È nel movimento verso l’altro che si trovano le chiavi della vera felicità, afferma padre Krzysztof Grzywock, teologo, psicologo e psicoterapeuta polacco.
«Un bebè non è niente, fuori dalle braccia della madre», amava ripetere il pediatra e psicanalista britannico Donald Woods Winnicott. Biologicamente, psicologicamente ed affettivamente, l’essere umano nasce dipendente. Ciascuno crea dei legami di filiazione, di relazioni simboliche. L’appartenenza a una famiglia, le radici geografiche, i legami culturali e religiosi che si ereditano sono tutti altrettanti elementi che costituiscono la nostra storia personale.
Alle volte possiamo venire presi dalla sensazione inebriante di essere totalmente indipendenti, ma questo sentimento – insieme euforico ed angosciante – s’invera sovente in una dolorosa disillusione. Infatti, il bisogno di essere in contatto con gli altri non scompare. Esso è profondamente ancorato in ogni essere umano. Per padre Krzysztof Grzywocz, teologo, psicologo e psicoterapeuta polacco, è nel movimento verso l’altro che si trovano le chiavi della vera felicità.
1Essere in una relazione profonda con l’altro
Tutti quelli che svolgono attività di consulente o di terapeuta nell’infinito dominio della relazione con l’altro possono confermarlo: la domanda che più spesso viene loro rivolta è “che fare per avere con gli altri una relazione autentica?”. Per tutta la nostra vita sentiamo il bisogno profondo e permanente di costruire una relazione con gli altri e con Dio. E di costruirla sempre nel medesimo movimento: ricevere e dare.
2Sentirsi accolti
Il secondo bisogno fondamentale è quello di essere accolti. Ne scopriamo l’importanza in tutte le tappe della vita. Il più delle volte, poi, bisogna attendere di aver percorso tratte di lunghi anni per apprezzarne il valore.
3Essere in una relazione di tenerezza
Il bisogno di tenerezza è immenso. L’uomo è per natura un essere intimo, tenero e incredibilmente sensibile. La nostra sensibilità è la nostra ricchezza. Dove non c’è tenerezza, l’uomo muore.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]