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Papa Francesco: non si può cacciare un figlio omosessuale

SALVADOS

Capture @salvadostv

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 01/04/19

In un'intervista trasmessa il 31 marzo da La Sexta TV, il Pontefice ha parlato di migrazioni, omosessualità e presenza delle donne nella Chiesa

Papa Francesco ha concesso la prima intervista a una televisione spagnola probabilmente per arrivare in più case e toccare i cuori e le menti di sempre più persone, anche lontane dalla Chiesa.

Dal canto suo, il giornalista Jordi Évole ha avuto un’occasione eccezionale a intervistare il Pontefice in un programma durato più di 70 minuti, e sicuramente si beccherà una tirata d’orecchie per aver posto una domanda: “Lei che conosce entrambi, è un sacrilegio dire che Messi è Dio?”

Alcuni dei temi erano già stati affrontati nei voli papali, e sembrava che si volesse abbracciare tutto mediando con l’originale formato televisivo. La conversazione tra Papa Bergoglio ed Évole, registrata il 22 marzo, ha trattato vari temi, dal ruolo della donna nella Chiesa all’omosessualità. Una novità è stata l’opinione del Papa su ciò che avviene nella zona di Melilla e le barriere alla frontiera con il Marocco.

Circa le tendenze omosessuali e la preoccupazione dei genitori per i figli, il Papa ha messo avanti a tutto l’unità familiare, il dialogo e la famiglia come rifugio e diritto per tutti, sia per i figli e le figlie omosessuali che per i padri e le madri.

Le tendenze non sono un peccato

Il giornalista spagnolo ha ricordato la frase del Papa “Chi sono io per giudicare una persona omosessuale?” (luglio 2013, volo di ritorno da Rio de Janeiro). Francesco ha risposto che “le tendenze non sono un peccato. Se avete la tendenza all’ira non è peccato, se siete iracondi e danneggiate la gente è lì il peccato”.

Il Papa ha aggiunto che non vuole mandare tutti gli omosessuali dallo psichiatra. Non gli venivano le parole giuste, e ha voluto dire un “professionista”, uno “psicologo” nel caso dei minori e quando i genitori sono preoccupati.

A suo avviso, l’omosessuale è da considerare prima di tutto come una persona e un figlio. Per questo, ha confermato che un figlio quando attraversa certe situazioni deve avere il sostegno della famiglia: ha “diritto a un padre e una madre, ad avere una famiglia, e i genitori a considerare il figlio ‘per come viene’”.

“Se c’è un caso di omosessualità, comprende che in una famiglia provochi dolore, ma serve il dialogo. Non si deve mai cacciare da casa”; “stavo spiegando questo”, ha aggiunto riferendosi alle parole pronunciate nel volo di ritorno dall’Irlanda nell’agosto 2018.

Ha quindi invitato a ricorrere a un professionista per aiutare in questa e in altre situazioni: “Quando la persona è molto giovane, molto piccola e inizia a mostrare sintomi strani, lì conviene andare (…) da un professionista, da uno psicologo che deve vedere da cosa dipende”. Può essere che “non si tratti di omosessualità, ma di un’altra cosa”.
Malafede di alcuni media

Il Papa ha anche lamentato la “malafede” di alcuni mezzi di comunicazione che hanno pubblicato grandi titoli senza l’ermeneutica del contesto: “Il Papa manda gli omosessuali dallo psichiatra”.

Il giornalista è tornato alla carica e ha chiesto al Pontefice se considera l’omosessualità una stranezza. Francesco non ha eluso la domanda e ha sottolineato in primo luogo la preoccupazione dei genitori, sottolineando che “per una famiglia è strano, si scandalizzano”.

Ha quindi ribadito che non emette un “giudizio di valore” e che le famiglie “devono togliersi il dubbio con un professionista, e hanno il diritto di farlo. Hanno la patria potestà e tutto il resto”. Questo nel caso dei figli minorenni.

“Non si può cacciare di casa un figlio o una figlia omosessuale”. Di fronte alle posizioni conservatrici o progressiste, il Papa ha dichiarato che “l’accoglienza in famiglia è fondamentale”.

Le lame di Melilla

Il Papa si è poi esposto sulle “barriere di Melilla”, le lame del varco di frontiera che affrontano quelli che lo vogliono superare, dicendo che “è la cosa più disumana che ci sia”.

“Quando vedo le morti nel Mediterraneo, il mio cuore prova grande dolore. Non capisco l’insensibilità. Non comprendo l’ingiustizia che fa sì che qualcuno debba emigrare e l’ingiustizia di chi gli chiude la porta”.

Francesco ha anche ricordato i quattro passi che ha indicato per l’assistenza al migrante: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.

“Ricevere è un passo incompleto, perché si lascia il migrante per strada, e continua ad essere sfruttato”, ha sottolineato. “La madre Europa è diventata troppo nonna”, ha detto il vescovo di Roma, indicando che “il problema principale dell’Europa è che ha dimenticato che dopo la guerra i suoi figli sono andati a bussare alle porte dell’America del Nord e dell’America Latina”.

Quanto alla situazione della nave di Open Arms nel porto di Barcellona, sostiene che “non è ferma lì per via delle autorità di Barcellona, ma del Governo”.

“È un’ingiustizia molto grande. Perché si fa, perché si fanno affogare gli immigrati? Vengono per disperazione e per speranza, perché non misurano la disperazione, e noi non consideriamo le conseguenze”.

Sull’aereo di ritorno dal Marocco a Roma, questa domenica Francesco ha detto all’agenzia EFE che aveva pianto pensando alle barriere di Melilla che separano il Marocco dalla Spagna. Évole ha consegnato al Papa una di quelle lame come simbolo che ricorda le carni lacerate di uomini, donne e bambini che cercano di attraversare la frontiera.

“Se mia madre, mio figlio o mia sorella rischiasse e gli succedesse questo, lo vivrei con grande dolore. E ciascuno di quelli che lo subiscono è mio fratello, mia madre… Ci siamo abituati. Il mondo ha dimenticato di piangere”.

“È la cosa più disumana che ci sia, e dimostra fin dove può abbassarsi l’umanità di una persona”, ha sottolineato Francesco con la lama tra le mani.

Alla domanda su cosa direbbe ai cattolici che respingono i migranti, il Papa è stato breve e deciso: “Se sono cattolici leggano il Vangelo, siano coerenti”.

Lo stile femminile della Chiesa

“Ho sbagliato a dire che il femminismo è un machismo con la gonna”, ha affermato il Papa al giornalista catalano in un altro momento. “La donna è ben rappresentata nella Chiesa?”, ha chiesto. “No”, ha sostenuto il Papa, che ha affermato che “più che funzioni nella Chiesa, che devono svolgere, bisogna promuovere lo stile femminile della Chiesa”.

“Tutti siamo chiamati al servizio, ma sembra che la donna sia destinata alla servitù, non al servizio”.

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