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Incendio di Notre-Dame: quel che è stato salvato e le opere d’arte perdute

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Mathilde De Robien - pubblicato il 17/04/19

Dopo il doloroso risveglio di ieri mattina, a seguito del rogo che ha semidistrutto la cattedrale di Parigi, è arrivato il momento del sopralluogo con relativo inventario. Se le preziose reliquie sono state salvate dalle fiamme, permane l’inquietudine quanto alla sorte delle opere d’arte che la cattedrale custodiva.

«Una scena di bombardamenti», descriveva Philippe Marsset, vicario generale dell’arcidiocesi di Parigi, uno dei primi a essere entrato nella cattedrale dopo l’incendio. La totalità del tetto, in legno (donde il nomignolo “la foresta”), risalente da una parte al XIX secolo e dall’altra al XIII, è finita in fumo in poche ore. La volta dell’edificio è aperta in tre punti da altrettanti squarci spalancati, sopra il coro e la navata, che lasciano vedere il cielo.

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AFP

Tuttavia, in mezzo al caos, la croce sospesa al di sopra dell’altare resta intatta, «dolorosa e luminosa insieme», secondo le parole del reverendo Grosjean, sacerdote della diocesi di Versailles.

Le reliquie

La tunica di san Luigi, così come anche la Corona di spine, sono state messe in salvo già lunedì sera – l’aveva indicato mons. Patrick Chauvet, rettore della cattedrale. Altre due reliquie conservate a Notre-Dame – un frammento della Croce e un chiodo della Passione – sono scampate alle fiamme grazie al lavoro dei mpompieri. «Tutte le opera d’arte che si trovavano nell’ala “tesoro” sono state salvate», ha indicato ieri mattina, dunque martedì, il luogotenente-colonnello Gabriel Plus, portavoce dei pompieri di Parigi, dopo aver lottato più di dieci ore contro il fuoco.

Lo si credeva fuso, e che avesse distrutto in sé i suoi tesori, ma il gallo reliquiario che sovrastava la guglia della cattedrale è stato ritrovato intatto, sempre nella giornata di ieri. Carbonizzato, ma intatto, secondo mons. Patrick Chauvet. Le tre reliquie che ha miracolosamente conservato sono un frammento della Santa Corona di spine, una reliquia di San Dionigi e un’altra di Santa Genoveffa.

Le statue

Le due statue della Vergine – quella detta “della soglia” e la Pietà in fondo al coro, sono intatte. Il complesso dell’altare maggiore, rappresentante la Deposizione dalla Croce e la Deposizione nel sepolcro, con Luigi XIII e Luigi XIV inginocchiati, sembra risparmiato anch’esso.


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Quanto alla Vergine presso la quale si convertì Paul Claudel, è stata ben innaffiata dai getti d’acqua, ma è sempre in piedi sul suo piedistallo.

Le sedici statue di rame che ornavano la guglia di Notre-Dame de Paris, rappresentanti i dodici apostoli e i quattro evangelisti, sono fortunatamente scampate alle fiamme. Esse erano state ritirate giovedì scorso per essere restaurate.




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I quadri

Nessun inventario ufficiale è stato ancora rivelato. Se lunedì sera il comandante della Brigata dei Vigili del Fuoco di Parigi, il generale Jean-Claude Gallet, assicurava che «le opere più preziose sono state messe al riparo» a l’Hotel de Ville, mons. Patrick Chauvet ha deplorato il fatto che «portar via i grandi quadri è impossibile». Così tredici grandi quadri chiamati “I maggi degli orefici”, offerti in omaggio alla Vergine Maria dalla confraternita degli Orefici dal 1630 al 1707 non hanno potuto essere staccati. Il ministro della Cultura, Franck Riester, dichiarava ieri mattina: «I grandi quadri, a priori, riportano dei danni dovuti all’acqua». E Maxime Cumunel, segretario generale dell’Osservatorio del patrimonio religioso, ha precisato: «Ce ne sono quattro molto grandi, in particolare un Laurent de La Hyre, che a priori sono distrutti». Le pitture saranno verosimilmente spostate a partire da venerdì e trasportate nei magazzini del Louvre, dove verranno deumidificate e restaurate, stando a quanto ha dichiarato il ministro della Cultura. Figurano nondimeno tra le opere salvate La Vergine della Pietà dipinta da Lubin Baugin, una Vergine con Bambino e la Vergine nera di Czestochowa, inaugurata nella cappella Saint-Germain nel dicembre 2018.

Gli organi

Notre-Dame de Paris conserva tre organi, fra cui uno notevole, costruito a partire dal XV secolo e poi perfezionato dal celebre artigiano Aristide Cavaillé-Coll. Esso consta di circa 8mila canne. Queste ultime, fabbricate in una lega di stagno e piombo, mal sopportano il calore ma sono – ancora una volta miracolosamente – sopravvissute all’incendio. «È un vero miracolo che l’acqua non sia penetrato all’interno», ha esclamato Olivier Latry, contitolare del grande organo. Nel complesso, l’insieme della struttura, il mantice, il sifone, le tastiere sono state scalfite pochissimo. Collocato sotto il rosone nord, che è stato abbondantemente irrorato per proteggere i giunti di piombo, lo strumento sarebbe stato preservato dalle grandi passerelle in pietra che lo sovrastano. Al momento si ignora se la fuliggine e la polvere siano penetrate nelle canne e nei soffietti.




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Quanto all’organo del coro, che risale al principio del XIX secolo, se anche la sua struttura è intatta, esso ha però enormemente sofferto delle grandi quantità d’acqua che sono state versate per spegnere l’incendio.

Vetrate e rosoni

Mentre c’era preoccupazione per la possibile fusione del piombo che sostiene i tre grandi rosoni di Notre-Dame, che rappresentano la rosa mistica del paradiso, sembra che solo alcune vetrate del XIX secolo siano state compromesse. Così ha detto il portavoce della Cattedrale André Finot:

Sono vetrate del XIX secolo, molto meno importanti, quelle che sono state toccate dal fuoco, ma non i gioielli del XIII secolo: è un po’ un miracolo, siamo molto sollevati.

Mons. Patrick Chauvet ha leggermente sfumato la dichiarazione, spiegando che un rosone dovrà indubbiamente essere smontato per evitare che cada, poiché durante il rogo s’era mosso.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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