Perché l’unico segno che conta è Cristo stessoAllora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione». E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all’altra sponda. (Mc 8,11-13)
“Allora vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli, per metterlo alla prova, un segno dal cielo”. La dittatura dei segni è tra le più brutte malattie spirituale di cui possiamo ammalarci. Essa non riguarda solo la fede ma tutto ciò che ha a che fare con le cose che contano nella vita di una persona, come l’amore, la stima, il bene e ovviamente anche la fede. Per ciascuna di queste cose cerchiamo costantemente delle rassicurazioni, dei segni che ci dicano che è vero che siamo amati, che è vero che valiamo qualcosa, che è vero che qualcuno ci vuole bene, che è vero che Dio esiste e mi ascolta. È pienamente umano cercare questo tipo di rassicurazioni, e non dobbiamo pensare che qualcuno di noi ne sia immune. Il problema però sorge quando si entra in una sorta di bulimia dei segni. Questo capita perché è così grande la nostra paura e la nostra insicurezza che non bastano mai i segni per rassicurarci, convincerci. Nessun segno è abbastanza per noi, e così ne domandiamo sempre un altro e un altro ancora. Nel Vangelo di oggi la richiesta dei segni è legata al pregiudizio. I farisei sono talmente convinti della loro posizione che domandano segni non per cambiare idea ma solo per vedersi rafforzati nelle loro convinzioni. Ai primi come ai secondi Gesù risponde così: “«Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: nessun segno sarà dato a questa generazione». E, lasciatili, salì di nuovo sulla barca e passò all’altra riva”. Che cosa ci salva da una dipendenza simile? Che cosa ci salva dalla compulsività delle nostre insicurezze e delle nostre ferite? Che cosa ci salva dalle richieste irragionevoli della nostra presunzione e superbia? Il digiuno dei segni, la loro mancanza. La teologia spirituale la chiama purificazione. A me piace chiamarla disintossicazione. Delle volte Gesù deve disintossicarci da ciò che ci fa male e ci toglie anche quello che noi pensiamo essere un bene per noi. Solo da sobri si apprezza l’unico segno che conta, e che è Egli stesso. (Mc 8,11-13)
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