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Conoscete l’utile tecnica di meditazione usata dagli antichi monaci irlandesi?

CELTIC CROSSES

Rob Hurson | CC BY SA 4.0

Philip Kosloski - pubblicato il 15/03/19

I monaci in Irlanda erano noti per la loro capacità di calmare la mente e trovare l'unione con Dio

Nei primi secoli del cristianesimo in Irlanda, innumerevoli uomini e donne hanno scelto una vita di solitudine, relegandosi in luoghi remoti nel trascorrere il resto dei propri giorni nel silenzio e nella preghiera.

Erano ampiamente noti per la loro intensa vita di ascetismo, e divennero esperti di preghiera e unione con Dio.

Un modo per raggiungere i loro obiettivi per la comunione spirituale con Dio era imitare le pratiche dei Padri del Deserto – monaci e suore che vivevano nel deserto egiziano e godevano di grande considerazione per la loro santità.


METEORA

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In particolare, i monaci hanno risposto alla chiamata di San Paolo a “pregare incessantemente”, recitando una preghiera trovata in uno dei Salmi, sottolineata dal monaco del IV secolo San Giovanni Cassiano.

La preghiera deriva dal Salmo 70 ed era recitata tradizionalmente mentre si inspirava e si espirava, rendendola parte del respiro stesso del monaco. Questo permetteva ai monaci di rimanere in uno stato costante di contemplazione, invocando Dio in ogni momento della giornata.

In genere viene tradotta come “O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto”, e attualmente fa parte della Liturgia delle Ore che sacerdoti, religiosi e laici continuano a recitare.

San Giovanni Cassiano scrisse nelle sue Conferenze che il monaco dovrebbe recitare questa preghiera “meditandola continuamente nel suo cuore, dopo essersi liberato di ogni tipo di altro pensiero, perché non ci si può attenere a meno che non si sia liberato da tutte le preoccupazioni e le ansie corporali”.

I monaci irlandesi mettevano in pratica questa regola recandosi fisicamente in qualche luogo lontano dalla civiltà, e poi evitando tutti i pensieri mondani prima di impegnarsi in questa preghiera “incessante”. Possiamo imitare il loro esempio trovando quella “stanza interiore” nella nostra casa o nel nostro appartamento, o perfino andando a passeggiare in un parco lontano dal frastuono cittadino.


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Possiamo quindi provare a svuotare la mente da tutti gli altri pensieri e a concentrarsi sulla preghiera “O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto”, recitandola in continuazione, “ruminandola” nel nostro cuore.

In questo modo, possiamo aprire la porta alla presenza di Dio e ascoltare attentamente ciò che ha da donarci. È uno splendido esercizio, che ha una ricca tradizione usata da innumerevoli monaci e suore per secoli.

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