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6 pericoli che ci allontanano da Gesù

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Canção Nova - pubblicato il 26/02/19

Alcune abitudini possono ostacolare la nostra vita in Cristo

Monsignor Orlando Brandes, arcivescovo di Aparecida (Brasile), riflette su alcuni pericoli che possono ostacolare la nostra vita in Cristo:

1. La routine

Non c’è niente di peggio della routine per una coppia, un sacerdote, una leadership, un’autorità. Perché? Perché invecchia e uccide la vita, impedisce la speranza e la creatività. La persona che si basa sulla routine abbraccia il conformismo, la facilità e l’indifferenza. Tutto diventa senza senso e senza valore, senza interiorità. È il peccato capitale della pigrizia. La routine rende la vita monotona, senza aspettative di miglioramento e trasformazione. La routine è la morte del quotidiano, il disprezzo dei valori e delle meraviglie – è un cammino distruttivo.

2. La mediocrità

Abbiamo sempre bisogno di cercare di più, di voler essere migliori di quello che siamo, correggere i nostri difetti e trasformare la realtà. La mediocrità frustra tutto questo. Si preferisce l’effimero, la mezza scienza, la vita soft e light. La persona mediocre non vuole sapere niente di studio, partecipazione o trasformazione. Vive nell’alienazione, si accontenta di meno cose, non vuole impegni. Fa un patto con la mediocrità, ovvero con una vita senza sacrifici, senza lotte, senza responsabilità, con grande indifferenza e disinteresse. La persona mediocre è nemica della disciplina e del sacrificio, ama vantarsi dei suoi peccati e criticare e sminuire gli altri. Sposa la superficialità. Possiamo curare la mediocrità con la forza di volontà, cercando convinzioni e conversione.

3. Le omissioni

Pecchiamo più per omissione che per azione. L’omissione è smettere di fare quello che dobbiamo e possiamo fare, come anche far male quello che potremmo fare meglio. L’omissione è fuga, disinteresse, irresponsabilità. Se non peccassimo di omissione o di comodità il mondo sarebbe un altro. Possiamo vincere le omissioni acquisendo il senso di giustizia, la sensibilità per gli altri, la compassione per il fratello e soprattutto l’autenticità. Esistiamo per aiutare l’altro ad essere più e meglio.

4. L’attaccamento

La radice della sofferenza morale è l’attaccamento. Le nostre gelosie, discordie e divisioni sono frutto dell’attaccamento. Chi è attaccato vive in una prigione, è schiavo della dipendenza, non ha libertà interiore, non è capace di discernimento. L’attaccamento ci spinge a possedere gli altri, le cose e se stessi, e questo genera grande sofferenza, perché dobbiamo proteggere ciò a cui siamo attaccati. Quando perdiamo l’oggetto dell’attaccamento siamo rabbiosi, tristi, delusi, perché siamo schiavi, dipendenti, condizionati.

L’unica via per liberarci da questo vizio è abbandonare l’oggetto dell’attaccamento, e la ricompensa è la libertà interiore, che significa essere liberi dal male per diventare liberi di praticare il bene. Vinciamo l’attaccamento con la consapevolezza della sua negatività.

5. La preoccupazione

Occupazione sì, preoccupazione no. La preoccupazione anticipa i problemi, aumenta le difficoltà, esaurisce le persone e non risolve alcun problema. Quello che risolve è l’occupazione. Oltre a pregiudicare la salute, la preoccupazione rende difficile la convivenza, alimenta la negatività, lo stress e l’aggressività. Risolviamo il problema della preoccupazione con la fiducia nella Provvidenza divina, la previsione delle soluzioni, il buonsenso e il discernimento. Più soluzione, meno preoccupazione.

6. L’idolatria

È tutto quello che mettiamo al posto di Dio e divinizziamo. I grandi idoli oggi sono il potere, il piacere e l’avere disordinati. Al posto di Dio fabbrichiamo falsi dèi, ingannatori, oppressori, che vengono assolutizzati, come sesso, droghe, bevande, denaro, apparenza, prestigio. I nostri idoli sono adorati, esaltati, divinizzati, e per questo ci schiavizzano. Ci sono idoli piccoli e grandi. Ogni idolo è falso, ingannatore, schiavizzatore. Chi adora il Dio vivo e vero obbedisce al comandamento dell’amore nei confronti di Dio, cerca di crescere nella fede, si libera dagli idoli. L’insegnamento di Gesù è adorare in spirito e verità.

Monsignor Orlando Brandes
Arcivescovo dell’arcidiocesi di Aparecida, Brasile

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