Gesù sulla croce, all’estremo della sua vita, ci lascia una immensa compagnia: è Maria questa compagnia! Lei è la modalità che Cristo ha scelto perché la nostra vita non torni al solito vuoto. Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.
Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. (Gv 18,1-19,42)
In realtà le parole del racconto della Passione non hanno bisogno di commenti ma solo di un immenso e rispettoso silenzio. Certe cose rifuggono le spiegazioni, chiedono invece solo accoglienza. Sarà questo il motivo del perché nel racconto della morte di Gesù non ci sono parole fuori posto, ma solo immense pause. Maria non parla. Giovanni non parla. Le donne sotto la Croce non parlano. Chi parla in quel momento lo fa per insultare, provocare, bestemmiare. Allora anche noi senza molte parole, andiamo sotto la croce e raccogliamo le ultime sospirate parole che Gesù pronuncia: “Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua”. Possiamo tornarcene a casa non solo con l’immenso dolore di una morte così, ma anche con una immensa compagnia. È Maria questa compagnia che il Signore ci ha lasciato all’estremo della Sua vita. Si può affrontare la Croce solo a patto che ci sia la Madre con noi. Maria non è mai decorativa. Maria è la modalità che Gesù ha scelto perché la nostra vita non torni al solito vuoto. La nostra vita non è una casa disabitata. La nostra vita è una casa dove c’è sicuramente Maria. Ella è lì per vocazione. Ma c’è anche un altro dettaglio che rischiara il buio di quella tragedia. È la pietà che alcuni uomini manifestano proprio in quel buio: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. “Dopo queste cose, Giuseppe d’Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch’egli, portando una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre”. Non possono far altro che deporre il corpo di Gesù nel sepolcro. È il loro possibile. E lo fanno fino alla fine. (Gv 18,1-19,42)
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