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Europa secolarizzata. Si, ma non così in fretta.

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Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 25/04/19

Secolarizzazione Europa: motivi di inquietudine, ma secondo i dati del Pew Research Center il 64% si definisce cristiano e il 18% è praticante. Se si pensa che è l’area più secolarizzata del mondo lo scenario non è così tetro.

Ci sono «motivi di inquietudine» se si pensa all’avvenire del Cristianesimo in Europa. Così si è espresso qualche tempo fa Papa Francesco. Non ha certamente torto, tuttavia i recenti dati del Pew Research Center mostrano una realtà leggermente meno tetra di quanto si possa pensare.

Nonostante la diffusa secolarizzazione, infatti, il 64% degli europei adulti si identifica come cristiano, anche se solo il 18% afferma di frequentare la chiesa almeno una volta al mese. I cristiani non praticanti -ad eccezione dell’Italia- costituiscono tuttavia il gruppo più numeroso (46%), quasi il doppio di atei, agnostici e non religiosamente affiliati (24%). Italia, Irlanda e Portogallo sono i Paesi europei con la più alta percentuale di cristiani praticanti(35-40%), seguiti da Austria, Svizzera, Germania e Spagna (21-28%).

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Le percentuali non sono così lontane da quelle degli Stati Uniti (71% di cristiani), ma la differenza è che gli americani -anche i non credenti- sono molto più propensi degli europei occidentali -53% contro l’11% – a dire che la religione gioca un ruolo importante nelle loro vite.

Cristiani ma incoerenti: c’è l’identità ma rimane nominale.

«L’identità cristiana rimane un indicatore significativo nell’Europa occidentale», scrivono i ricercatori, «anche tra coloro che raramente vanno in chiesa, non è solo un’identità “nominale” priva di importanza pratica». Tuttavia, viene rilevata un’incoerenza importante tra visione esistenziale e valoriale, in quanto in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, sia tra i cristiani non praticanti che tra i cristiani praticanti la maggior parte è a favore di aborto e matrimonio tra persone dello stesso sesso. I non religiosi sono invece massimamente favorevoli in tutti i Paesi.

Gran parte dei non religiosi affermano di essere scivolati lentamente nell’agnosticismo/ateismo, alcuni parlano di disaccordo con la chiesa sulle tematiche bioetiche. In Spagna ed Italia, in particolare, gran parte dei “non” giustificano il loro allontanamento con gli scandali che hanno colpito le istituzioni cattoliche. Un’altra grande indagine ha inoltre mostrato che i giovani della Generazione Z (tra i 18 e i 24 anni) sono meno negativi nei confronti del cristianesimo rispetto a coloro che sono nati dai primi anni ’80 alla metà degli anni ’90.

In fin dei conti, per essere l’area più secolarizzata del mondo ci si aspettava ancora peggio dall’Europa. 64% di cristiani, di cui 18% praticanti e 46% non praticanti: inquietudine, certo. Ma siamo irriducibilmente speranzosi.

Qui l’originale su UCCR

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