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Napoli, un gruppo di mamme prega per Noemi davanti all’ospedale

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Paola Belletti - pubblicato il 07/05/19

Si chiamano le donne Forti Guerriere e fanno parte di un'associazione. La sera del 6 maggio si sono riunite per lottare con l'arma della preghiera per la piccola gravemente ferita nell'agguato di venerdì 3 maggio.

Venerdì pomeriggio, ore 17.30 circa, via Acquaviva angolo Piazza Nazionale: in una zona piuttosto centrale di Napoli, piena di negozi e uffici. Per questo le telecamere di sorveglianza sono numerose e forniscono alle forze dell’ordine diversi filmati sull’agguato, compreso il particolare, che sta indignando tanti, del killer che per due volte scavalca la piccola riversa a terra sull’asfalto. Le persone colpite sono tre: la nonna di Noemi,Immacolata Molino, Noemi che ha solo 4 anni e il bersaglio della sparatoria, Salvatore Nurcato, 31 anni, pregiudicato, camorrista. Subito il fatto viene inquadrato come un’azione della malavita organizzata, mentre con il passare delle ore e l’analisi della vicenda e dei soggetti coinvolti sembra più giusto propendere per un tentato omicidio d’impeto, per motivi personali.

Il killer: grosso e impacciato, non è un “professionista”

Da come si è destreggiato (male, con evidente impaccio), dal fatto che fosse solo, dal “peso” dello stesso bersaglio, legato sì a famiglia camorrista ma con un ruolo marginale, sembra che l’agguato sia stato compiuto più per motivi personali e non in esecuzione di un ordine dall’alto. Lo confermerebbe anche lo “stile dilettantistico” dell’azione.

Un tipo impacciato, un mezzo imbranato, quello che ha ridotto in fin di vita un uomo e ha gravemente ferito una bambina entrata nel suo quarto anno di vita. Farebbero ridere, se non prevalessero rabbia e sgomento, le mosse di quella specie di energumeno che si agita in via Acquaviva, a due passi da piazza Nazionale, prima di fare fuoco contro Salvatore Nurcaro, il 31enne che lotta contro la morte dopo essere stato raggiunto da colpi al torace e alla gola. È lì, lo sparatore, al centro di un video recuperato da un negozio della zona. Dura dodici secondi e racconta un bel po’ di cose: l’approssimazione dell’aspirante killer isolato, lo scatto di paura della vittima dell’agguato, la cieca sfortuna della piccola Noemi, che si trova assieme alla nonna all’angolo del bar Elite, inconsapevoli e ignare per quanto sta per accadere. (Il Mattino)

Noemi è la vera vittima innocente

Lo stile grottesco dell’attentatore non incide per niente sull’esito terribile del suo gesto. Anzi, poiché la sua goffaggine e incuria sono la causa diretta del colpo accidentale alla bimba, esso non fa che aumentare la tragedia. Noemi, senza colpa alcuna, è stata colpita da un proiettile che ha perforato entrambi i suoi piccoli polmoni. Nel video appena riportato si vede la bimba a terra, lo stolido omone vestito di scuro col casco in testa che la scavalca per due volte, lei che muove il braccino, come a cercare qualcuno, o un appiglio o solo aria. E infine il cameriere che si china a soccorrerla, sperando chissà, di trovarla solo tramortita e non a rischio della vita.

Le sue condizioni ancora gravi

Trasportata d’urgenza all’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon del capoluogo la sua situazione è parsa da subito grave.

Era “una ferita da guerra” quella sul corpo di Noemi, ha detto Giovanni Gaglione, primario di chirurgia pediatrica del Santobono, che ha operato nella notte tra venerdì e sabato la piccola estraendole il proiettile calibro 9, del tipo ‘full metal jacket’, in cui il piombo interno è rivestito da un metallo più duro.

E grave resta tuttora. Dagli ultimi aggiornamenti, che risalgono al 6 maggio, risulta che le sue condizioni restano severe.

Così sul sito dell’ANSA:

Restano “estremamente gravi” le condizioni della bambina di 4 anni colpita da un proiettile nella sparatoria di venerdì pomeriggio a Napoli. Dall’azienda ospedaliera Santobono, dove la piccola è ricoverata, si apprende che “persiste una grave insufficienza respiratoria derivante dal danno polmonare”, a causa del proiettile che ha perforato un polmone ed è stato poi rimosso in un lungo intervento chirurgico. Nella giornata di ieri è stata praticata la RMN che ha escluso compromissione del sistema nervoso centrale e periferico. Durante le ore notturne non si sono osservate sostanziali variazioni delle condizioni generali. La piccola paziente è tuttora sedata e collegata al ventilatore meccanico. Le sue condizioni cliniche permangono estremamente gravi e la prognosi riservata”. (Ansa) woman, rosary,Leggi anche:Combatti: la preghiera è un’arma!

Siamo in guerra? Allora combattiamo: così sono scese in battaglia le mamme

Da qualche ora si è aggiunta una notizia alla vicenda di Noemi, piccola vittima della stupida malvagità di pochi adulti. Ed è una notizia bella, pacificante e audace. “Siamo in guerra?” sembrano chiedersi queste trenta donne circa che vedrete nelle immagini:”allora combattiamo”. E cosa si fa quando le forze nemiche ci stringono d’assedio, quando i proiettili colpiscono organi vitali, quando la vita di chi ci è più caro è seriamente in pericolo?

Si sfodera a nostra volta l’arma più potente: la preghiera.

Così hanno fatto le mamme dell’associazione Donne forti guerriere del Rione Sanità. Con il mezzo più veloce ed efficiente che ci sia, il classico passaparola anche forse nella versione delle pervasive chat di Whatsapp, si sono messe d’accordo.

Si sono date appuntamento all’esterno dell’ospedale pediatrico Santobono: circa una trentina di mamme, appartenenti all’associazione Donne forti guerriere del Rione Sanità, si sono riunite all’esterno del nosocomio partenopeo e hanno pregato per la piccola Noemi (…) (…) al Santobono: qui, un cero in mano, hanno intonato preghiere per la bambina. Inoltre, davanti al cancello dell’ospedale, il gruppo di mamme ha issato uno striscione sul quale campeggia la scritta: “Noemi lottiamo con te”. All’esterno del nosocomio pediatrico erano già arrivate manifestazioni di affetto e solidarietà per la bimba: fiori, palloncini e perfino qualche giocattolo sono comparsi dal giorno dell’agguato all’esterno dell’ospedale. (Fanpage)

Eccole sfoderare con fiducia e fermezza un’Ave Maria dopo l’altra, precedute dal Padre nostro, seguite dal Gloria e dall’invocazione alla misericordia di Gesù.Il Rosario a Maria santissima, con inconfondibile accento partenopeo. E se qualcuno avesse ancora delle perplessità sul valore del gesto, sono le stesse guerriere a specificarlo con un telo scritto appesa al cancello dell’ospedale: Noemi lottiamo con te!

scritta noemi ospedale
Fanpage

Lei con il respiratore meccanico, le terapie, i medici, l’amore dei suoi; loro con un cero in mano impugnato con l’elsa di una spada verso il cielo e le preghiere che salgono al reparto di terapia intensiva e a Dio. Non è retorico pensare che Lui sia proprio lì, con preciso mistero, annidato nel dolore di Noemi, nella sua forza vitale che non cede.

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La preghiera non ha confini

Ogni luogo è il qui ed ora perfetto per farci prossimi a chi soffre con la preghiera, arma contro il male, dolcezza, vicinanza e sollievo per chi ne è vittima. Il segreto del nostro cuore può diventare il punto più alto dal quale lanciare dardi infuocati contro il male, contro la violenza. Per accendere altri cuori, per volgerli a Dio. Non è un esito da poco, questo: che in tanti, i più possibile, ci facciamo distrarre dalle nostre distrazioni per dedicarci all’intercessione a beneficio di Noemi. Ma non è l’unico frutto che ci aspettiamo. Crediamo davvero che la preghiera possa aiutarla a vivere, a guarire presto e bene. Per questo allora possiamo tutti arruolarci nelle fila delle donne guerriere e aggiungere la nostra alla loro preghiera. Noemi, davvero, anche noi lottiamo con te.

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