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Amalia Ercoli Finzi: studia lo spazio e crede in Dio. È buono e cerca il nostro bene!

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Paola Belletti - pubblicato il 09/04/19

Una donna veramente realizzata. Moglie, madre di 5 figli, ingegnere di fama mondiale, sposta riunioni con partner internazionali se la nipotina ha bisogno di lei. E indossava il tacco 11.

In questa intervista per IBM sta rispondendo alla domanda cruciale: quante mutande doveva lavare la settimana?

49, risponde lei rispolverando le tabelline che alle elementari deve aver imparato per bene (arrotondando per eccesso… di buona fede nei figli, 4 erano, sono maschi!)

Nell’intervista pubblicata sul Corriere il 4 aprile scorso, invece, risponde con una freschezza e una vitalità che viene voglia di incontrarla al bar e prenderci un lunghissimo caffè accompagnato da amabile conversazione.

E’ una donna decisa e dolce, smarcata da tutte le riduzioni macchiettistiche correnti. In una parola, femminile.

Amalia Ercoli Finzi, prima donna laureata in ingegneria aeronautica in Italia, ex responsabile del Dipartimento di ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, madre di cinque figli. (…) È stata sua la supervisione della trivella SD2 che il 12 novembre 2014, a bordo del lander Philae, si è sganciata dalla sonda Rosetta e ha perforato il nucleo della cometa Churiumov-Gerasimenko. Dopo 61 ore e mezzo di lavorazione, quando tutti aspettavano che la trivella trasmettesse i dati alla Terra e i più superstiziosi avevano già tirato fuori i cornetti, la «mamma» della missione si è spostata in un angolo e ha cominciato a pregare: «Signore, abbiamo lavorato per più di dieci anni. Noi abbiamo fatto la nostra parte, adesso tu fai la tua» (Corriere)

Una scienziata di eccellenza, con una fede viva

Ecco la dimostrazione di come scienza e fede vivano spesso in una stessa persona in perfetta armonia, passandosi il testimone quando necessario.

Ed è bello vedere la posizione di questa donna davanti alla difficoltà: si apparta e prega, dolce e assertiva, persino col buon Dio. Così si fa: abbiamo lavorato tanto, ci aiuti?

E pare che il Padreterno abbia davvero fatto la Sua parte, quando ormai sembrava che la missione stesse per andare in malora.

I dati sono arrivati cinque minuti prima che la batteria primaria si spegnesse.  «Sì, e mi è venuto il magone. Quando chiedi qualcosa al Padreterno e lui te la dà è una cosa grande». (Corriere)



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Le domande proseguono, precise e nitide come stelle in un cielo di montagna. E come si fa a credere? Uno. Due: come se la cava con il problemino del male? Tre, infine: l’appuntamento extraterreno con la morte. Che ne pensa “la Signora delle Comete”?

Ecco qua:

Come concilia l’essere credente con l’essere scienziata?
«La mia fede non è credere a cose che vanno contro la logica, ma credere alle cose che la logica non spiega».

E come giustifica le cose orribili che accadono nel mondo?
«Noi siamo come le formiche che camminano su un tappeto: non riusciamo a vedere il disegno meraviglioso che c’è sopra il tappeto.
Io credo che ci sia un Dio buono che cerca il nostro bene e che riuscirà a salvare tutta l’umanità».

Ha paura di morire? 
«Ma neanche per sogno! Intanto il problema non è vivere, ma la qualità della vita. Ecco, io mi sto avviando verso il decadimento, non c’è niente da fare. Ma il Padreterno mi deve aiutare perché non voglio finire male i miei giorni».

Sembra piuttosto giovane, per la sua veneranda età, questa signora. Deve essere per via dell’allenamento continuo cui sottopone cervello e anima. Pochi giorni prima dell’intervista che stiamo riportando si è fatta male, niente di troppo grave. E ne ringrazia il buon Dio, sempre Lui. Come dice? No, gentile giornalista, non lo ringrazio per non essermi accoppata, non solo almeno, ma perché mi ha ricordato che sono anziana. Lei lo dice così:

(Lo ringrazio) Per avermi dato una lezione. Mi ha detto: “Amalia, tu stai esagerando, hai quasi 82 anni ormai”. In effetti me lo dimentico sempre… Quella volta mi stavo allacciando il paltò, non stavo guardando le scale, stavo sentendo perché mio marito mi chiamava…

MARICA BRANCHESI

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Figlia, scienziata, mamma, nonna: donna!

Iscritta al Politecnico sul finire degli anni ’50 era la quinta di ben cinque femmine, contro 650 maschi iscritti. Anzi non proprio contro: erano piene di spasimanti, racconta. Ma quando incontrò il futuro marito dice che per amore suo si sarebbe buttata dalla finestra. Con lui ha  avuto 5 figli, prima 4 maschi e infine la sua figliolina. Del rapporto madre-figlia dice cose dolcissime, commoventi.

E poi a distanza di tanti anni è nata la mia bambina Elvina: è una meraviglia avere una figlia femmina, perché c’è un filo rosso che lega le donne ed è il trasmettere la conoscenza, la sensibilità, e questo passa attraverso la maternità. (Ibidem)

L’ironia con cui accenna alle dinamiche della famiglia di origine tradiscono una piccola sofferenza superata anch’essa brillantemente: la sorella, con lo stesso nome di sua figlia, era quella bella. Loro mamma riesce a fare strike di autostima nelle due figlie con un solo lancio, precisissimo.

Sua figlia si chiama come sua nonna e sua sorella. 
«Sì, avevo una nonna bellissima, pensi che il suo volto è stato usato come modello per la Primavera alle Terme Berzieri di Salsomaggiore. Insomma, in famiglia c’è sempre stata una bella e nella mia casa è toccato a mia sorella Elvina. Mamma, quando ci presentava, mandava sempre avanti lei che faceva la sua bella figura e poi presentava me e aggiungeva: “Ma questa è intelligente”. Da notare il “ma”, con cui offendeva sia mia sorella che me!». (Ib)

Donna in carriera, mamma presente. Ubiqua? No, avrà cercato continuamente un equilibrio e goduto di aiuti che non tutti si possono permettere. Però cinque figli sono cinque e, dice nel video per IBM, uno lo si affida facilmente ma trovare babysitter per cinque è più complicato.

E lei che mamma è stata?
«Ho cercato di essere presente. Certo, avevo due donne che mi aiutavano: una che si occupava della sopravvivenza della casa e un’altra dei bambini. Ne ho cambiate 32… I miei figli portavano continuamente amici che si fermavano per pranzo: un anno ho calcolato di aver dato 600 pasti!».

Nonna a disposizione!

E che nonna è, adesso?
Sono la nonna di emergenza. Mi è capitato di dover spostare una riunione internazionale perché la mia nipotina Micol aveva bisogno.

La scienza è prosaica. Invece no! Le comete si innamorano e le stelle piangono

Nel libro di Tommaso Tirelli, «La signora delle comete», lei dice che il Padreterno, quando ha creato le comete, sorrideva. Perché?

«Perché le comete sono bellissime! La cometa è una storia d’amore: si innamora del Sole perché nel buio in cui si trova sente parlare di questo Principe Azzurro che attira tutte le comete; e infatti gli si avvicina ed emette la sua lunga scia, ma il Sole, che è un farfallone, dopo un po’ la lascia andare».

Ed è vero che le stelle piangono?
«Sì, quando vengono mangiate dai buchi neri. Lo sappiamo perché prima di morire emettono i raggi X».

Ingegnere aerospaziale, su tacco 11

«La mia civetteria erano le scarpe con il tacco. Sa, sono alta un metro e quarantotto centimetri e cinque millimetri, adesso sono anche più piccola perché sto invecchiando. Beh, portavo il tacco 11: praticamente camminavo in punta di piedi!». (Ib)

Nessun acrimonia, nelle rivendicazioni pur sacrosante, nelle fatiche che come donna avrà dovuto certamente affrontare. E nessuno sciocco rinnegamento della propria femminilità. Una cosa che possiamo tranquillamente copiarle e che lei stessa definisce fondamentale per le sfide future è quella di avere fiducia in sé stesse. Lei consiglia di dirselo la mattina, allo specchio, dopo che ci si è lavate i denti (accortezza quanto mai utile ad un adeguato apprezzamento della propria persona): io sono capace, io valgo davvero. Perché le sfide, aggiunge poi, non sono solo quelle tecnologiche, ma soprattutto quelle della vita normale di tutti i giorni.

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