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Come è cambiato nel tempo il mio modo di pregare

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Giuseppe Corigliano - pubblicato il 25/02/19
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Crescendo spiritualmente ho capito che la preghiera più bella è quella che fa eco a Gesù e Maria: non sia fatta la mia, ma la Tua volontà!“Venerdì alle 19 i bambini dell’oratorio presenteranno l’Amleto di Shakespeare nel salone della chiesa. La comunità è invitata a prendere parte a questa tragedia…”. E’ uno dei comici annunci parrocchiali ormai famoso.



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Mi è venuto in mente mentre, pregando, mi è risultato chiaro che è inutile e perfino ridicolo pensare di risolvere senza l’aiuto di Dio alcune questioni. Mi sono reso conto che qualche volta nella mia vita ho pensato inconsciamente che ero io che stavo aiutando il Padre Eterno a diffondere il Vangelo sulla terra, mentre la verità è esattamente il contrario.

Nel mio percorso spirituale ci sono stati come dei gradini. Prima non pregavo affatto. Poi ho cominciato a pregare perché Dio mi aiutasse a realizzare la mia santa volontà. Poi sono passato a pregare perché riuscissi ad aiutare Dio, come dicevo prima, a realizzare la Sua volontà.

Infine ho capito che la migliore e unica preghiera giusta è che si compia la volontà di Dio e che il Signore mi aiuti a non essere d’ostacolo. Non a caso il Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato comincia con tre frasi che alludono allo stesso concetto: sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la tua volontà.



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E’ la preghiera di Gesù che si ripete fino all’Orto degli Ulivi (“Non si faccia la mia volontà, ma la tua”) ed è anche la risposta di Maria: “Fiat mihi secundum verbum tuum”: si faccia secondo la tua parola. Mi sono reso conto che se dico “si faccia la Tua volontà” sono più disposto ad affrontare le vicende della vita, sono più sereno e più semplice: faccio fuori tutte le complicazioni personali. Da un po’ di tempo è diventata la mia giaculatoria preferita: Fiat voluntas Tua… E non mi sento più un bambino che recita l’Amleto.

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