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Francia: decanonizziamo San Giovanni Paolo II, accostava le donne a Maria

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©Giancarlo GIULIANI I CPP I CIRIC

Paola Belletti - pubblicato il 14/03/19

Su Le Monde è apparso l’11 marzo un appello, accoratissimo, di due donne “cattoliche impegnate”, che chiedono alla Chiesa di rigettare totalmente la teologia del corpo, vietandone insegnamento e diffusione, e di togliere l'aureola di santità a Giovanni Paolo II.

Autrici della denuncia e firmatarie della ardita richiesta sono Christine Pedotti e Anne Soupa, autorevoli intellettuali cattoliche d’Oltralpe. Ho tenuto in serbo delle virgolette per dopo.

In effetti è piuttosto insolito, per il capo visibile della Chiesa cattolica, associare le donne vere, di carne e sangue, anima e quant’altro (così ci caratterizzano le due signore nel loro j’accuse), alla Madonna.


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Altra colpa che viene contestata così poco virilmente ad un uomo defunto? Avere convinto (con l’inganno, con qualche sofisma teologico) un altro pontefice, Paolo VI, anch’egli santo – ma non creda di stare tranquillo nemmeno lui, qua la macchina della purificazione si è messa in moto- a condannare come un male la contraccezione nell’enciclica Humane Vitae. Peccato che non siano invece grate a questi uomini che hanno difeso la verità del matrimonio e posto un argine robusto allo sfruttamento e allo svilimento proprio del corpo della donna. La contraccezione è male e lo è soprattutto per noi. Comunque, andiamo avanti.

A Papa Francesco, per ora, sembra andare meglio. Chissà, forse la canonizzazione del Papa polacco gli sarà imputata come imprudenza giovanile (in merito all’età di pontificato, sia chiaro) e per sua fortuna aveva da poco inviato pubblicamente una lettera – il 20 agosto 2018 –  al popolo di Dio nella quale denunciava la cultura dell’abuso. Ed è a quella che fanno riferimento le due scrittrici, la Pedotti e la Soupa, così dicono almeno, ma quello che le ha particolarmente colpite  e che impugnano più spesso nella missiva pubblicata sul quotidiano Le Monde è il documentario uscito il 5 marzo in tedesco, francese e polacco, per conto di Arte, Religiose abusate: l’altro scandalo della Chiesa.


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Prima di esagerare con il sarcasmo mi preme confessare il mio personale (e chissà di quanti!) e addolorato sgomento per la piaga degli abusi sessuali che stano sfregiando la Chiesa e tante, troppe vite umane, aggredendole nella loro dignità. Le vittime sono soprattutto minori (non sempre bambini, ma anche ragazzi) e donne ovvero soggetti maggiormente esposti alla violenza e al dominio da parte di uomini. Lo stesso Santo Padre, di ritorno da Abu Dhabi, ha fatto riferimento a quest’altra peste che ha colpito la Chiesa.

Per approfondire vi rimando all’ottimo articolo del nostro Giovanni Marcotullio, equilibrato e animato da amore di verità e carità.


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Ma nemmeno il male più odioso anche fosse compiuto da un numero grandissimo di uomini di chiesa può scalfire la realtà ontologica e misteriosa  che la Chiesa è: corpo di Cristo, Sua sposa. E la dovuta, sacrosanta ira che si deve accendere di fronte a crimini così spregevoli non deve degenerare in furia iconoclasta a danno dell’icona stessa che è l’essere umano, maschio e femmina. 

Ma cosa contestano costoro alla Chiesa?

Ora ve lo illustrerò riportando ampi stralci dal loro originale. Ma, avendolo letto e un poco meditato, mi sono chiesta se questa rabbia non sia segretamente diretta al Padre stesso. Ve lo confesso subito: non mi ritrovo in una briciola del loro livore, dell’ostilità verso il maschio, della spinta a rivendicare una femminea superiorità che tracima dalle loro parole (e nemmeno nella loro autodefinizione come donne cattoliche, se della Chiesa odiano così tanti e così tanto e negano verità centrali della fede).

Eccole, dunque:

La Journée du droit des femmes de l’an 2019 aura été pour nous, femmes, catholiques ou non, une journée de deuil et d’indignation. Nous crions notre horreur après la diffusion par Arte du documentaire Religieuses abusées, l’autre  scandale de l’Eglise, de Marie-Pierre Raimbault et Eric Quintin, consacré aux abus et viols de femmes religieuses par des prêtres. La Giornata delle diritto delle donne dell’anno 2019 sarà stata per noi, donne, cattoliche o no, una giornata di dolore e di indignazione. Gridiamo il nostro orrore dopo la diffusione da parte di Arte del documentario Religiose abusate, l’altro scandalo della Chiesa, di Marie-Pierre Raimbault ed Eric Quintin, dedicato agli abusi e agli stupri di religiose da parte di sacerdoti. (Le Monde, 11 marzo 2019)

Lo scandalo esiste. Gli abusi compiuti da uomini consacrati su donne consacrate esistono.

Sulla misura del fenomeno ancora non c’è piena cognizione (e personalmente, per quel che vale, resto perplessa. Sia sulla qualità del documentario, sia sulle intenzioni. Le due cose si condizionano a vicenda. E in ultimo mi pare che la tesi già di per sé assurda delle due intellettuali fondatrici del Comité de la Jupe, sia grandemente inficiata: un documentario sarebbe la prova decisiva per screditare la Chiesa, un Santo Pontefice defunto e interi documenti del Magistero? Sarebbe questa la testa d’ariete per abbattere i bastioni della “mentalità abusante”?)

Ci saranno stati errori anche da parte dei più santi uomini di chiesa e connivenze di tante persone, seguiamo con pazienza e amore di verità il lavoro di indagine e purificazione.

Ci sarebbero stati sacerdoti che hanno usato e abusato anche ripetutamente di religiose approfittando della propria autorità, della maggiore forza, fisica e non, dello stato di sudditanza psicologica delle vittime. L’abuso è arrivato fino all’imposizione dell’aborto, in caso di concepimento quanto mai indesiderato, o all’obbligo di abbandono del figlio e anche della vita consacrata. Uno scempio davvero, fosse anche ad opera di uno solo.

E’ partita la caccia all’uomo

E su questo dolore anche urlato non possiamo che essere concordi. Ma l’invettiva prosegue in un crescendo che culmina in una serrata caccia all’uomo. 

Nous nous indignons du système dans lequel s’inscrivent ces faits. Non, ce ne sont pas de simples abus isolés  perpétrés par quelques pervers. Force est de constater qu’ils ressortissent de cette « culture de l’abus », dénoncée par le pape François dans sa lettre du 20 août 2018 adressée au « peuple de Dieu » à propos des abus sur les enfants. Oui, il s’agit d’un système et d’une culture qui nient le corps de l’autre, celui des enfants comme celui des femmes. Ce système s’enracine dans l’entre-soi masculin et se perpétue grâce à l’idolâtrie dans laquelle est tenue la fonction du prêtre. Mais il y a pire. Il y a le concept que l’Eglise catholique a forgé et qu’elle nomme la « Femme ». Noi ci indigniamo per il sistema nel quale si iscrivono questi fatti. No, non sono dei semplici abusi isolati perpetrati da qualche perverso. Dobbiamo constatare che scaturiscono da questa “cultura dell’abuso” denunciata da Papa Francesco nella sua lettera del 20 agosto 2017 “al popolo di Dio” a proposito degli abusi sui bambini. Sì, si tratta di un sistema e di una cultura che negano il corpo dell’altro, quello dei bambini come quello delle donne. Questo sistema si radica nell’essere stesso mascolino e si perpetua grazie all’idolatria nella quale è mantenuta la funzione del prete. Ma c’è di peggio. C’è il concetto che la Chiesa cattolica ha forgiato e che essa chiama la “Donna”.

Sì, sembra penda una taglia sull’uomo, anzi sull’ “Uomo-Maschio”, in quanto tale. Allora stanno peccando dello stesso limite che contestano all’idea, a loro dire forgiata a bella posta dalla Chiesa – maschile – sulla “Donna”.

Esiste un modo di peccare tipico del maschio (e uno della femmina). Ma per tutti l’unica via è la grazia di Cristo che la Chiesa amministra

A dire la verità c’è qualcosa che propriamente si radica nell’essere umano maschile ed agisce proprio in situazioni come quelle descritte (anche un po’ sceneggiate) dal documentario. Ed è il caro, vecchio peccato originale con le conseguenze tipiche però che esso ha significato sull’essere umano maschio. Lo diceva in maniera chiara e amorevole un altro uomo, un grande pastore, il card. Carlo Caffarra nella Lettera alla donna:

(…) Posto di fronte alla donna, l’uomo che è nella giustizia perché in alleanza col Signore, prova gioia, stupore, perché finalmente è con una persona (…) e non con qualcosa. Ora questa visione della persona si è corrotta in istinto e tentativo di dominare. (…) e l’esperienza di ieri e di oggi dimostra che l’uomo, possedendo maggior forza, domina ed assoggetta la donna. La donna viene violentata, sfruttata, picchiata, asservita. E’ importante che comprendiamo bene questa peculiare trasformazione-corruzione dell’originario rapporto di comunione in rapporto di dominio. Esso consiste in una degradazione che viene compiuta nei confronti della donna dentro al cuore dell’uomo. Una degradazione che consiste nel ridurre la persona della donna ad una corpo di cui poter far uso o per la riproduzione o per il proprio piacere. E’ una vera e propria de-personalizzazione compiuta nei confronti della donna, a causa della quale de-personalizzazione viene sottratta all’unità uomo-donna la dignità del dono. (Lettera alla Donna, Giubileo del 2000)

Sì, una vera e propria caccia all’uomo e quell’uomo è proprio il Santo Giovanni Paolo II

Voix décisive qui a conduit le pape Paul VI à condamner la contraception (encyclique Humanæ vitæ), Jean Paul II, devenu pape, a élaboré une théologie de la « Femme », toujours référée à la Vierge Marie, figure de silence et d’obéissance.  Voce decisiva che ha condotto il Papa Paolo VI a condannare la contraccezione (enciclica Humane vitae), Giovanni Paolo II, divenuto papa, ha elaborato una teologia della “Donna” sempre riferita alla Vergine Maria, figura di silenzio e di obbedienza.

Cioè, quest’uomo, al cui nome da papa non viene premessa la S per la sua santità, ha diverse colpe. Innanzitutto quella di aver quasi sedotto un altro pontefice a considerare un male la contraccezione. La stima che queste due intellettuali nutrono non tanto per gli uomini implicati ma per la Chiesa stessa è sotto il livello minimo accettabile. Basta che una personalità particolarmente carismatica si imponga ed ecco che lo sguardo sulle donne e la vocazione femminile si adatta all’architettura delle sue idee: astratte, maschili, opprimenti. Ma la Chiesa non era di Cristo e il Papa a servizio della fede nella quale anche i peggiori pontefici della storia hanno sempre confermato il popolo?

Peccato che non siano invece grate fino alle lacrime a questi due uomini che hanno posto un argine robusto a difesa della verità del matrimonio e della dignità della donna: la contraccezione sembra fatta proprio contro di noi.




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Ecco la terribile sequenza: idea artefatta di “Donna”, ideologia opprimente, mentalità abusante 

Ma il sillogismo prosegue: queste idee, lo diranno a breve, sono diventate ideologia ed è da questa ideologia che sono scaturiti gli abusi. La mentalità abusante ha un autore, la cultura dell’abuso un mandante: Giovanni Paolo II.

Anzi figura come abuso originario nei confronti delle donne, quasi matrice di tutto l’inferno che si sarebbe scatenato in seguito, proprio questa strana idealizzazione, questa tromperie.

Poca stima per la Chiesa e la sua millenaria e soprannaturale sapienza e troppa, sebbene di segno negativo, per i singoli esseri umani. Sì perché secondo loro è “sotto la sua (di Giovanni Paolo II NdR) influenza che la “Donna” diventa un concetto, concepito esclusivamente da uomini, celibi per giunta- per cui l’unica vocazione è di aiutare l’uomo per mezzo del matrimonio e della maternità o di servire la Chiesa nella castità religiosa” (Ibidem). Un modo di vedere la donna che non ha nulla a che fare con quelle vere, di sangue, carne, anima, spirito che, aggiungono,

occorre ricordare costituiscono la metà del genere umano. (Ib)

Che bisogno c’era di essere cattoliche, studiose, teologhe e impegnate per dire quello che dal ’68 in qua va sbraitando la “Femminista”?

Cosa chiedono queste gentili signore, in conclusione? 

Poste queste isteriche premesse, ne consegue che al pontefice polacco regnante dal 1978 al 2005 è necessario sia revocata la canonizzazione. Basta santità, alle ortiche i miracoli, si ritirino le reliquie, via tutto. E nessuno diffonda mai più in alcun luogo il veleno della “teologia del corpo” che costui ha ostinatamente predicato nelle sue catechesi. Queste le richieste: si faccia avanti un bravo negoziatore esperto.

Nous demandons la décanonisation du pape Jean Paul II, protecteur des abuseurs au nom de la « raison d’Eglise » et principal artisan de la construction idéologique de la « Femme », ainsi que l’interdiction d’enseigner, de propager ou de publier la « théologie du corps » qu’il a prêchée au cours de ses catéchèses du mercredi.  Noi chiediamo la decanonizzazione del papa Giovanni Paolo II, protettore degli abusatori in nome della “ragione di Chiesa” e il principale artefice della costruzione ideologica della “Donna”, il divieto di insegnare, diffondere o pubblicare la “teologia del corpo” che ha predicato nel corso delle sue catechesi del mercoledì.

Peccato. Peccato perché il lavoro eroico di denuncia degli abusi sulle religiose è quanto mai necessario; ma non così, non odiando il maschio in quanto tale e forse dirottando su di lui la rabbia che provano per Dio stesso che le ha create anche così, come loro non vogliono nemmeno essere pensate: capaci di maternità e di sponsalità.

Private sì dell’accesso al sacerdozio, per dirne una, per il fatto che la nostra dignità non lo permette: è troppo alta, gli uomini sono ministri, ma noi siamo e rappresentiamo tutta l’umanità sposata dal Redentore.

Ed è in Cristo, uomo, maschio, che la nostra femminilità risorge, guarisce, si rigenera e medica il mondo intero. E personalmente, essere accostata a Maria SS come modello di “Donna” è la cosa più bella e commovente che mi sia mai capitata di accarezzare col pensiero! Benedetta è Lei fra tutte le donne, noi. Che bello, nella preghiera più recitata al mondo siamo sempre vicine.




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