I partecipanti al summit sulla protezione dei minori che si è tenuto in Vaticano fino al 24 febbraio si sono lungamente interrogati sull’opportunità di sottoporre le procedure canoniche al segreto pontificio.
Si tratta del nuovo cavallo di battaglia di mons. Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede e membro del comitato organizzatore del summit sugli abusi sessuali. Il segreto pontificio “non è un fine in sé”, ha affermato. «Ciò che è stato efficace in passato è controproducente oggi», ha sottolineato il prelato maltese.
«Ci vuole più comunicazione con le vittime»
Di che si sta parlando? Attualmente le procedure canoniche sono sottoposte al segreto pontificio: le vittime di abusi sessuali vengono al più audite, ma non sono tenute al corrente dei progressi del dossier. Allo stesso modo, neppure il risultato viene trasmesso loro. «Ci vuole più comunicazione con le vittime», ha considerato mons. Scicluna. Secondo lui non bisognerebbe dunque legare questa particolare procedura a tale “elevatissimo” livello di confidenzialità. Un grado di confidenzialità “normale” dovrebbe bastare, ha aggiunto.
Un segreto codificato nel 1974 da Paolo VI
Per la cronaca, il segreto pontificio è stato codificato da un’istruzione di Paolo VI datata 4 febbraio 1974, Secreta continere: vi si definivano con precisione i dominî nei quali si applica la procedura. Christophe Dickès, storico e specialista del Vaticano, ricorda nella sua opera Le Vatican, vérités et légendes:
Esso copre ad esempio la preparazione e la scrittura dei testi pontifici, quelli della Segreteria di Stato e delle congregazioni, in particolare gli atti redatti nel quadro delle inchieste della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Le promozioni cardinalizie, le liste dei candidati all’episcopato e le loro nomine sono pure coperte dal segreto. Le procedure riguardanti gli atti di pedofilia lo stesso. Il segreto pontificio è quindi anche un segreto professionale.
Già in passato il Vaticano ha allentato i rigori del segreto pontificio. Papa Francesco l’ha fatto su richiesta del Comitato dei diritti dei bambini delle Nazioni Unite a riguardo, per esempio, degli atti di pedofilia nella Chiesa e delle misure prese contro i preti implicati.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]