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A tutte quelle che si sentono delle pessime madrine

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Mathilde De Robien - pubblicato il 19/02/19

Lusingata dall’essere stata scelta di mezzo a tante altre, rapita all’idea di creare una relazione privilegiata col figlioccio – la testa piena di progetti per guidarlo sul cammino della fede – è spesso con grande gioia che si accetta di diventare madrine. Poi gli anni passano e capita che ci si senta delle nullità, parecchio al di sotto della responsabilità a cui si è detto di sì il giorno del battesimo. Ma non è mai troppo tardi per riprendersi e – con una sola parola – per ricominciare.

Ci sono certe madrine da Serie A: telefonano al figlioccio a ogni “meseversario”, gli mandano di tanto in tanto cartoline augurali e restano sempre al corrente del giorno e dell’ora in cui cadono i primi dentini. Respect. Per altre, ricordarsi la data esatta del compleanno sa di magia, dimenticarsi di chiamare nei giorni importanti – e magari ci pensano pure tutta la giornata – è ordinaria amministrazione e inviare cartoline decisamente non è il loro forte. Questa seconda categoria resta nondimeno investita della sua grande e bella missione. Ecco qualche idea per concretarla meglio.

Parlare dei bambini a Dio, prima di parlare di Dio ai bambini

Fin dal momento presente, una madrina può pregare per il suo figlioccio, non solamente per affidarlo al Signore, ma pure per chiedere allo Spirito santo di aiutarlo nella sua missione, recitando questa breve preghiera (che abbiamo trovato su Hozana):

Signore, che la tua mano protegga sempre questo bambino, perché niente e nessuno possa mai fargli del male. Ti lodo per avermi dato la grazia di essere sua madrina. Ti domando di aiutarmi ad adempiere bene il mio ruolo, e a stabilire con questo bambino un legame di fiducia e di affetto. Sarò lì coi suoi genitori, vicinissimo a lui, per risollevarlo ogni volta che cadrà. Amen.

«Per aiutare il bambino a crescere nella Fede – dichiarava padre de Menthière a Famille Chretienne – credo che la prima responsabilità del padrino o della madrina sia il farsene carico nella preghiera. Quando ci si impegna in un’opera di educazione alla fede, bisogna cominciare – come diceva sant’Agostino – dal parlare dei bambini a Dio, e non dal parlare di Dio ai bambini. Quest’investimento nella preghiera può compensare la distanza geografica.

Includere i figliocci nella preghiera della sera, portarli nelle proprie intenzioni durante le preghiere di gruppo (come la preghiera delle madri) oppure affidarli alla Vergine, sono altrettante occasioni di pregare per loro. E questo prima di offrire loro pile di libri sulla vita di Gesù.

Privilegiare la qualità, piuttosto che la puntualità

Creare una relazione privilegiata col proprio figlioccio non dipende unicamente dalla puntualità di cui si darà prova quando gli si augurerà buon onomastico o buon anniversario. Essa s’intesse soprattutto a seconda della qualità delle conversazioni. Bucare una data non impedisce di restare attenti alla vita del figlioccio. Informarsi, passare un momento a tu per tu con lui durante una riunione di famiglia o un week-end fra amici, e pazienza se la cartolina non arriva mai in tempo. Tentiamo di privilegiare la qualità piuttosto che la puntualità.

Alcune idee speciali per le madrine

Visto che certe volte basta una buona idea a motivare una madrina a farsi viva col figlioccio, Aleteia vi offre qualche spunto per creare bei momenti: mica uno deve aspettare il compleanno per mandare una cartolina o telefonare! Ci sono tanti altri momenti, nella vita di un bambino, per conoscersi, parlarsi, apprezzarsi. Alcune madrine organizzano giornate, o anche fine-settimana, in tête-à-tête col figlioccio, senza genitori. Ne avete più di uno? E allora diventa troppo oneroso farlo con ciascuno: bloccate una data per organizzare una giornata o una cena “coi figliocci”.

Testimoniare la fede

In ultimo, la missione delle madrine è strettamente legata alla missione personale: quella di condurre il più possibile una vita cristiana. Sforzandosi di vivere secondo la Parola di Cristo, si è condotti a testimoniare la fede davanti al figlioccio. E questa testimonianza di vita, pienamente radicata nella fede, non richiede un grosso lavoro supplementare – è semplicemente la propria vocazione di cristiani.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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