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Non è la ricerca del piacere che ci muove più della necessità?

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Antonio Guillem - Shutterstock

Don Antonello Iapicca - pubblicato il 09/05/19

Questa tensione è compiuta pienamente nel cristianesimo. In Cristo ogni cosa è nuova, diventa attraente perché trasfigurata dalla Sua presenza. E il diletto che ci attrae è quello della verità, cioè la stessa persona di Cristo.

Scriveva Sant’Agostino:

Se il poeta ha potuto dire [cita Virgilio, Ecl. 2 ]: “Ciascuno e’ attratto dal suo piacere”, non dalla necessità ma dal piacere, non dalla costrizione, ma dal diletto; a maggior ragione possiamo dire che si sente attratto da Cristo l’uomo che trova il suo diletto nella verità, nella beatitudine, nella giustizia, nella vita eterna, in tutto ciò, insomma, che è Cristo.



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Solo Lui ha “visto il Padre” e lo mostra a noi, perché possiamo “credere”. Ciò significa che ciascuno di noi è avvolto dall’amore che unisce Padre e Figlio: il Padre ci attira verso il Figlio, mentre il Figlio ci rivela il volto misericordioso del Padre.

Lasciamoci oggi “ammaestrare da Dio” attraverso la storia; anche le sofferenze, le delusioni, i fallimenti, gli stessi peccati ci ammaestrano e ci fanno umili sino a consegnarci tra le braccia del Padre, crocifisse e accoglienti in quelle del suo Figlio:

L’amore è estasi, ma estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio. (Benedetto XVI, Deus caritas est).

E ciò accade nella storia dove è deposta la nostra carne, e giunge a noi attraverso la Chiesa, la Parola e i sacramenti, dove spira fecondo lo Spirito Santo. In esso possiamo vivere ogni desiderio e ogni piacere come un dono celeste, perché nulla e’ contro l’uomo quando è vissuto in Cristo. E’ Lui il piacere compiuto, e per questo si è fatto carne da mangiare, per saziare la fame di bello, santo e buono che sentiamo, anche se sepolta dal brutto, dal peccato e dal male.

In Cristo la carne è redenta, e la sessualità risplende di una luce meravigliosa; attirati dall’amore del Padre e consegnati a Cristo, possiamo sperimentare la bellezza, la pace e la sazietà della nostra carne trasfigurata, fatta essa stessa pane consegnato per la vita di chi ci e’ accanto. Ogni relazione, lavoro, studio, svago, è il dono del Pane della vita, il mistero di un amore che non esige e non si appropria di nulla, vissuto come in una liturgia celeste celebrata nella carne.


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Non a caso sul talamo nuziale veniva posto lo stesso baldacchino che sormontava gli altari, immagine della Shekinà divina, la presenza di Dio che dal Cielo discende sulle specie eucaristiche come sugli sposi; il letto coniugale infatti è un altare dove si consuma lo stesso mistero di vita che si compie sulla mensa eucaristica: il pane di vita che discende dal cielo e dona la vita. Ma vi è un baldacchino invisibile sopra ogni ufficio, su ogni aula scolastica, su ogni cinema e ristorante, su ogni campo sportivo e su ogni bosco, sulla tua stanza e sulla tua lavatrice. Ovunque e in ogni istante, perché in tutto Dio desta in noi il desiderio del suo Figlio, di “mangiare il pane vivo disceso dal Cielo”. ù

E’ pane vivo tua moglie, tuo marito, tuo figlio, anche il nemico; non sono la morte, questa è una menzogna del demonio! E’ pane vivo ogni difficoltà, la croce che ci attende, perché è Cristo vivo nella volontà di Dio fatta carne. Solo “mangiandone avremo la vita eterna”, saremo felici e realizzati. Uniti a Lui “vivremo eternamente”, iniziando già da oggi, da ora. Con Cristo quello che stai facendo, pensando, le parole che stai dicendo sono già parte dell’eternità, e recano in sé il gusto dell’infinito, non possono svanire e corrompersi. Perché in Cristo ogni istante e ogni relazione diviene “pane che scende dal Cielo”, proprio nella sua carne unita alla nostra. Mamma mia! Questa carne che abbiamo obbligato a peccare può divenire lo scrigno da dove tirar fuori e donare i tesori del Cielo “al mondo”! Così come ha fatto Cristo sulla Croce, quando ha offerto “la sua carne come pane per la vita” di ciascuno di noi. Che meraviglia fratelli essere “attirati” dal Padre per vivere in Cristo!

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA DON ANTONELLO IAPICCA

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