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Volete un rapporto più profondo con Gesù? Eliminate quest’unico peccato

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Philip Kosloski - pubblicato il 21/03/19

Secondo padre Lorenzo Scupoli, se si vince questo peccato si sarà ben incamminati sulla via della santità

Nella vita spirituale, come in ogni settore della vita, è facile perdere di vista ciò che è davvero importante. Purtroppo, possiamo indurci a pensare di condurre una vita virtuosa quando in realtà ne siamo lontani (il diavolo fa del suo meglio per tenerci nell’oscurità!)

Padre Lorenzo Scupoli cercava di arrivare al cuore della vita spirituale. Nel suo classico Il Combattimento Spirituale, spiegava quello che pensava fosse il peccato più importante da eliminare dall’anima di una persona.

Il sacerdote descriveva come l’orgoglio spirituale possa essere il peccato più pericoloso, perché impedisce a un’anima di unirsi a Dio. Quanti sono affetti da orgoglio spirituale “credono di aver fatto molto cammino se dicono molte preghiere vocali; se partecipano a parecchie Messe e a lunghe
salmodie; se frequentemente vanno in chiesa e si ritemprano al banchetto eucaristico”.

Credono anche che queste azioni li rendano perfetti, e come risultato “vogliono in ogni cosa grande e piccola essere preferiti agli altri e avvantaggiati su di loro, sono radicati nella propria opinione e ostinati in ogni loro voglia. Ciechi nei propri, sono invece solleciti e diligenti osservatori e mormoratori dei detti e dei fatti altrui”.

Purtroppo, gli affetti da orgoglio spirituale “si attribuiscono molti gradi di perfezione e così insuperbiti giudicano gli altri: ma per loro non c’è chi li converta, fuorché uno straordinario aiuto di Dio”.

“Per tale motivo”, continuava padre Scupoli, “assai più agevolmente si converte e si riduce al bene il peccatore pubblico, anziché quello occulto e coperto con il manto delle virtù apparenti”.

Questa osservazione ricorda il brano evangelico sulla storia del fariseo e dell’esattore:

“Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato»” (Luca 18, 10-14).

Ricordiamo anche le parole del salmista: “Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato” (Salmo 51, 17).

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