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Contro l’epidemia di narcisismo, il vaccino di pensare agli altri

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Juan Martínez Otero - pubblicato il 18/04/19
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Una cosa è avere una ragionevole dose di autostima, un’altra pretendere che tutto il mondo giri intorno a noiSto finendo di leggere un libro intitolato L’epidemia del narcisismo, in cui gli autori mettono in guardia di fronte alla crescente ondata di egocentrismo che pervade i Paesi più sviluppati. L’immagine forse più grafica di quello che è un narcisista puro la dobbiamo a Capitan Uncino, quando nella mitica scena del film Hook descrive il prototipo del bambino egoista, che non fa che ripetere “Io, io, io, voglio, voglio, voglio, mio, mio, mio, ora, ora, ora…”

Tra i tanti fattori che gli autori enumerano come motivi dell’epidemia di narcisismo, ce ne sono due che mi sembrano particolarmente interessanti.

Il primo è la valanga di messaggi che ci ripetono che siamo speciali, che non siamo come gli altri. Frutto di questa insistenza è il fatto che al giorno d’oggi nessuno desidera essere nella norma. Tutti vogliamo essere speciali, straordinari, spiccare. Logicamente non voglio difendere che si debba essee mediocri, perché ciascuno deve sforzarsi di tirar fuori il meglio di sé.

Il contrario del conformismo è l’anticonformismo, e non un narcisismo che porta a credersi unici, speciali, eccezionali. L’anticonformismo ci porta a lottare contro i nostri difetti, e il narcisismo a vantarci delle nostre virtù, spesso esagerate nella nostra immaginazione. L’anticonformismo è un pungolo, il narcisismo un narcotico. Trattare con chi lotta ogni giorno per migliorare è splendido, mentre trattare con persone che si considerano sempre “l’eccezione” risulta veramente snervante.

Il secondo fattore che contribuisce all’epidemia narcisististica è l’auge delle reti sociali, di Internet, e questo perché i profili personali diventano facilmente monumenti a se stessi, in cui gli utenti si dedicano ossessivamente a lodare le proprie virtù e i propri successi. Come un coro di bambini viziati, molti utenti delle reti condividono esperienze con l’unica intenzione di richiamare l’attenzione degli altri: “Guarda come sto bene in questa foto”, “Questi bicipiti ti sembrano normali?”, “Sapevi che sabato ho terminato la maratona in meno di due ore?”

E così via, fino all’infinito e oltre, come direbbe Buzz Lightyear. Anziché essere spazi di ricordi condivisi con le persone care, le reti assomigliano più a parchi tematici eretti in onore di un dittatore nordcoreano, veri santuari della lode di sé e della più ridicola vanità.

Abbiamo tutti una spiccata tendenza al narcisismo da tenere a bada. Una cosa, però, è avere una dose ragionevole di autostima, un’altra è pretendere che tutto ruoti intorno a noi, come se fossimo il Re Sole. Il narcisismo può risultare gratificante a breve termine – tutti dovrebbero ammirarmi –, ma a medio e lungo termine configura persone egoiste, noiose e carenti di rapporti profondi e significativi.

Per frenare questa epidemia di narcisismo ed evitare di trasformarci in veri egolatri, esiste un vaccino davvero efficace: pensare agli altri. Vediamo tre modi per amministrare questo potente vaccino:

  1. Essere grati. Il narcisista in genere non ringrazia. Pensa di essere il migliore, di avere diritto alle cose. Gli altri sono in debito con lui per i suoi tanti talenti. La persona umile, invece, sa ringraziare per qualsiasi piccolo favore o servizio, valorizzando qualsiasi azione generosa degli altri. Non dà le cose per scontate. Ringrazia Dio, gli altri, la vita, le mille e una cose preziose che lo circondano e gli accadono, e anche quelle meno gradevoli, sapendo che sono un’occasione per il superamento personale.
  2. Ammirare i tratti positivi degli altri. Il narcisista ha occhi solo per le proprie virtù, e tende a ridimensionare i successi altrui per non essere messo in ombra. L’umile, al contrario, è consapevole delle proprie virtù e sa godere dei tratti positivi altrui, che considera un dono. Si rallegra delle vittorie degli altri, perché non ritiene la vita una competizione in cui bisogna sempre stare davanti agli altri.
  3. Fare favori e servire gli altri. Narciso è in genere talmente preso dalle proprie qualità da non avere mai tempo per donarsi agli altri. Gli piacerebbe, ovviamente, ma è troppo occupato a pensare a se stesso e a raccogliere onori.La persona generosa è felice quando riesce a fare dei favori, a preparare delle sorprese e a compiere piccoli servizi. Servire non è un compito umiliante riservato a servitori e lacchè, ma un modo prezioso di amare. Il vero potere, ci ricorda Papa Francesco, è il servizio.

Di fronte all’epidemia del narcisismo, quindi, bisogna applicare il vaccino con determinazione. Anziché ripeterci continuamente quanto siamo meravigliosi e speciali e trascorrere le ore alimentando il monumento a noi stessi su Internet e cercando ammiratori digitali, pensiamo agli altri. La vita diventa così molto più ricca e più ampia.

Narcisismo? No, grazie. Autostima? Certamente sì. Ma non basata su slogan vuoti e su fotografie, ma sulla lotta quotidiana per migliorare, nello sforzo sostenuto di uscire da se stessi e nella gioiosa speranza di donarsi agli altri.