di Cristian García Zelada
Di recente, dopo 25 anni, mi sono reso conto che la vita non è facile. Durante l’adolescenza mi ripetevo che la vita non era complicata come tanti la dipingevano, che era solo una questione di prospettiva, di prendere ogni problema come viene e affrontarlo con coraggio. Non avevo idea di quello che dicevo, e tuttavia avevo completamente ragione.
Se potessimo affrontare ogni problema con un po’ di prospettiva, se solo potessimo essere sempre coraggiosi, avere fede in ogni momento… ma non è così. Nessun cuore è così forte, così audace. A cosa serve la fiducia in se stessi quando si vede un fratello soffrire e nulla di ciò che si fa sembra aiutarlo? Non importa quanto si è coraggiosi se chi si ha accanto muore di paura e a noi resta solo il dolore dell’impotenza, la paura di quelli che dicono di non averne.
A cosa serve, dall’altro lato, la preparazione se all’improvviso un giorno i propri sensi ingannano, se la percezione fa cadere in errore, se la mente gioca brutti scherzi?
A cosa serve qualsiasi maturità apparente se al momento decisivo né i sensi né i pensieri rispondono come si vorrebbe, se non si possono controllare e allora non si è pronti?
Non si riesce a controllare neanche se stessi.
1. Gesù era pronto per la croce?
No. Anche se ho pensato mille volte di sì, oggi posso assicurare che la risposta è negativa. Perché? Perché era umano come noi, fragile e timoroso come tutti. Nel Getsemani ha sudato sangue, come tanti altri che senza volerlo, già adulti, sudano per la paura di fronte alle prove che si avvicinano.
Il suo corpo è caduto a terra non per posa o per empatia, ma per il peso della croce. Ha controllato tutto questo? È stato Lui a voler cadere con il viso a terra e versare lacrime di sangue, privato di ogni speranza? Oserei dire di no. È stato il suo corpo a farlo cadere, è stata la fragilità della sua mente umana a farlo dubitare; è stata la triste impotenza dell’incertezza a farlo temere, ma in definitiva non è stato qualcosa che potesse controllare. È stata la bellezza di quel mistero che chiamiamo umanità.