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E se questa non fosse una Quaresima come tutte le altre?

CHRIST ON THE CROSS

Lars Hammar | CC BY SA 2.0

padre Carlos Padilla - pubblicato il 25/03/19

Se imparassi a tacere, se non mi lasciassi trasportare dalle mie passioni...

Giorni fa leggevo il profeta Giona e mi ha fatto pensare: “Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato. Ninive era una città grande davanti a Dio; ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!»” (Giona (3, 1-10).

La città sarà distrutta dopo quaranta giorni se il cuore dei suoi abitanti non cambierà. Verrà distrutta se non emenderà ai suoi tremendi errori e non condurrà una vita santa.

Sarà distrutta se i suoi abitanti non metteranno da parte i loro vizi e le loro schiavitù. Se non regneranno in loro l’amore e la speranza.

La reazione del popolo è immediata. Lasciano tutto. Fanno penitenza e cambiano vita. E la città non viene distrutta.

Cafarnao era la città in cui Gesù aveva compiuto tanti miracoli. Ha vissuto lì in casa di Pietro. Ha predicato nelle sue strade e nella sua sinagoga. Ma gli abitanti non hanno creduto nel potere di Gesù. Nella presenza di Dio.

Hanno forse cercato altri segni. O semplicemente non hanno voluto cambiare vita. Curiosamente, oggi non resa nulla di quella città.

“E tu, o Capernaum, sarai forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino all’Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, essa sarebbe durata fino ad oggi” (Matteo 11, 23).

Oggi restano solo poche pietre della casa di Pietro e della sinagoga. Nient’altro. Molti non hanno ascoltato Gesù. Il tempo ha distrutto la città.

I cittadini di Ninive hanno preso sul serio quei quaranta giorni. Credo che a volte non prendo sul serio la Quaresima. Non approfitto del tempo e lascio passare Gesù davanti ai miei occhi.

La Quaresima non sono solo quaranta giorni che la Chiesa mi dona per fare digiuno, preghiera e opere di misericordia.

Quaranta giorni per cambiare vita, per abbandonare quello che mi schiavizza, per incamminarmi su strade diverse, per sognare le vette più alte che mi riempiono di luce.

Quaranta giorni di idillio tra Gesù e me. Io innamorato di Lui e non tanto dei suoi miracoli. Non penso a loro. Voglio solo stare con Lui. Lasciarmi abbracciare da Lui e riposare nel suo sguardo.

Quaranta giorni per mettere nelle sue mani i miei dolori, le mie rinunce, le mie debolezze, le mie cadute. Per confidare in quello che Egli può fare con me quando sono docile e lascio che entri nella mia vita.

La Quaresima è un tempo di grazie perché il mio cuore si riempia di tenerezza e di speranza. Spesso mi vedo così rigido…

Mi lego ai miei desideri. Alle mie routines segrete. Ai miei progetti. La mia rigidità non mi lascia aprire al nuovo, alla sorpresa, alla profondità di questo tempo di deserto.

Quaranta giorni per cambiare le mie abitudini. Quaranta giorni per lasciare che l’acqua entri nella mia pelle secca e mi dia nuova vita. Quaranta giorni per affondare nella mia anima scoprendo nuovi cammini che si aprono nella penombra.

La presenza di Dio che vuole cambiarmi dentro mi riempie di luce. Se mi dicessero che la mia vita verrà distrutta e che mi restano solo quaranta giorni per cambiare, cosa farei? Prenderei sicuramente la cosa più sul serio.

Ma corro il pericolo di pensare che sia una Quaresima come tutte le altre. Un tempo grigio. Senza sole, senza luci. Un periodo di attesa e anelito come ogni anno. E niente di più.

Parto dalla base che nulla può cambiare. Confesso spesso gli stessi peccati. Può essere che cambi la loro frequenza.

Conosco perfettamente la radice del male che mi assilla, e so quanto sia debole la mia volontà quando viene tentata. Getto la spugna prima di lottare, e non credo di poter fare qualcosa per essere una persona migliore.

Se almeno riuscissi a cambiare il mio sguardo… Se riuscissi a diventare più misericordioso e buono… Se il mio modo di parlare fosse diverso…

Se riuscissi a smettere di criticare e giudicare il mondo… Se imparassi a tacere anziché dire sempre quello che penso… Se almeno imparassi a gestire meglio la mia vita di fronte alle contrarietà quotidiane…

Se sapessi assumere i fallimenti con la maturità di un uomo… Se imparassi a sfumare anziché vedere tutto in bianco e nero…

Se non mi lasciassi trascinare dalle mie passioni e dai miei istinti senza mettere mai una diga al torrente…

Sembra tutto tanto facile… La tentazione è forte, e la mia volontà è debole.

Mi vedo rigido in quello che faccio, e poco creativo al momento di affrontare questo tempo di cambiamenti, di aneliti e speranze.

Come vuole Dio che viva questi giorni?

Voglio guardare Gesù in un passo del Vangelo. Voglio soffermarmi davanti a Lui e chiedere sorpreso come fa la samaritana: “Come mai tu, giudeo, chiedi da bere a me, una donna samaritana?”

Mi stupisce che Gesù si soffermi davanti a me e si interessi della mia vita. Osservo Gesù e lo immagino guardare la mia vita con bontà.

Voglio lasciare che l’anima si riempia della sua presenza. Lo vedo fermo davanti al mio pozzo. Lo guardo camminare accanto a me nelle vie della mia anima. Ha sete di me, del mio amore, delle mie parole, dei miei sorrisi.

Lo vedo predicare nel mio cuore la speranza perché non smetta mai di credere. Gesù è misericordioso, e il mio cuore si riempie di allegria ascoltando le sue parole.

Ha molto da perdonarmi oggi, perché ho peccato molto, perché mi sono allontanato, perché non ho lasciato che questi giorni trasformassero la mia anima da dentro.

Ho vissuto dando le spalle a Dio ed Egli si sofferma davanti a me perché ha sete. Ha bisogno del mio sì, della mia donazione, della mia vita. Vuole la mia anima malata. Le mie braccia spezzate. Gesù è così.

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