Soltanto riconoscendo le radici cristiane dell’Europa si potrà costruire una società che integri in modo onesto ed efficace i migranti. Questo l’incarico di Papa Francesco ai politici di Slovacchia e Repubblica Ceca, ma è anche il pensiero di un eminente filosofo francese, Philippe Nemo.Ricevendo in udienza una delegazione di parlamentari della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca, in occasione del 1150° anniversario della morte di San Cirillo, Papa Francesco ha invitato gli esponenti dei due governi a non guardare al Vangelo come amplificatore delle diversità culturale.
“Come San Cirillo, riscoprite la vostra identità culturale cristiana”.
Anzi, è un aiuto per «le persone e le comunità a riconoscere e a realizzare il bene, la verità e la bellezza». Infatti, «la vostra storia insegna che il Cristianesimo ha sempre rappresentato la fonte della speranza e la forza della ripresa, specialmente nei periodi più bui e difficili».
Per questo, ha proseguito il Pontefice, «come rappresentanti del popolo nelle istituzioni, siete chiamati a riscoprire l’intrinseco legame esistente tra il Vangelo e la vostra identità culturale, rivalutando le vostre radici cristiane per costruire una società in cui possa attuarsi la mutua accoglienza e la solidarietà reciproca».
L’esempio è proprio quello di San Cirillo, che «ha saputo tessere rapporti di conoscenza e di cordialità tra i popoli, diventando anello di congiunzione tra diverse culture e tradizioni ecclesiali», auspicando -ha concluso il Papa- che «una così significativa eredità spirituale e culturale susciti in tutti i vostri concittadini il desiderio dell’incontro e dell’apertura all’altro».
Il pensiero del filosofo Nemo: “Identità diversa da quella cristiana? Una menzogna per l’Europa”.
Una bella ed importante riflessione. Essa trova eco nel pensiero di un importante filosofo cattolico europeo, Philippe Nemo, direttore del Centro di ricerche in Filosofia economica presso l’ESCP Europe, il quale ha autorevolmente confermato che di fronte alla massiccia immigrazione a cui è sottoposto il nostro Continente, affermare pubblicamente la tradizione cristiana europea è il modo migliore per integrare i nuovi arrivati, specialmente quelli di fede musulmana.
Sempre un paradosso, ma non per il prof. Nemo. Ecco la sua spiegazione:
«La manipolazione della storia tende a cancellare l’identità di una comunità, a negarne l’anima e a comprometterne il futuro. La negazione delle radici cristiane dell’Europa tende a trasformare gli europei che si sentono cristiani – perché credenti o perché affezionati alle tradizioni ricevute – in ospiti marginali e potenzialmente sgraditi dell’Europa. Tale negazione vuole imporre con la forza all’insieme degli europei un’identità diversa da quella che è realmente la loro. Un’identità, per giunta, senza spessore e senza coerenza, che sarebbe fondata solo sui “diritti dell’uomo”, sulla “democrazia” e su tutti quei valori che si pensa, a torto, derivati dall’Illuminismo. Ma se questi valori sono apparsi solo nel contesto di società cristiane e sono abbondantemente nutriti di cristianesimo, chi può dire se essi potranno sopravvivere in una società dove non si annuncia più il Vangelo o, addirittura, si fa come se non fosse mai esistito? L’Europa non può fondarsi su una menzogna».
“Solo le radici cristiane aiutano ad integrare i migranti”.
In secondo luogo, prendendo in considerazione proprio il fenomeno immigratorio:
«Se vogliamo che queste popolazioni giunte da altre culture possano vivere in armonia sia con noi sia fra loro, occorre che esse condividano almeno in parte la cultura della società democratica che le accoglie. E, a questo scopo, occorre prima di tutto che conoscano questa cultura: ma come sarà possibile, se le stesse istituzioni europee ne mascherano deliberatamente una parte essenziale? Non sarebbe meglio per loro stessi che, imparando che l’Europa deve al cristianesimo gran parte delle cose buone che vengono a cercarvi, gli immigrati potessero scoprirlo davvero, studiarne il messaggio religioso e morale, interessarsi del suo culto e dei suoi dogmi, conoscere i suoi eroi e i suoi santi? Imponendo il silenzio ufficiale sul cristianesimo, i responsabili dell’Europa chiudono loro questa strada a priori, rendendone l’integrazione insincera e precaria. Alla colpa morale dei dirigenti europei – l’ingiustizia e l’insulto contro i cristiani d’Europa – si aggiunge così un enorme errore politico. Dovuto, a mio parere, al modo di ragionare, incorreggibilmente superficiale, di quei tecnocrati che pensano che l’essenza della politica sia, con la scusa di non affrontare questioni sgradevoli, non trattare mai quelle importanti». (da La bella morte dell’ateismo moderno, Rubbettini 2016, p. 115-116)
Ecco così che, alla luce dell’approfondimento del prof. Philippe Nemo, l’incarico di Francesco ai politici slovacchi e cecoslovacchi acquista di illuminata ragionevolezza. E’ solo riaffermando la natura cristiana delle radici europee che l’identità profonda del continente Europeo non verrà persa o sostituita e, in secondo luogo, si potrà attuare una sincera ed efficace integrazione delle popolazioni non europee.