È ben chiaro l'enorme significato del fatto che la seconda persona della Trinità, Signore e Re dell'Universo, dica questo
Questa domenica è la Domenica del Buon Pastore, Quarta Domenica del Tempo Pasquale, Anno C, e nel breve brano evangelico Gesù dice una cosa molto semplice: “Mi appartenete”.
È ben chiaro l’enorme significato del fatto che la seconda persona della Trinità, Signore e Re dell’Universo, dica questo.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”, dice.
Chiunque abbia preso la decisione consapevole di seguire Cristo sa cosa significhi. Quando leggiamo il brano delle Beatitudini o ci inginocchiamo davanti all’Eucaristia, non stiamo solo sperimentando qualcosa che sappiamo che è vero – stiamo sperimentando qualcosa che conosciamo, a livello personale e intimo.
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Incontrare Cristo è come stare con il nostro parente preferito. Per usare l’analogia di Gesù, è come una pecora che sente il pastore, o, cosa più vicina alla nostra esperienza, un cane che sente la voce del padrone.
Un cane può essere ingannato o tentato a fare la cosa sbagliata, ma quando il padrone torna a casa sa subito a chi deve veramente la sua fedeltà.
Noi ascoltiamo la voce di Cristo allo stesso modo. Possiamo essere distratti e sviati, ma quando ci fermiamo e facciamo attenzione alla sua voce sappiamo chi è, e dove dovremmo stare.
Avere il Re dell’Universo come nostro avvocato comporta enormi vantaggi.
“Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno”, dice Gesù.
La Seconda Lettura, tratta dal Libro dell’Apocalisse, descrive la vita eterna.
“Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna”, si legge. “Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.