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Un nuovo libro sulle persone salvate da Papa Francesco durante la dittatura militare

ARGENTINA

Mónica Frau-(CC BY-SA 4.0)

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 22/03/19

Rivela dettagli del ruolo di Jorge Mario Bergoglio durante la dittatura militare. Se si può accusare di qualcosa è di “incoscienza” e “temerarietà”

Salvados por Francisco (Ed. SB) è il titolo del libro dello scrittore argentino Aldo Duzdevich lanciato in questo mese di marzo che narra come Jorge Mario Bergoglio, quando era un giovane sacerdote, abbia rischiato per salvare le persone perseguitate dalla dittatura.

In Argentina l’esercito sequestrava e assassinava decine di migliaia di persone. Da lì è iniziata l’odissea delle famiglie dei cosiddetti “desaparecidos”.

Duzdevich, 64 anni, legislatore fino al 2003 del Partito Giustizialista di Neuquén, ha realizzato un’indagine sugli anni Settanta e il periodo oscuro della dittatura che include le dicerie nei confronti dell’atteggiamento dell’allora giovane Provinciale dei Gesuiti.

“In primo luogo”, ha riferito Duzdevich ad Aleteia, “dobbiamo chiarire che il ruolo della Chiesa argentina durante la dittadura è stato messo molto in discussione”. “Vari vescovi appoggiarono apertamente i militari, altri tacquero e un gruppo più ristretto li criticò”.




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Il clero simpatizzante prevaleva nei mezzi di comunicazione dell’epoca.

“Ci sono anche dei cappellani militari condannati per crimini di lesa umanità, anche se dobbiamo chiarire che di circa 5.000 sacerdoti gli accusati non superano le due dozzine”.

ALDO DUZDEVICH
Facebook-Aldo Duzdevich

Bergoglio, come Provinciale dei Gesuiti, “non faceva parte dell’episcopato, e il suo ruolo era lungi dall’essere quello dell’autorità ufficiale della Chiesa”.

La politica post-dittatura non ha facilitato la trasparenza, al contrario. “Durante il governo di Néstor Kirchner, quando Jorge Bergoglio era già cardinale, ci sono stati alcuni disaccordi tra lui e il Governo”.

In questo contesto, “un giornalista vicino al Governo ha iniziato a tirare fuori fantasmi del passato accusando Bergoglio di non aver protetto i Gesuiti (Orlando Yorio e Francisco Jalics), che sono stati sequestrati e poi liberati. In realtà le accuse hanno avuto grande diffusione mediatica ma nessuna base reale, ma hanno contribuito a creare quest’ombra di dubbio”.

Yorio e Jalics furono salvati da Bergoglio, che li aiutò a uscire dal Paese, come loro stessi hanno riconosciuto e come documenta il libro La Lista di Bergoglio, del giornalista italiano Nello Scavo.

Duzdevich ha affermato di aver scritto il suo libro aggiungendo nuove prove, prodotto di un’indagine che chiarisce la situazione di Bergoglio, che “ha preferito non rispondere alle calunnie” contro di lui.

“Oggi non c’è assolutamente alcun dubbio su quale sia stato il suo atteggiamento di fronte ai dittatori e sul fatto che abbia rischiato per aiutare tanta gente, che in molti casi neanche conosceva. Non c’è alcuna ragione logica che possa far credere che abbia potuto agire in modo contrario nei confronti di due amici e membri della sua congregazione”.

“Dal canto suo, Bergoglio non ha mai voluto riferire quale sia stato il suo vero ruolo in quegli anni, perché capiva e capisce tuttora che sono solo coloro che sono stati protetti e aiutati da lui a doverlo raccontare”.

“Da un punto di vista cristiano”, il gesuita “ritiene che le buone azioni siano sufficientemente conosciute da Dio, e non è necessario divulgarle”.




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I detrattori di Bergoglio hanno fatto circolare la leggenda nera, ma i dati dimostrano che è riuscito a portare fuori dal Paese molti perseguitati mettendo a rischio la propria vita. Lo rivelano i 25 casi documentati e con informazioni inedite descritti dopo la minuziosa narrazione di Scavo.

Abbiamo chiesto a Duzdevich quali di questi casi l’abbiano colpito di più, e perché alcuni più di altri. “I casi sono tutti molto importanti”, ha risposto, “ma mi ha sorpreso molto quello del giovane a cui ha dato il suo documento di identità e il colletto clericale perché scappasse a Foz de Iguaçú (Brasile)”.

“Io che ho vissuto quell’epoca giudico questo fatto come un atto di incoscienza, di temerarietà, che gli ha fatto rischiare la vita. La mia critica è quindi per aver rischiato molto più di quello che era prudente e consigliabile. Ma è il suo modo di essere, ancora oggi affronta i problemi con una certa dose di temerarietà”.

Quanto all’impatto che l’autore crede che il libro avrà in America Latina, ha affermato di pensare che lo avrà “soprattutto sui giovani che vedono in Francesco una figura di speranza, qualcuno che proclama un mondo più giusto e lotta per raggiungerlo. Se avevano qualche ombra di dubbio sul suo passato, oggi questi dubbi sono definitivamente eliminati, e potranno amare o mettere in discussione Francesco per le sue parole e le sue azioni”.

ALDO DUZDEVICH
Facebook-Aldo Duzdevich

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