A Calenzano (Prato) per don Paolo Glaentzer si spalancano le porte del carcere. Anche la diocesi di Firenze è stata parte civile al processo
Quattro anni e quatto mesi. È la condanna inflitta dal tribunale di Prato a don Paolo Glaentzer, l’ex parroco della chiesa di San Rufignano a Sommaia di Calenzano (Firenze), imputato in un processo in rito abbreviato per violenza sessuale su una bambina di 10 anni.
La condanna è stata scontata di un terzo della pena per la scelta del rito. La Procura ha stabilito anche un risarcimento di 50mila euro per la minore.
Il prete si trova agli arresti domiciliari. E’ stato anche interdetto dai pubblici uffici e per lui il giudice ha disposto l’interdizione perpetua dal frequentare scuole e istituti dove sono presenti minori (La Repubblica, 6 marzo).
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La Chiesa di Firenze parte civile
Tra le parti civili anche la Diocesi di Firenze, il cui avvocato Paolo Ghetti ha spiegato: «È la prima circostanza in cui un’arcidiocesi si costituisce parte civile contro un suo prelato».
Per il procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi, si tratta «un segnale di presa di coscienza della Chiesa sulla pedofilia in seguito alle iniziative di Papa Francesco».
L’avvocato del parroco, che ha lasciato il tribunale prima della lettura della sentenza, non ha rilasciato dichiarazioni.
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Il rapporto con la famiglia
Secondo quanto ricostruito, il parroco, arrestato il 23 luglio 2018, conosceva la famiglia disagiata di cui faceva parte la bambina, da ben dieci anni. Un rapporto che si era consolidato nel tempo, tanto che il sacerdote più volte aveva aiutato economicamente la famiglia.
Un’amicizia ricambiata con inviti a pranzo e a cena. E quando era l’ora di andare via era consuetudine che la bambina lo accompagnasse alla macchina. Ed è in quelle circostanze che avvenivano gli abusi.
Il sacerdote si era difeso così davanti ai giudici:
«Saliva sulle mie ginocchia e giocava con me. I genitori non sapevano nulla, sapevano che fra me e la bambina c’era un rapporto affettuoso e si fidavano. Non era la prima volta, era lei a prendere l’iniziativa».
Il copione era abbastanza simile ogni volta: si appartavano e spogliava la bambina per poi commettere gli abusi. Gli psicologi così si erano pronunciati su quel prete:
«Nelle relazioni degli assistenti sociali si spiega che il padre è scarsamente collaborativo, che ha comportamenti incongrui, che è aggressivo, bugiardo e che la madre non è in grado di tutelare i figli» (Aleteia, 27 luglio).
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