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Anticipare il dolore qualche giorno prima che si verifichi

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Antoine Mekary | | ALETEIA | I.Media

padre Carlos Padilla - pubblicato il 16/04/19

Finisce la Quaresima e inizia la Settimana Santa

All’improvviso arriva la fine della Quaresima. Quaranta giorni di cammino restano sotto i miei piedi. Ci arrivo con il cuore rinnovato? Con la speranza nell’anima? La mia fede è aumentata? Pretendo questo, desidero questo. Più fede, più pace, più allegria, più vita. È tutto quello che cerco.

Ricordo le parole di Papa Francesco all’inizio della Quaresima:

“Il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare il nostro volto e il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale. (…) Quando viene abbandonata la legge di Dio, la legge dell’amore, finisce per affermarsi la legge del più forte sul più debole”.

Mi sento peccatore. Ho bisogno di uno sguardo di misericordia. Una fonte a cui placare la mia sete. Un abbraccio in cui calmare la mia fame. Una mano che restituisca la luce ai miei occhi.

Alla fine della Quaresima vorrei avere il volto rinnovato. Vorrei avere il cuore convertito. Il mio cuore è così malato! Così ferito dai mutamenti della vita…

L’amore e il disamore. L’incontro e il disincontro. Il ritmo dei miei passi è duro. Non arrivo a fare tutto quello che desidero. Non raggiungo la meta.

Vorrei avere l’anima più piena della presenza di Dio. Avere Dio dentro di me. Vorrei essere più libero per amare ed essere così più privo di schiavitù. Più pieno d’amore e di speranza in mezzo alla polvere del mio cammino.

Nessuno mi condanna? Gesù non lo fa. Mi guarda con misericordia. E così riesce a far sì che io viva più pieno di allegria e di vita.

Mi sono pentito tante volte… Ho chiesto perdono umiliato. Ho ricevuto la misericordia sotto forma di abbraccio. E così arrivo alle porte di Gerusalemme, nella settimana della Pasqua.

Mi affaccio alla Domenica delle Palme. Aspetto alla porta dalla quale Gesù entra iniziando questi giorni della Settimana Santa. La settimana più santa dell’anno. La più dolorosa, la più piena di vita.

Finiscono i 40 giorni e il cuore desidera più tempo. Ha bisogno di più tempo per poter cambiare. Continuo ad essere debole e superficiale.

Cosa mi succede visto che dimentico ciò che conta in questi giorni? Mi concentro sulle cose non trascendenti, su quello che non mi dà la vita.

Guardo Gesù che in questi giorni arriva a Betania. Si reca all’Orto degli Ulivi. Va più volte al tempio. Lì predica, esorta, guarisce.

E sogna in mezzo al timore che invade i suoi. Sento quel dolore tanto umano anticipando quello che accadrà in questi giorni prima che si verifchi.

Il mio cuore dipende da cose poco importanti. Mi concentro sulla superficie delle cose, sull’apparenza.

Vivo con paure assurde che non mi lasciano amare. Con il cuore non riconciliato con il mondo, con i miei fratelli.

Inizio il cammino verso la croce che porta alla vita. La Via Crucis che sarà Via Lucis, cammino di luce. Passo dalla morte alla speranza. Dal tradimento alla resurrezione. Dall’abbandono alla pienezza.

Davanti ai miei occhi si apre la porta immensa della Pasqua, ma prima non smetto di guardare ogni giorno come un nuovo presente. Un’opportunità di dare la vita, di donarmi completamente.

Gesù mi invita a seguire i suoi passi. Non vuole che mi riempia di dolore. Al contrario. Desidera che mi converta e viva. Desidera che lasci indietro i miei timori e i miei egoismi. Che entri libero nella Settimana Santa. Libero da attaccamenti superflui. Da disamori che mi riempiono di amarezza.

Vuole che vi entri allegro con il cuore tranquillo. Vorrei poter aiutare Cristo come il Cireneo. Pulire il suo volto come la Veronica. Correre verso di Lui come Maria per rialzarlo.

Egli fa nuove tutte le cose e io non lo capisco. Perché mi costa credere alla vittoria dopo aver sperimentato il fallimento. E comprendere la novità di un amore crocifisso.

Per questo fuggo dalla sofferenza come un bambino impaurito. E detesto la morte dei miei sogni quando pensavo di poterli realizzare. Mi apro al presente, alla vita.

Oggi non inizio una Settimana Santa come tutte le altre. È la stessa Settimana Santa di allora che acquista un nuovo peso. La rivivo nella mia anima, nella mia carne.

La rivivo e voglio essere uno di quei discepoli impauriti accanto al Maestro. Vado a Betania, all’Orto. Amo al suo fianco.

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