Se domani mattina la neve ci bloccasse nella strada in cui abitiamo, d’improvviso entreremmo in un mondo molto più ampio e convulso di quello che abbiamo mai conosciuto. E l’uomo tipicamente moderno si sforza in ogni modo di fuggire dalla strada dove abita. Prima, inventa l’igiene moderna e va a Margate (località marittima inglese molto inflazionata – NdR). Poi inventa la cultura moderna e va a Firenze. Poi inventa l’imperialismo moderno e va a Timbuctù. Si spinge fino ai confini più fantastici della terra. Osa sparare alle tigri. Quasi sta a cavalcioni di un cammello. In tutto questo, sta essenzialmente fuggendo dalla strada in cui è nato; e riguardo a questa fuga, è sempre pronto con la sua spiegazione. Dice che sta fuggendo dalla sua strada perché è tediosa: mente.
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In realtà, sta fuggendo dalla sua strada perché è di gran lunga troppo emozionante. È emozionante perché è impegnativa; è impegnativa perché è vitale. Egli può visitare Venezia perché per lui i veneziani sono solo veneziani; le persone nella sua strada sono uomini. Può fissare i cinesi perché per lui i cinesi sono solo una cosa passiva da fissare; se fissa la vecchia signora nel giardino accanto, la vecchia signora diventa attiva. In breve, è costretto a fuggire dalla società troppo stimolante dei suoi eguali, di uomini liberi, perversi, originali, consapevolmente diversi da lui. La strada di Brixton è troppo animata e travolgente. Egli deve darsi consolazione e acquietarsi fra tigri e avvoltoi, cammelli e coccodrilli. Queste creature sono, in effetti, molto diverse da lui. Ma non pongono la loro forma o tinta o abitudine di vita in una risoluta competizione intellettuale con le sue. Non cercano di demolire i suoi principi e asserire i loro; gli strani mostri della strada suburbana cercano di fare esattamente questo.
Il cammello non contorce le sue sembianze in un ghigno sottile perché il signor Robinson non ha una gobba; il colto signore al numero 5 esibisce un ghigno perché Robinson non ha lo zoccolo di una colonna. L’avvoltoio non esploderà in una risata perché il signor Robinson non vola; ma il maggiore al numero 9 esploderà in una risata perché un tizio non fuma. La lamentela che solitamente dobbiamo avanzare a proposito dei nostri vicini è che, come diciamo comunemente, non badano agli affari loro. Noi non intendiamo veramente dire che non badano agli affari loro. Se non badassero agli affari loro, si sentirebbero chiedere bruscamente i soldi dell’affitto e, in breve tempo, cesserebbero di essere i nostri vicini. Quello che intendiamo realmente, quando diciamo che non sanno badare agli affari loro, è qualcosa di molto più profondo.
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Noi non li abbiamo in antipatia perché hanno così poca forza e vitalità che non sanno occuparsi di se stessi. Li abbiamo in antipatia perché hanno così tanta forza e vitalità che possono occuparsi anche di noi. Ciò che temiamo nei nostri vicini, in breve, non è la ristrettezza del loro orizzonte, ma la loro superba tendenza ad allargarlo. E ogni avversione per la comune umanità ha questa caratteristica costante. Non si tratta di un’avversione per la sua debolezza (come si vorrebbe), ma per la sua energia. I misantropi fingono di disprezzare l’umanità per la sua debolezza. In realtà, la odiano per la sua forza.
Da G. K Chesterton, La famiglia, regno della libertà (libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it )