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La badessa sofferente in Purgatorio: l’apparizione a Suor Anna Felice Menghini

SOULS IN PURGATORY

Haylli | CC BY-SA 4.0

Rappresentazione di anime purganti.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 05/04/19

Un'altra storia misteriosa è accaduta nel monastero di Foligno dedicato ai Santi Anna e Antonio. I diari di una religiosa riportano le ripetute apparizioni di Suor Margherita Gesta sotto forma di anima purgante

A Foligno (Perugia) c’è un monastero, dedicato ai santi Anna ed Antonio, comunemente detto “delle contesse”. Qui ha dimorato da diversi secoli una comunità di suore del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco, fondata intorno al 1395 da Angelina di Marsciano, vedova di Giovanni, conte di Civitella del Tronto.

Nel suddetto monastero moriva il 4 novembre del 1859, all’età di 62 anni, in seguito ad un colpo apoplettico, suor Teresa Margherita Gesta, dopo 34 anni di vita religiosa. Durante la sua santa esistenza aveva ricoperto, nel monastero, vari incarichi tra cui quelli di Badessa, distinguendosi per lo spirito di povertà e per la scrupolosa osservanza della Regola.

Il 16 novembre, 12 giorni dopo la sua morte, per dimostrare quanto soffrisse nel Purgatorio, apparve alla consorella Anna Felice Menghini. Questa, tra le 9,30-10 di quel mattino si era recata, come di consueto, nella foresteria e mentre rassettava, udì dei lamenti e poi sentì distintamente una voce che diceva: “Oh Dio che peno tanto!”. Dal timbro della voce capì trattarsi di suor Teresa Margherita, perciò le domandò per quale motivo si lamentasse. La consorella rispose: “Per povertà”.


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Suor Anna Felice rimase sorpresa e sconcertata della risposta, conoscendo, per esperienza diretta, quando Suor Teresa Margherita fosse esemplare per la povertà. Allora quell’anima benedetta precisò che le mancanze contro la povertà erano da attribuirsi non direttamente alla sua persona, ma al permissivismo e condiscendenza che lei aveva avuto verso le consorelle sulla povertà. Intanto la stanza si era riempita di una densa caligine; suor Anna Felice vide dirigersi verso la porta un’ombra, che, prima di dileguarsi esclamò: “Questa è una misericordia; io non ci torno più e per segno di ciò…” in quell’istante si udì battere un leggero colpo alla porta. Scomparsa la caligine, la suora, spaventata, uscì dalla stanza gridando. Accorsero le consorelle, alle quali, ancora tremante, narrò l’accaduto. Tutte, incuriosite, si diressero al luogo indicato e sull’imposta della porta, che attualmente è conservata in una custodia di legno nel primo chiostro a destra del monastero, videro delle bruciature che riproducevano la forma di una mano destra scheletrita. Vedendo questo segno le suore cedettero a quanto aveva narrato suor Anna Felice e suffragarono l’anima della defunta con penitenze e incessanti preghiere.

I risultati si videro subito. La sera del venerdì, 18 novembre la stessa suora Anna Felice, mentre stava per addormentarsi, si sentì chiamare tre volte per nome. Poi vide un globo luminosissimo che dal pavimento della stanza s’innalzava lentamente verso l’alto. Udì distintamente le parole: “Giorno di Passione sono morta; e di giorno di Passione vado alla gloria. Forte al patire e coraggio. Addio, addio”.


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Le parole di suor Teresa Margherita: “Questa è una misericordia”, devono farci meditare. Dobbiamo avere un dolore sincero e continuo per i peccati commessi e chiedere al Signore la perseveranza finale. Nelle parole di suor Teresa Margherita possiamo cogliere anche i mezzi che ci mettono in grado di salvarci: la meditazione sulla Passione e Morte di Gesù ed un abituale e costante spirito di mortificazione. Chi ama il superfluo cade nei lacci del diavolo, che genera nell’anima tanti desideri non sempre sani e santi. La radice di ogni male è la cupidigia per la quale molti sono diventati eretici. I beni di questo mondo ci sono stati concessi da Dio come mezzo di sostentamento. Tante famiglie erano buone, quando erano povere. Gesù, pur essendo figlio di Dio, ha voluto farsi povero e vivere nell’estrema povertà per amore nostro. La Povertà non è un fine, ma un mezzo attraverso il quale gradualmente ci distacchiamo da tutte le cose e perfino da noi stessi. A causa della povertà si può andare in Paradiso, in Purgatorio e anche all’Inferno.




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