Aleteia logoAleteia logoAleteia
mercoledì 24 Aprile |
Aleteia logo
News
separateurCreated with Sketch.

Notizie dal mondo: martedì 12 marzo 2019

BREXIT

Shutterstock-Alexandros Michailidis

Paul De Maeyer - pubblicato il 13/03/19

Brexit: la Camera dei Comuni respinge nuovamente l’accordo di recesso

Con uno scarto di ben 149 voti (391 contro 242), la Camera dei Comuni del parlamento di Westminster ha respinto martedì 12 marzo di nuovo l’accordo di recesso del Regno Unito dall’UE raggiunto da Theresa May, e questo nonostante le «rassicurazioni» ottenute quasi «in extremis» dalla premier conservatrice.

Il voto «umiliante» è arrivato 24 ore dopo il viaggio lampo della May a Strasburgo, per incontrare il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Nel capoluogo dell’Alsazia, la premier era riuscita a strappare «cambiamenti giuridicamente vincolanti che rafforzano e migliorano l’accordo di recesso», così aveva detto nella tarda serata di lunedì 11 marzo il vice-premier britannico di fatto nonché braccio destro della May, David Lidington, citato da Reuters.

Secondo Lidington, le rassicurazioni offerte da Juncker facevano sì che il Regno Unito non potesse rimanere intrappolato «all’infinito nel backstop», ossia la soluzione-ponte sul confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. A silurare l’ottimismo della May è stato il parere espresso dal procuratore generale Geoffrey Cox. Secondo l’attorney general, «il rischio giuridico» legato al backstop era rimasto infatti «invariato».

La domanda quindi è: cosa si fa adesso? Come spiega il sito Today.it, mercoledì 13 marzo ci sarà il voto nella Camera dei Comuni sulla Brexit «no deal», cioè senza accordo. Se questa opzione verrà anche respinta, allora giovedì 14 marzo si voterà se chiedere a Bruxelles una proroga dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, la quale permetterebbe di far slittare l’uscita dall’UE, prevista infatti per il 29 marzo prossimo, cioè tra poco più di due settimane.

Francia: OK a «assemblea parlamentare congiunta» con la Germania

Quasi due mesi dopo la firma del nuovo trattato di cooperazione e integrazione franco-tedesco tra il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, avvenuta il 22 gennaio ad Aquisgrana, in Germania, l’Assemblea Nazionale di Francia ha approvato lunedì 11 marzo «solennemente la creazione di un’assemblea parlamentare comune», così riporta il sito LCP-Assemblée nationale.

Come spiega il sito, la cui sigla LCP sta per «La Chaîne Parlementaire», cinquanta deputati francesi e cinquanta colleghi tedeschi dovrebbero riunirsi una prima volta il 25 marzo a Parigi, con l’obiettivo di organizzare «la convergenza del diritto francese e tedesco per promuovere la coesione europea».

«L’accordo, che prevede la formazione di un’Assemblea parlamentare franco-tedesca, è una manifestazione significativa del desiderio di approfondire senza sosta la nostra cooperazione e una singolare testimonianza dell’amicizia e della fiducia tra i nostri due Paesi», ha scritto il presidente dell’Assemblée Nationale, Richard Ferrand, in un tweet.

Mentre tocca adesso alla Camera Bassa del parlamento tedesco approvare il progetto (il voto è previsto per il 18 marzo), non è l’unico esempio della crescente cooperazione tra i due Paesi. Infatti, per la prima volta nella storia dell’ONU, Francia e Germania hanno assunto il 1° marzo la presidenza congiunta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo storico e senz’altro insolito «jumelage», cioè gemellaggio, durerà otto settimane o due mesi, ricorda la Deutschlandfunk.

USA: Boeing aggiornerà software del B737 MAX

Anticipando una richiesta da parte della Federal Aviation Administration (FAA), cioè l’ente statunitense per l’aviazione civile, il colosso dell’industria aeronautica Boeing ha annunciato lunedì 11 marzo in una dichiarazione pubblicata sul proprio sito Internet, che aggiornerà già «nelle prossime settimane» il software della sua flotta dei B737 MAX. Nel potenziamento o «enhancement» verranno inclusi «i feedback ricevuti dai nostri clienti», così si legge nella dichiarazione, nella quale il noto costruttore di aeromobili sottolinea di stare lavorando «a stretto contatto» con la stessa FAA.

La mossa di Boeing arriva dopo lo schianto del volo 302 della compagnia Ethiopian Airlines, in cui domenica 10 marzo 157 persone, tra cui anche otto italiani, hanno perso la vita. Anche se la FAA ha deciso di non mettere a terra il B737 MAX – un aeromobile di nuova generazione ma già coinvolto in un’altra sciagura dei cieli, quello del volo 610 della compagnia indonesiana Lion Air, precipitato il 29 ottobre scorso dopo il decollo dall’aeroporto di Giacarta –, un numero crescente di compagnie e Paesi sta bloccando l’uso o chiudendo gli spazi aerei al velivolo in via precauzionale. Secondo El Pais, più di 30 le compagnie e numerosi Paesi (UE inclusa) hanno già preso tale decisione, aumentando la pressione su Boeing, i cui titoli in Borsa continuano a scivolare.

SIPRI: gli USA guidano la classifica dei Paesi esportatori di armi

Nel corso del quinquennio 2014-2018 il volume dei trasferimenti internazionali di armi pesanti è aumentato del 7,8% rispetto al quinquennio precedente (2009-13) e di quasi un quarto, cioè del 23%, rispetto al periodo 2004-2008. Lo rivelano i dati pubblicati lunedì 11 marzo dal noto Istituto Internazionale di Stoccolma per le Ricerche sulla Pace (SIPRI in acronimo inglese).

Nel quinquennio 2014-2018 i cinque maggiori Paesi esportatori sono stati gli USA, la Russia, la Francia, la Germania e la Cina, che insieme hanno rappresentato tre quarti, ossia il 75%, del volume totale, così si legge in un comunicato stampa pubblicato sul sito Internet del SIPRI.

Nel decennio che va dal 2009 al 2018, le esportazioni statunitensi di armi pesanti sono salite di quasi un terzo, ovvero del 29%, e la quota USA sul volume complessivo è passata dal 30 al 36%, continua la «press release», la quale fa notare inoltre che si è accentuato il divario o «gap» tra i due maggiori Paesi esportatori. Mentre nel quinquennio 2009-2013 le esportazioni statunitensi superavano infatti del 12% quelle russe, nel quinquennio successivo (2014-2018) quelle di Washington erano il 75% superiori a quelle di Mosca.

La destinazione più gettonata (per modo di dire) di armi americane è il Medio Oriente: nel periodo 2014-2018 più della metà, cioè il 52%, è finita nella regione. Il maggior importatore di armamenti è del resto un Paese mediorientale: l’Arabia Saudita. Nel quinquennio 2014-2018 le importazioni di armi da parte di Riad sono aumentate del 192% rispetto al quinquennio precedente, segnala il SIPRI.

Europa: l’inquinamento ambientale causa ogni anno quasi 800.000 morti premature

L’inquinamento ambientale causa ogni anno quasi 800.000 decessi prematuri in Europa, il doppio rispetto alle stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA in sigla inglese), e riduce di 2,2 anni la speranza di vita dei cittadini europei. Lo scrive il quotidiano La Vanguardia, che presenta i risultati di uno studio pubblicato martedì 12 marzo sull’European Heart Journal, la rivista ufficiale della Società Europea di Cardiologia.

Secondo Thomas Münzel, professore di Cardiologia e Angiologia presso l’Università Johannes Gutenberg di Magonza, in Germania, e co-autore dello studio, l’inquinamento ambientale provoca ogni anno persino più decessi prematuri del tabacco, che secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO in inglese) è stato responsabile di 7,2 milioni di morti nel corso del 2015. «Il fumo è evitabile, mentre l’inquinamento ambientale non lo è», osserva Münzel, citato sempre da La Vanguardia.

Usando un nuovo metodo o modello, il GEMM (la sigla sta per «Global Exposure Mortality Model»), gli autori dello studio sono arrivati alla conclusione che in Europa ogni anno 133 decessi prematuri ogni 100.000 abitanti sono attribuibili all’inquinamento atmosferico (o in totale 790.000 decessi l’anno), un tasso che scende a 129 decessi all’anno ogni 100.000 abitanti nei 28 Paesi membri dell’Unione Europea (complessivamente 659.000 decessi). In alcuni Paesi dell’Europa Orientale e dei Balcani, come Bulgaria, Croazia e Romania, il tasso supera i 200 decessi annui ogni 100.000 abitanti.

Top 10
See More