazione, lasciandoci insoddisfatti nei confronti di noi stessi e della nostra realtà, proprio perché la perfezione che tanto perseguiamo non esiste e non esisterà mai.

Parliamo di essere autentici

Per questo è tanto importante lo sforzo di alcuni influencers di essere più autentici possibile nelle reti sociali. Mostrandosi vulnerabili, rendendo evidenti le loro imperfezioni e condividendo anche i loro momenti negativi, fanno sì che le migliaia o i milioni di followers si risveglino da una vita idealizzata per iniziare a riconciliarsi con la propria vita quotidiana, anche se è imperfetta.

Credo che siamo tutti stanchi di paragonare la nostra vita con quello che gli altri decidono di condividere della propria. Ci siamo resi conto che il vero senso di rendere immortali i nostri ricordi con il cellulare non è pubblicarli in un mondo virtuale che alla fine dei conti non è reale, ma custodirli nel tempo dopo averli vissuti intensamente. Non vogliamo più tener conto di tutto ciò che ci manca. Come dice la ragazza del video, quello di cui abbiamo veramente bisogno è ricollegarci alla nostra realtà e sentirci grati per quello che abbiamo, soprattutto per le persone che fanno parte della nostra vita e per i momenti di autentica felicità che ci donano.

Una cena con il partner, un concerto del nostro artista favorito, un’uscita con gli amici, i pranzi in famiglia della domenica e anche gli istanti che dedichiamo ogni giorno alla preghiera potranno essere momenti semplici ma che finiranno per diventare i piccoli fili con cui si tesse la nostra storia personale. Gli stessi che ci sfuggono, come sabbia tra le dita, quando dipendiamo da tutto ciò che accade dietro i nostri piccoli schermi. Non aspettiamo che se ne siano andati per sempre per iniziare a valorizzarli, perché magari non avremo l’opportunità di riviverli.

Il tesoro del presente

Non so a voi, ma a me personalmente ha fatto male rispondere “Non ricordo” ogni volta che la ragazza chiedeva qual era stata l’ultima volta in cui abbiamo vissuto pienamente la quotidianità delle nostre giornate e abbiamo valorizzato le persone al nostro fianco senza il bisogno di condividerlo con il resto del mondo in una realtà virtuale.

Come dice la ragazza alla fine del video, tutti aneliamo a una vita autentica, in cui tornare a sorridere, goderci quello che ci piace e amare i nostri cari, senza avere una telecamera davanti. Al di sopra di tutto, però, desideriamo una vita in cui la nostra identità sia basata sull’immenso amore di Dio nei nostri confronti, non sulla quantità di “Mi piace” che otteniamo con ogni foto che pubblichiamo.

Per questo, senza smettere di riconoscere il grande progresso e l’aiuto che offrono i cellulari nella nostra epoca, Papa Francesco chiede soprattutto ai giovani di non perdere la libertà diventando dipendenti e schiavi di questi dispositivi: “Non lasciate che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone”.

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù dello scorso anno, celebrata a livello diocesano, il Papa ha invitato ad aprire le porte della nostra vita perché sia occupata da “persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano”. “I cristiani autentici”, ha ricordato, “non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità”.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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