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“Ho paura di leggere il Vangelo perché non lo capisco”: anche i discepoli non comprendevano Gesù

PRAYING

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 19/02/19

Non bisogna mai avere paura di ciò che non capiamo della Parola di Dio. L’ascolto costante ci conduce un po’ alla volta a comprendere. Ci si converte un giorno la volta.

Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane». Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non capite ancora?». (Mc 8,14-21)

“«Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» Ed essi si dicevano gli uni agli altri: «È perché non abbiamo pane»”. La consolazione che ci viene dalla pagina del vangelo di oggi la si trova proprio in questo fraintendimento di fondo. Gesù sta facendo un discorso profondo, una rilettura spirituale e intensa di ciò che ha compiuto poco prima. Invece i discepoli pensano che Egli stia parlando della mancanza di pane per il pranzo di quel giorno. “Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?”. I discepoli ci assomigliano tantissimo, per questo il vangelo di oggi ci consola, perché molto volte anche a noi capita di ascoltare Gesù ma di non capire veramente fino in fondo ciò che vuole dirci. È da duemila anni che Gesù tenta di farsi capire, di allargare le prospettive di chi lo segue, di ammorbidire il loro cuore, di aiutarli a staccarsi dalle preoccupazioni delle cose della vita e a cercarne invece il senso. Quando la gente mi dice “io ho paura di leggere il Vangelo perché penso di non capirlo”, io gli cito sempre questo brano. Abbiamo diritto anche noi di fraintenderlo, ma c’è qualcosa di peggio del fraintendimento, è non ascoltarlo proprio. La fede è una grande educazione che Gesù attua per farci capire ciò che non capiamo subito. “Quando io spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi raccoglieste?» Essi dissero: «Dodici». «Quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?» Essi risposero: «Sette». E diceva loro: «Non capite ancora?»”. non bisogna mai avere paura di ciò che non capiamo dell’esperienza di fede, della Parola di Dio, delle logiche dello Spirito. L’ascolto costante ci conduce un po’ alla volta a comprendere, a capire, a guardare in maniera diversa le cose. La teologia chiama tutto questo conversione. E ci si converte un giorno la volta. (Mc 8,14-21)

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