E stamattina altro messaggio “di pace” all’udienza in Vaticano con 500 rom e sinti: non portate dentro di voi rancore e vendetta, non siete cittadini di seconda classe
«Il Santo Padre ha salutato stasera (9 maggio ndr), nella sacristia della Basilica di San Giovanni in Laterano, la famiglia rom del quartiere romano di Casal Bruciato, vittima – nei giorni scorsi – di minacce e insulti razzisti. Con questo gesto, il Papa ha voluto esprimere vicinanza e solidarietà a questa famiglia e la più netta condanna di ogni forma di odio e violenza».
Il Direttore “ad interim” della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti riporta questo emblematico gesto di Papa Francesco al termine di una giornata in cui il pontefice ha abbracciato idealmente tutto il mondo rom, ricevuto in udienza in Vaticano nel corso della mattinata.
“La vendetta non credo l’abbiate inventata voi”
Durante l’incontro di preghiera con 500 rom e sinti, Bergoglio ha usato parole dure verso chi punta l’indice contro questa etnia: «Lasciarsi dietro il rancore – ha ammonito il Papa – Il rancore ammala tutto, ammala la famiglia. Ti porta alla vendetta, ma la vendetta io credo che non l’abbiate inventata voi. In Italia ci sono organizzazioni che sono maestre di vendetta, voi mi capite bene. Un gruppo di gente che è capace di creare la vendetta, di vivere l’omertà: questo è un gruppo di gente delinquente, non gente che vuole lavorare”.
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Cittadini di seconda classe
«La vera strada è quella della fratellanza – ha aggiunto il Pontefice – con la porta aperta», evidenziando che i rom non sono «cittadini di seconda classe». «I veri cittadini di seconda classe – ha sentenziato Papa Francesco – sono quelli che scartano la gente, perché non sanno abbracciare, sempre con gli aggettivi in bocca, e scartano, vivono scartando, con la scopa in mano buttano fuori gli altri».
“Avanti con la dignità del lavoro”
Il Papa ha esortato tutti loro, infine, con un appello: «Vi chiedo, per favore, il cuore più grande, più largo ancora: niente rancore. E andare avanti con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità del lavoro, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera».
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