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10 motivi per cui sappiamo che Cristo è risorto dai morti

RESURREZIONE, PIERO, DELLA FRANCESCA

Wikipedia

Tom Hoopes - pubblicato il 18/04/19

A Pasqua non celebriamo un mito o un grande simbolo psicologico, ma un evento storico

Questa domenica è la Domenica di Pasqua, il giorno in cui si celebra la Resurrezione del Signore.

È importante capire cosa afferma la Chiesa. Lo psicologo canadese Jordan Peterson, famoso su YouTube, parla dei modi simbolici e psicologici per i quali ritiene la resurrezione un grande principio liberatore, ma sostiene che la questione della reale resurrezione di Gesù dai morti è “oscura e complicata”.

Sbaglia. La domanda è semplice: c’è stato un momento nella storia in cui Gesù Cristo è morto e poi un momento in cui è stato vivo di nuovo?

Le prove al riguardo sono molto forti. Sì. Gesù è letteralmente risorto dai morti.

1: L’argomentazione della debolezza di Cristo

È importante guardare al modo in cui viene raccontata la storia del Nuovo Testamento. Per molti versi non assomiglia a un “mito della resurrezione”, come la storia della fenice indicata da scettici come Peterson. Gesù non è presentato come una figura mitica onnipotente che trionfa sui nemici. “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice”, dice. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, grida.

Dopo la crocifissione, nella mente dei suoi seguaci non si profilava la figura eroica di Gesù, ma la sua debolezza. Gli apostoli si sono rinvigoriti perché è accaduto qualcosa di straordinario: il loro leader sconfitto è risorto dai morti.

2: L’argomentazione della debolezza degli apostoli

Se gli apostoli stavano costruendo una religione, non l’hanno fatto come la maggior parte dei fondatori delle nuove religioni. Non hanno voluto sembrare grandiosi e meritevoli di rispetto, ma un disastro.

“Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti («tristi»: Lc 24, 17) e spaventati, perché non hanno creduto alle pie donne che tornavano dal sepolcro e «quelle parole parvero loro come un vaneggiamento» (Lc 24, 11).Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di Pasqua, li rimprovera «per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevanno visto risuscitato»”.

Se avessero voluto creare una religione lo stavano facendo male, dando alla gente motivi per non confidare in loro.

3: La trasformazione di Saulo

Oltre al caso dei Dodici abbiamo quello di San Paolo, passato da accanito persecutore a zelante predicatore dopo aver visto Cristo vivo. Questa straordinaria trasformazione – da una persona scandalizzata dal messaggio cristiano a quella che lo propone di più – ha senso se Cristo è risorto, e non ne ha se non è risorto.

Paolo torna continuamente alla sua storia di resurrezione personale, perfino quando è sotto processo. Questo nutre la sua fede e fa la differenza per lui. Arriva a dire: “Se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Corinzi 15, 14).

Ha scommesso tutto sulla vera Resurrezione, e ci ha invitati a fare lo stesso.

4: Nessun dibattito nella Chiesa delle origini

La Chiesa delle origini ha dibattuto molti aspetti fondamentali, perfino la natura della Resurrezione, ma non che si sia verificata. Era un dato di fatto.

Nel racconto di Giovanni, si legge che quando Pietro entrò nella tomba “vide le fasce per terra, e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte”. Per Giovanni, questo mostra che Gesù non è stato portato via e che non è risorto come Lazzaro. Era accaduto qualcosa di nuovo. Il Vangelo dice: “Vide, e credette”.

5: La fede dei martiri

Dalle origini della Chiesa ai giorni nostri, i cristiani sono stati disposti a morire per la loro convinzione che Cristo sia risorto dai morti. Per loro, la Resurrezione non è dolce sogno in cui indulgono, ma una dura realtà per cui soffrono e muoiono.

“Veramente è risorto dai morti, avendolo risuscitato il Padre suo: il Padre che, a sua somiglianza, risusciterà in Gesú Cristo anche noi, che crediamo in lui, fuori del quale non abbiamo la vita vera”, ha affermato il martire Ignazio, divorato dai leoni nell’anno 108 per il fatto di credere a questo.

“Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi, se compiremo la sua volontà, se cammineremo secondo i suoi comandi e ameremo ciò che egli amò”, ha scritto il martire Policarpo, bruciato sul rogo nel 155 per le sue convinzioni.

6: I racconti “incoerenti”

Gli autori dei Vangeli hanno incluso vari dettagli e materiale da fonti diverse, e tutte queste menzionano il fatto della Resurrezione. Abbiamo la storia di Emmaus, quella del pasto presso il mare, Tommaso che stabilisce che Gesù aveva ancora le ferite che gli avevano inflitto, la storia di Maria Maddalena e altro. Tutte queste storie attestano la Resurrezione.

Gli scettici sottolineano le discrepanze tra i vari racconti, mentre i difensori della Bibbia mostrano che possono coesistere.

L’aspetto più importante viene spesso perso di vista: sono le esperienze di persone diverse relative allo stesso evento, non lo sforzo consapevole di un gruppo di inventare qualcosa.

7: Testimonianze oculari

Nella sua Lettera ai Corinzi, che molti studiosi fanno risalire circa al 53 d.C., San Paolo parla di come Cristo sia apparso vivo a 500 persone in una volta sola. Se non fosse vero non sarebbe stato possibile fare un’affermazione del genere così poco tempo dopo quel fatto.

Quando Paolo parla della Resurrezione, ci sono due fatti per lui importanti: la tomba è vuota, e Gesù è apparso a molte persone. Sono entrambe prove inconfutabili, perché sarebbe stato relativamente facile per il suo pubblico screditarle.

8: I resoconti storici non cristiani

Ci sono prove dell’esistenza di Gesù in fonti antiche come Tacito, Plinio il Giovane, Flavio Giuseppe, il Talmud babilonese e il greco Luciano di Samosata. Tutti loro menzionano vari aspetti della vita di Gesù.

Lo storico ebreo Flavio Giuseppe ha scritto nell’anno 93 che Gesù è stato crocifisso e in seguito è apparso vivo ai suoi seguaci. Anche se il testo viene messo in discussione da vari studiosi, esistono molteplici versioni che riportano la morte di Gesù e poi in qualche modo la sua ricomparsa da vivo.

Anche Tacito menziona Gesù, citandone la crocifissione come fatto che si è dimostrato incapace di fermare la “superstizione” del cristianesimo.

Indipendentemente dal dibattito sui vari testi, l’affermazione di Tacito è utile. Perché la crocifissione di Gesù non avrebbe posto fine al suo movimento religioso? Perché è risorto dai morti.

9: Gesù non è morto di nuovo

Le prove sostengono non solo la Resurrezione di Gesù, ma anche la sua affermazione di essere divino.

Altri sono tornati indietro da una breve morte nella nostra epoca e da una morte più lunga nei racconti del Nuovo Testamento. “Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un’altra vita al di là del tempo e dello spazio”, ricorda il Catechismo. “Il corpo di Gesù è, nella risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che San Paolo può dire di Cristo che egli è l’uomo celeste”.

Gesù è risorto per non morire più. Per questo, vediamo…

10: L’ascesa di una religione storica

Il cristianesimo si è diffuso ed è aumentato nonostante le persecuzioni non per il potere della personalità degli apostoli o i vantaggi della fede – gli apostoli erano deboli e c’erano delle pene, non certo dei benefici -, ma per l’esperienza della Resurrezione dei primi cristiani.

Il fatto storico della Resurrezione di Cristo nel suo corpo glorificato è la base di ogni dimensione della fede cattolica.

Eccone alcune:

  • Come possiamo incontrare Gesù anche se non eravamo vivi quando ha percorso le strade della Palestina? Perché è risorto dai morti e vive anche oggi.
  • Come possiamo vedere i nostri peccati perdonati nella Confessione? Perché dopo la Resurrezione ha alitato sugli apostoli dando loro il potere di perdonare i peccati.
  • Perché speriamo nel Paradiso? Perché Gesù è risorto e ci precede lì.

A Pasqua non celebriamo un mito o un grande simbolo psicologico. Celebriamo l’evento storico che costituisce la base della nostra speranza e della nostra gioia.

Egli è davvero risorto. La nostra fede non è vana.

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