Quarto segno:
Assenza di pentimento. Quasi ogni parroco confermerà quello che quasi tutti noi hanno visto: le file per fare la Comunione sono ben più affollate di quelle per confessarsi. Cosa potrebbe dedurne una persona ragionevole? Sicuramente non il fatto che il peccato è stato sconfitto! L’assenza di pentimento si riferisce a una persona che pecca senza esitazione, senza rimorso e senza vergogna. Una cultura che valorizza l’autostima più della contrizione probabilmente non produrrà molti grandi santi. Come un’anima, una cultura senza pentimento non dà buoni frutti e non ha futuro.
Avendo scritto queste parole, so che esiste la tentazione di pensare a come questi quattro segni della morte spirituale si possano applicare agli altri. Potremmo essere tentati di stilare una lista di quali segni si applicano a tutti i nostri conoscenti.
Resistiamo a questa tentazione! Consideriamo nuovamente quella lista, e facciamo risuonare la domanda degli apostoli all’Ultima Cena: “Sono forse io, Signore?” (Matteo 26, 22).
Se si applicano a voi, è il momento di esaminare la vostra coscienza, progettare una riforma di vita e poi andare a confessarsi il prima possibile – sarebbe ideale farlo prima di Pasqua (un suggerimento utile: a meno che non siate stati concepiti immacolati peccate, e quindi in un momento o nell’altro uno o più di questi elementi potrebbero applicarsi benissimo a voi – e a me).
Chiediamo nella preghiera a Nostro Signore di rivelarci dove la zizzania ha messo radici nel giardino della nostra anima. Chiediamo l’aiuto divino per sradicarla e sostituirla con le virtù contrarie. Condividiamo con un confidente di fiducia (un direttore spirituale, il coniuge o qualche altra persona spiritualmente matura) i nostri progetti confermati nella preghiera per emendare la nostra vita. Condividiamo con loro obiettivi identificabili e misurabili, di modo che nella carità possano ritenerci responsabili della riforma che tutti noi dobbiamo intraprendere.
Consideriamo una cosa: se rifiutiamo di ammettere che la morte spirituale si è già insinuata in noi, se ci rifiutiamo con testardaggine di ammettere che abbiamo bisogno di confessarci, pentirci e cambiare, allora staremo voltando le spalle alle grazie della Quaresima e alle benedizioni della Pasqua. Sarebbe come se Lazzaro rifiutasse di uscire dalla tomba perché richiede troppo sforzo. Dio ci preservi da uno scandalo di questo tipo!