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La morte di Cristo in croce ci mostra cosa significa amare davvero!

Jesus Christ
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 09/04/19
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La sua morte in croce non è messa lì per farci venire sensi di colpa ma mostrarci quanto siamo amati e a quale amore siamo chiamati tutti. Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. (Gv 8,21-30)

“Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». Non capirono che egli parlava loro del Padre”. La gente che sta discutendo con Gesù nel Vangelo di oggi non è proprio ben intenzionata. Eppure provo per loro un grande senso di compassione. È proprio perché non hanno conosciuto veramente l’amore che fraintendono Gesù. È sempre molto difficile per chi non ha fatto un’esperienza capire chi dice di averla fatta. La fede nasce dalla fiducia nell’esistenza di un’esperienza di cui in realtà personalmente nessuno di noi sa nulla. È un po’ come dire che bisogna accordare fiducia all’amore prima ancora di farne esperienza, perché se si decide che non esiste e basta, allora difficilmente avremo l’atteggiamento giusto per incontrarlo. “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite»”. È nell’esperienza di vederlo crocifisso che avremo finalmente chiara l’idea di cosa significa amare. La sua morte in croce non è messa lì per farci venire sensi di colpa ma per farci capire quanto siamo amati e a che amore siamo chiamati tutti. Anche noi infatti nel saperci amati fino a vedere che qualcuno dà la vita per noi, non possiamo non capire che l’amore con cui dovremmo amare è tale solo se sa dare la vita. Se non vuoi dare la vita per ciò che ami allora significa che non stai amando veramente. “A queste sue parole, molti credettero in lui”. E non si fa fatica a capire il perché molti gli credono. Si può non credere a Chi ama così? Si può non credere a Chi si fida talmente tanto del Padre fino al punto da rischiare tutto? Gesù non è un fanatico religioso, è un figlio amato. E chi si sente amato può sempre fare qualcosa di grande. (Gv 8,21-30)

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