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10 suggerimenti di Papa Francesco per la partecipazione dei cristiani in politica

POPE AUDIENCE

Antoine Mekary | ALETEIA

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 11/04/19

Il cristiano apre processi di speranza, di guarigione, e non occupa spazi di potere

“La paura è l’origine della schiavitù e anche l’origine di ogni dittatura: sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori”
Papa Francesco, omelia, 15 febbraio 2019.

La gestione politica inefficiente alimenta la stanchezza della gente, che la vede traboccare corruzione, avarizia e ingiustizia sociale. Un male che si nutre della paura della diversità, dell’esaurimento fisico e morale, di disagio e impotenza, e in definitiva dell’esclusione dei più deboli e vulnerabili, condannati a rimanere in silenzio durante il processo decisionale.

Bisogna lavorare per una nuova primavera della politica per uscire dall’insoddisfazione, dal fallimento che promuove la corruzione. Su un piano spirituale e concreto, va ricordato che “la stanchezza è selettiva: sempre ci fa vedere il brutto del momento che stiamo vivendo e dimenticare le cose buone che abbiamo ricevuto” (Messa nella cappella della Casa Santa Marta, 9 aprile 2019).

Francesco ripone la sua speranza nei giovani, nei poveri, organizzati in movimenti popolari, e nelle donne per costruire un mondo più equo e solidale.

Dieci consigli per Papa per capire la politica e parteciparvi:

1. Anche la politica è carità

Di fronte a un mondo pieno di violenza ed egoismo, il Papa invita i giovani a non “chiudersi in piccoli gruppi”, “dimenticando che la vocazione laicale è prima di tutto la carità nella famiglia e la carità sociale o politica” (Esortazione Apostolica Christus Vivit, n. 168).

2. Fare la carità senza cercare propaganda

La politica “è una delle forme più preziose della carità”, perché cerca il bene comune e illumina i “rapporti sociali, economici, politici” (Evangelii Gaudium, n. 205), oltre a superare il proselitismo e la propaganda.

3. Lievito della politica

I cattolici devono essere il “lievito delle beatitudini e dell’amore fraterno” in ogni società e “suscitare cambiamento, stupore e compassione” (incontro con i religiosi nella cattedrale di Rabat, 31 marzo 2019).

Devono quindi essere lievito di valori soprattutto nell’ambito della cultura e della politica, per poter così rinnovare l’entusiasmo del popolo attraverso la dedizione a cause disinteressate e che tocchino la vita dei membri della comunità.

4. Sporcarsi le mani

“Oggi ci vogliono profeti di speranza, profeti di santità, che non abbiano paura di sporcarsi le mani” (udienza alla Fondazione Giorgio La Pira, 23 novembre 2018).

È un invito affinché uomini e donne cerchino il dialogo in politica, alla maniera di Gesù, “con un amore fervente e disinteressato, senza calcoli limiti, rispettando la libertà delle persone”.

5. Non essere insignificanti

Nelle società secolarizzate, il voto cattolico è sempre più frammentato e con meno influenza. “Il problema non è essere pochi, ma insignificanti, per diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più” (cfr. Mt 5,13-15).

Queste parole del Papa sono riecheggiate davanti alla piccola comunità di cattolici del Marocco, che pur essendo una minoranza (25.000 fedeli) nel Paese musulmano di 35 milioni di abitanti sono apprezzati dalle autorità civili e religiose per il loro importante contributo sociale e culturale.

6. Non essere reclute di partito

Si tratta di intavolare un dialogo per fedeltà alla propria fede, ovvero mossi dall’amore. “Essere cattolico nella politica non significa essere una recluta di qualche gruppo, organizzazione o partito, bensì vivere dentro un’amicizia, dentro una comunità” (udienza alla Pontificia Commissione per l’America Latina, 4 marzo 2019).

7. No ai partiti politici cattolici

In questo senso, Francesco considera che i partiti politici cattolici non sono la via, anzi, a suo avviso rappresentano una forma di “noiosa melodia monocorde, apparentemente corretta ma omogenizzante e neutralizzante – gratuita – tranquilla” (udienza alla Pontificia Commissione per l’America Latina, 4 marzo 2019).

8. Sì ai cattolici in politica

La presenza dei cattolici in politica è necessaria, ma questo non implica un “maquillage” con volti nuovi nelle campagne elettorali, ma metodi originali per fare politica con uno stile critico e costruttivo (udienza alla Pontificia Commissione per l’America Latina, 4 marzo 2019).

Serve una politica che si trasformi in pratica del dialogo in nome della fraternità umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali, lungi dall’ingiustizia di un’economia che uccide, dal sistema di guadagno insaziabile e dalle ideologie che seminano odio, violenza e divisione.

9. Donne e minoranze in politica

Francesco vuole più donne in politica, giovani impegnati coinvolti nella cosa pubblica, e che si apra spazio ai poveri e alle minoranze (indigeni, migranti…)

Non è neanche una moda o un capriccio che il Papa chieda di rispettare e ascoltare, ad esempio, gli indigeni che hanno una voce autorizzata ma messa a tacere dalle società tecnologiche e industriali: come ha ricordato convocando il Sinodo Panamazzonico dell’ottobre 2019, aiutano a proteggere circa l’80% della biodiversità del pianeta.

In un panorama di democrazie fragili, il Pontefice vuole alternative, e in questo senso ha sostenuto i movimenti popolari che esprimono la vitalità, la storia e le lotte più autentiche delle comunità escluse ed emarginate.

10. Peccatori sì, corrotti no

La corruzione, come in qualsiasi sistema mafioso, si alimenta del silenzio degli innocenti, ed è probabilmente quello che provoca la maggiore ingiustizia. Per questo, la corruzione cerca di lasciare le comunità alla periferia del processo decisionale.

La corruzione non si combatte con il silenzio, come indica Papa Francesco. “Dobbiamo parlarne, denunciarle i mali, comprenderla per poter mostrare la volontà di far valere la misericordia sulla meschinità, la bellezza sul nulla”.

Bisogna quindi lottare (non tra noi, ma contro questa perversione) per essere al centro delle decisioni, insieme alle nostre comunità, perché il male non vincerà se gli onesti ne grideranno gli orrori.

Non bisogna lasciare che siano gli altri a decidere, ma coinvolgersi con la speranza e l’entusiasmo necessari perché ci sia pienezza a livello sociale. Da ciò deriva la visione inclusiva del Papa: lavoro, tetto e terra, come diritti sacri a cui ogni forma di politica dovrebbe aspirare.

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