Un’ex direttrice di una clinica di Planned Parenthood afferma che il reporter ha ottenuto le informazioni da una lobby abortista, non dal dipartimento per la saluteUn divieto ai minori della Motion Picture Association of America non è bastato ad affossare il film pro-life Unplanned, anzi, può aver aiutato la versione cinematografica della storia di conversione dell’ex direttrice di una clinica abortiva Abby Johnson a restare nella top ten al botteghino nei primi due weekend di programmazione.
È stato però tirato fuori un vecchio articolo che ha cercato di sfatare l’affermazione della Johnson relativa al suo cambiamento radicale di opinione dopo aver assistito alla lotta di un bambino non nato contro gli strumenti dell’abortista. La Johnson ha replicato con una difesa dettagliata.
“I resoconti su Texas Monthly e Salon hanno sollevato domande sui dettagli della storia della Johnson, e Planned Parenthood ha affermato in una dichiarazione che l’adattamento cinematografico ‘promuove molte falsità’”, ha riferito il New York Times in un articolo sulle reazioni del pubblico questa settimana.
L’articolo di Texas Monthly è apparso nel febbraio 2010, dopo che la Johnson aveva iniziato a fare delle apparizioni nei telegiornali nazionali, ma prima della pubblicazione del suo libro di memorie Unplanned. Si mette in dubbio soprattutto l’affermazione principale della Johnson relativa all’evento che ha provocato la sua conversione. La donna ha affermato che il 26 settembre 2009 ha poggiato un trasduttore a ultrasuoni sulla pancia di una donna alla 13ma settimana di gravidanza mentre un abortista metteva fine alla sua gestazione guardando al contempo lo schermo. La Johnson ha affermato che non aveva mai visto una cosa del genere in tutti gli anni in cui ha lavorato alla clinica, ed è stata così toccata da quell’esperienza da aver deciso di abbandonare. Alla fine è diventata pro-vita.
Nate Blakeslee, autore dell’articolo del Texas Monthly, ha chiesto allo staff della clinica di Planned Parenthood di Bryan, nel Texas, in cui lavorava la Johnson, di esaminare i registri del 26 settembre, il giorno in cui la donna afferma di aver avuto la sua esperienza di conversione, e di parlare con l’abortista coinvolto.
“Secondo Planned Parenthood, non ci sono registri di un aborto eseguito con gli ultrasuoni il 26 settembre”, ha scritto Blakeslee. “Il medico in servizio ha detto all’organizzazione di non aver usato ultrasuoni quel giorno, e che la Johnson non ha assistito ad alcuna procedura abortiva”.
Nessuno dei 15 Moduli di Aborto Indotto archiviati presso il Dipartimento del Servizio Sanitario Statale del Texas relativi al 26 settembre, come richiesto dalla legge, riguardava poi una donna oltre la 10ma settimana di gravidanza, sostiene l’articolo. In un’intervista, la Johnson ha detto a Blakeslee che la donna che stava abortendo era afroamericana, ma secondo i registri l’unica afroamericana ad aver abortito quel giorno era solo alla sesta settimana di gravidanza. “Non ci sarebbe alcuna motivazione medica per usare gli ultrasuoni per guidare un aborto realizzato su una donna a uno stadio così precoce”, ha scritto Blakeslee.
In un articolo apparso sul sito web del Federalist lunedì, la Johnson ha definito l’articolo di Blakeslee “di parte” e ha sostenuto che le “informazioni non corrette” sugli aborti effettuati quel 26 settembre derivavano “solo da un foglio di Planned Parenthood, non da un registro ufficiale del Dipartimento per la Salute del Texas, che non diffonderebbe, in alcuna circostanza, dei resoconti su aborti specifici realizzati in cliniche specifiche per proteggere la privacy dei pazienti”.
“Gli unici dati sugli aborti diffusi dal Dipartimento per la Salute del Texas sono informazioni generali sugli aborti realizzati per contea, etnia, età e tipo di aborto eseguito”, ha scritto la Johnson. “Il Dipartimento per la Salute del Texas non diffonderebbe in alcuna circostanza il resoconto degli aborti indotti di una struttura (Codice di Salute e Sicurezza del Texas 245.011).”
Una portavoce della Commissione del Texas per la Salute e i Servizi Umani ha confermato mercoledì ad Aleteia che “i registri sull’interruzione indotta della gravidanza (aborto) sono confidenziali per legge”. La portavoce, Christine Mann, ha citato un passo rilevante della legge statale:
“Tranne per quanto stabilito dalla Sezione 245.023, tutte le informazioni e i registri tenuti dal Dipartimento a questo riguardo sono confidenziali e non sono registri aperti per gli obiettivi del Capitolo 552 del Codice Governativo. Quelle informazioni possono non essere diffuse o rese pubbliche dietro citazione in giudizio o in altro modo, tranne se la diffusione viene effettuata:
(1) per motivi statistici, ma solo se una persona, paziente, medico che effettua un aborto o struttura abortiva non è identificata;
(2) con il consenso di ogni persona, paziente, medico e struttura abortiva identificata nelle informazioni diffuse;
(3) al personale medico, alle idonee agenzie statali o ai tribunali di contea o di distretto per far rispettare questo capitolo; o
(4) ad appropriati consigli per le licenze per far rispettare le leggi statali sulle licenze dello Stato.
(e) Una persona commette una trasgressione se viola le Sottosezioni (b), (c), o (d). Una trasgressione riferita a questa sottosezione è un’infrazione di Classe A”.
La Johnson ha affermato che Blakeslee le ha inviato un modulo di Planned Parenthood “usato come base per la storia e che è molto simile a un brutto foglio elettronico di Excel. Planned Parenthood ha affermato che è stato inviato al Dipartimento per la Salute del Texas, ma non è affatto il modello corretto, che è invece quello chiamato Induced Abortion Reporting e viene richiesto dallo Stato per ogni appuntamento per abortire, non un documento Excel. Ero la direttrice della clinica, quindi il mio lavoro era conoscere queste informazioni e sapere come riferire gli aborti”.
Il modello che Planned Parenthood dichiara di aver inviato al Dipartimento per la Salute del Texas riporta anche degli elementi che suscitano notevoli perplessità. In primo luogo, non sembra disporre di tutte le informazioni che devono essere riferite allo Stato, come qualsiasi complicanza e quale tipo di anestesia è stato utilizzato. In secondo luogo, il modello stabilisce che la struttura ha eseguito un aborto chirurgico su un feto di quattro settimane. Non è possibile che si esegua quantomeno fino alla quinta settimana, preferibilmente alla sesta, perché si deve avere la possibilità di identificare visibilmente i villi coriali – “piccole parti della placenta formate dall’ovulo fecondato” -, che in genere non sono visibili fino alla sesta settimana.
La Johnson ha scritto che un Induced Abortion Reporting non indicherebbe mai se l’aborto è stato eseguito con una guida a ultrasuoni. “Ciò che conta per loro è che l’aborto venga portato a termine”, ha dichiarato. “Gli aborti con guida a ultrasuoni non sono comuni, ma il medico che li effettuava quel giorno alla clinica voleva farlo così, ed è il modo in cui ho tenuto la sonda e ho assistito alla morte del bambino sullo schermo”.