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4 segni del fatto che potreste non essere pronti per Pasqua (ma c’è ancora tempo!)

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X1klima | Flickr CC by ND 2.0

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 17/04/19

Si spera che abbiamo acquisito un maggiore senso del peccato e del suo prezzo. Se non è così, approfittiamo del Triduo Sacro

Se foste veramente pronti per la Pasqua come lo sapreste? (Lo chiedo come seguito alla mia recente meditazione quaresimale 4 segni del fatto che potreste essere spiritualmente morti). Guardiamo alla questione in un altro modo e chiediamoci: “Come possiamo sapere se NON siamo pronti per la Pasqua?”

Primo segno

Non vedete l’ora di tornare alle cose a cui avete rinunciato durante la Quaresima. Mio padre era un accanito fumatore fino a quando questo vizio non lo ha quasi ucciso, e si meravigliava che mio zio riuscisse a rinunciare al fumo in Quaresima: “Se riuscissi a smettere per 40 giorni smetterei per sempre – perché ricominciare?” Fumare è sicuramente dannoso, ed è sempre il momento giusto per smettere. Magari avete rinunciato a qualche piacere legittimo, ad esempio il cioccolato dopo cena o guardare una serie televisiva che vi piace. Se, però, la cosa a cui abbiamo rinunciato ha sempre lo stesso potere su di noi dovremmo approfondire gli sforzi per essere l’“uomo nuovo” di cui parlava San Paolo.

Secondo segno

Avete pensato pochissimo o non avete pensato affatto alla vostra morte durante la Quaresima. Prima di sedermi a scrivere questa riflessione stavo parlando con un amico appena tornato da una “Celebrazione della Vita” (nota in precedenza come “funerale”) di una collega in una “comunità di fede” non cattolica (già nota negli Stati Uniti come “denominazione protestante principale”). Familiari e amici erano riuniti nel santuario e attestavano la loro certezza che la cara estinta stesse perfino danzando e bevendo in Paradiso con tutti gli amici e i familiari che l’avevano preceduta nell’altra vita. Il mio amico mi ha detto: “Padre, per quanto ne so sono l’unica persona su questo pianeta a credere che si debba pregare per questa donna”.

Una cultura che tratta la morte come una “canonizzazione automatica” del defunto (una distorsione a cui anche quelli che si definiscono cattolici non sono immuni) non ha molto da festeggiare a Pasqua, perché il peccato, la morte e il giudizio divino non sono più degni di considerazione. Se il nostro punto di vista è questo, non siamo sicuramente pronti per la Pasqua, perché non ne abbiamo più bisogno.

Terzo segno

Il peccato non vi disgusta e non vi spaventa più di quando è iniziata la Quaresima. Quest’ultima, tra le altre cose, dovrebbe essere un’estesa meditazione su quanto sia mortale il peccato per gli esseri umani e quanto offenda Dio. Solo quando ci rendiamo conto di quello di cui il peccato ci priva, e di quanto è costato a Dio rimediarvi (la tremenda sofferenza e la morte del suo Figlio unigenito) possiamo aborrire adeguatamente il peccato e rifuggirlo. Se giochiamo ad essere peccatori, possiamo solo giocare ad essere salvati. Faremmo bene a imparare a memoria la poesia di Christina Gabriel Rossetti intitolata Venerdì Santo:

Sono una pietra e non una pecora
Per il fatto di poter stare, o Cristo, presso la tua Croce
Ad assistere goccia dopo goccia alla lenta effusione del tuo Sangue
Senza piangere?

Non hanno amato così quelle donne
Che ti hanno pianto con tanto dolore;
Non così Pietro che ha pianto amaramente dopo essere caduto,
Non così è stato toccato il ladrone;

Non così il Sole e la Luna
Che nascondono il loro volto in un cielo senza stelle,
Un orrore di grande oscurità nel pieno del mezzogiorno –
Io, solo io.

E tuttavia non rinunciare,
Cerca la tua pecora, vero Pastore del gregge;
Più grande di Mosè, voltati e guarda ancora una volta
E colpisci la roccia.

Quarto segno

Non avete mai fatto una Confessione sacramentale così amara e al contempo dolce da volerla ricordare per sempre.

Quando insegnavo ai seminaristi, dicevo loro che l’unico modo per essere sicuri di essere bravi confessori è avere un solido registro del fatto di essere stati buoni penitenti. Solo un uomo che abbia ricordi vividi e viscerali della sua necessità di questo sacramento e della liberazione e guarigione che può apportare avrà la compassione e la generosità necessarie per essere un bravo confessore. Un buon sacerdote camminerà scalzo nella neve per ascoltare delle Confessioni.

Almeno una volta nella vita, un penitente dovrebbe ascoltare le parole di assoluzione come un condannato a morte che sente che la sua esecuzione è stata cancellata. Se quelle parole ci sembrano strane o estreme, dobbiamo chiederci quanto siamo davvero pronti per la Pasqua.

La Pasqua è un momento di gioia – una gioia tale che ha anche un senso di solennità quando si riconosce che i cristiani sono stati ripuliti dal Sangue del Cristo di Dio. Se siamo davvero pronti alla Pasqua riconosceremo come veri i versi finali della poesia L’Agonia, di George Herbert:

L’amore è quel liquore dolce e divino
Che il mio Dio sente come sangue, ma io come vino.

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