Il distacco
Mediamente allo scoccare dei 12 anni i genitori cominciano ad avvertire la resistenza dei figli, la mancanza di interesse per momenti e attività prima condivisi. Non sono abituati alla freddezza, al rifiuto dei loro ragazzi, al fatto che non vogliono più saperne della loro compagnia fino ad arrivare a mostrare imbarazzo per la vicinanza fisica, riluttanza a scambiare tenerezze, a porre sulla porta della stanza il cartello con la scritta: non disturbare.
I desideri dei genitori non sono più i loro desideri. I giudizi dei genitori non sono più, necessariamente, i loro giudizi.
E questo disallineamento si estende a macchia d’olio investendo i gusti di ogni genere, le idee sulla politica, le convinzioni religiose, gli argomenti di carattere etico, dove spesso gli uni e gli altri si vengono a trovare su posizioni diametralmente opposte.
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La rivendicazione di autonomia
Il contrasto continuo è principalmente centrato intorno al bisogno dell’adolescente di sentirsi autonomo e soddisfare i propri desideri senza renderne conto a nessuno.
Gli scontri e i contrasti fra genitori e figli si incentrano principalmente sull’orario del rientro a casa: infatti, i ragazzi, quando escono la sera, vorrebbero sentirsi liberi e non dover comunicare a che ora torneranno. Fuori dalla cerchia familiare, il tempo viene scandito dal gruppo di amici o dall’incontro sentimentale e per i ragazzi diventa difficile, se non impossibile, comunicare quando torneranno a casa oppure se faranno tardi. Anche perchè non ci si può dimostrare dipendenti dai genitori agli occhi degli amici: sarebbe un grave scacco all’autostima. I limiti imposti dai genitori vengono percepiti dagli adolescenti come una ferita inaccettabile al proprio narcisismo; non riescono a comprendere la preoccupazione dei genitori, e si convincono che non abbiano fiducia in loro e per questo continuino a controllarli.
La grammatica adolescenziale: che fatica!
Se durante l’infanzia per i genitori non era difficile interpretare la “grammatica” dei comportamenti e delle reazione dei figli, adesso provare a farlo è una missione quasi impossibile a causa della loro mutevolezza ed imprevedibilità.
È difficile, per i genitori, trovare la distanza giusta e l’atteggiamento emotivo adeguato nei suoi confronti: anche loro risentono degli alti e bassi del figlio, e li riflettono. Si verificano spesso cortocircuiti, in cui tutta la famiglia è coinvolta, anche se, spesso, è la madre – o anche il padre – a cercare delle mediazioni. È faticoso tentare di capire ogni volta quando il figlio abbia bisogno di interagire, addirittura di essere rassicurato, e quando, al contrario, senta la necessità di starsene per conto suo.
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Crisi che si incrociano sommandosi
Ma se i figli adolescenti subiscono trasformazioni importanti anche i loro genitori sono costretti a fare i conti con l’avanzare dell’età – e la minore vitalità e spensieratezza che generalmente comporta – e con l’insicurezza generata dal venir meno dei modelli educativi di riferimento.
Ecco che i genitori, insicuri e in piena crisi di identità, legata alla mezza età, si trovano a loro volta, al pari dei figli, <in mezzo al guado>. Quando ci si avvicina ai 50 anni o li si supera, si avverte più o meno consapevolmente che l’età giovanile si è conclusa e si cominciano a fare i primi bilanci della propria vita: se si è realizzato quello che si desiderava oppure se si è delusi perché si è presa una strada diversa da quella cui si aspirava. Èa questo punto, nel mezzo di questa crisi della mezza età, che si intravedono i primi segni dell’invecchiamento: qualche capello bianco, il seno che si appesantisce, qualche chilo in più e, soprattutto, il venir meno delle illusioni e delle aspettative giovanili. Il percorso dei genitori di figli adolescenti e quello dei loro ragazzi s’incrociano. Si tratta di crisi di identità diverse: quella dei figli è legata alla difficile costruzione del proprio Sé e alla ricerca di una direzione personale che li faccia uscire dall’impasse in cui si trovano; quella dei genitori è legata al riconoscimento del percorso compiuto e dell’inevitabile bilancio alla luce delle passate aspettative. La confusione degli uni e degli altri si sommano, facendo perdere di vista lo scenario familiare per cui ognuno, più o meno segretamente, si ritira in se stesso.
Dalla famiglia padrona a quella adolescenziale che tutto concede
La fragilità degli adulti di questo periodo rischia di comportare la sensazione che l’identità ed il valore del loro ruolo genitoriale dipendano in misura preponderante dall’approvazione filiale, con il rischio di un capovolgimento del rapporto: nei casi più problematici si viene a configurare una relazione quasi di sudditanza dei genitori rispetto ai figli.
Si è passati, così, da un eccesso all’altro: dalla famiglia padrona alla famiglia assoggettata ai capricci e ai risentimenti dei figli. Meglio cedere ai desideri del figlio che sostenere terribili e inconcludenti litigate (…) I genitori sono spesso prigionieri delle richieste e dei ricatti consumistici dei figli, che aiutano a sedare l’ansia e a creare la sensazione che si stia cercando di esaudire i loro desideri.
Ecco che così si configura l’esatto contrario di ciò di cui gli adolescenti hanno bisogno: confrontarsi con adulti stabili, convinti delle loro idee, in grado di assolvere in modo fermo e coerente il loro ruolo educativo. Infatti i giovani possono imparare a riconoscere i propri limiti e a raggiungere una propria coerenza personale solo grazie alla lotta contro i loro genitori per affermare se stessi e i propri punti di vista.