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Erano emarginati finché una ragazza ha deciso di fare qualcosa per loro

INDIA

Facebook-Voluntariado en India Hijos de la luz

Cecilia Zinicola - pubblicato il 01/03/19

Casa Figli della Luce: un atto d'amore che sta cambiando la vita dei bambini più poveri dell'India

Jesumiel Barra, argentina, si è recata per la prima volta a Varanasi, in India, nel 1999 per studiare musica classica indiana, diventando una suonatrice di sitar di grande talento. Da allora trascorreva ogni anno alcuni mesi in quella città, finché nel 2011 ha deciso di restare per lavorare come volontaria nella congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta.

Camminando sulle rive del fiume Gange ha incontrato molti bambini che chiedevano l’elemosina senza alcuna speranza. Insieme alle loro famiglie appartenevano alla casta più bassa in India, i cosiddetti “intoccabili”, per nascita ritenuti indegni di accedere a necessità fondamentali come istruzione, cibo o assistenza sanitaria.

La realtà era molto triste. Non si lavavano, contraendo malattie della pelle al punto da non riuscire a staccarsi i vestiti dal corpo, vivevano del denaro che davano loro i turisti e che in genere destinavano ad alcool o droghe e venivano maltrattati quando entravano nei locali cercando del cibo.

Jesumiel ha visto chiaramente una necessità e ha deciso di fare qualcosa. In una nota per La Nación, la ragazza ha descritto quel momento come “un impulso del cuore”. Si è avvicinata ai bambini e ha iniziato a gridare “Scuola, scuola!” Le hanno chiesto: “Dov’è una scuola?”, al che ha risposto. “Qui. Qui c’è la scuola”.

Ha iniziato così a passare del tempo con loro insegnando a leggere e a scrivere, e anche varie attività perché potessero vendere i prodotti di artigianato che fabbricavano e smettessero di mendicare.

Hanno avuto talmente tanto successo che anche le loro mamme hanno voluto imparare, e attualmente organizzano un mercatino di strada che cresce ogni anno.

Col tempo Jesumiel ha deciso di fondare Hijos de la Luz (Figli della Luce), una casa-scuola di strada per i bambini e le loro famiglie in cui viene offerto loro un luogo in cui possano studiare, mangiare, lavarsi, lavare i propri abiti, dormire e imparare un mestiere.

In quattro anni i risultati sono stati impressionanti. Non solo si è riusciti a far sì che molte famiglie si togliessero dalla strada grazie a un lavoro che ha permesso loro di trovare un alloggio dignitoso visto che con la vendita dei loro oggetti di artigianato sono riuscite ad affittare case con luce, bagno e acqua corrente, ma molti bambini sono stati riscattati e hanno iniziato ad aiutarne a loro volta altri.

Questo ha spinto un gruppo di produttori a trasformarli nei protagonisti di un documentario chiamato Dreamflow, per terminare il quale è in corso una campagna di crowfunding.

La sorella di Jesumiel, anche lei coinvolta nel progetto, ha affermato in un’intervista radiofonica che per aiutare non c’è bisogno di andare lontano, né servono grandi quantità di denaro o associazioni imponenti – basta un atto d’amore.

“Non serve andare in India. Qualsiasi atto d’amore si possa realizzare, anche il più piccolo, può contribuire a migliorare il mondo: sorridere, abbracciare un fratello, ascoltare qualcuno che ha bisogno di un consiglio”.

Il messaggio è questo: l’amore è la cosa più importante e quello che rende tutto possibile. Ricevendo amore, poi si dà indietro. “Non ci sono scuse”, ha aggiunto la sorella di Jesumiel. “Bisogna alzarsi e andare a migliorare il mondo partendo da dove siamo. I miracoli esistono, e questo miracolo è l’amore”.

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