Quasi 400 pastori sposati della Southern Baptist Convention, la chiesa battista più grande degli USA, accusati di abusi sessuali. Il celibato non può dunque essere il colpevole della pedofilia di alcuni preti cattolici. Il voto di castità sarebbe «insostenibile» considerando i numerosi abusi commessi da preti cattolici. Questa un’idea diffusa e razionalizzata dalla voce del teologo di Repubblica, Vito Mancuso. I peccati del celibato, titolava qualche mese fa il New York Post.
Quasi 400 pastori battisti sposati accusati di pedofilia.
Se non bastassero tutte le ricerche sociologiche sull’argomento, di cui abbiamo già parlato, a confutare -si spera definitivamente- il nesso pedofilia/celibato è una tragica notizia: quasi 400 pastori protestanti della Southern Baptist Convention, la più grande denominazione protestante in Texas (e degli Stati Uniti), sono stati accusati di una quantità indefinita di abusi sessuali. Si parla di oltre 700 vittime in 20 anni.
Sono numeri davvero imponenti per un fenomeno, quello della pedofilia, che sembra ormai essere diventato una piaga internazionale dalla fine degli anni ’60. E’ noto a tutti che i pastori protestanti, compresi i ministri della Chiesa battista, non solo sono sposati e con figli ma ritengono anche che «se rimangono single, devono capire che ci sarà un limite significativo alla loro capacità di servizio come pastore».
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Sei miti sulla pedofilia nel clero cattolico.
L’eminente Thomas G. Plante, docente di Psicologia all’Università di Santa Clara, di Psichiatria del comportamento alla Stanford University School of Medicine e autorità sul tema degli abusi sessuali, ha analizzato sei miti persistenti sulla pedofilia all’interno della Chiesa cattolica.
1) Nella Chiesa cattolica meno abusi che nella società. Innanzitutto ha smentito che il clero cattolico ha più probabilità di praticare abusi su minori rispetto a pastori di altre confessioni o uomini in generale: «Secondo i migliori dati disponibili il 4% dei preti cattolici negli Stati Uniti ha vittimizzato sessualmente dei minorenni durante gli ultimi 50 anni, percentuale inferiore a quella degli insegnanti nello stesso arco temporale e, certamente, inferiore a quella degli uomini nella popolazione generale.
2) Il celibato non è il colpevole. «Non avere rapporti sessuali non rende i bambini oggetto del proprio desiderio», ha spiegato lo psichiatra americano. Inoltre, la maggior parte degli autori di reati sessuali non pratica il celibato, ma è sposato o vive in coppia.
3) La causa non è nell’omosessualità. Secondo lo psichiatra, nemmeno l’omosessualità è la causa principale degli abusi sessuali nel clero cattolico. Seppur ammetta che l’80% delle vittime sono di sesso maschile tuttavia, scrive, «non esistono prove che suggeriscano che l’orientamento sessuale, in sé e per sé, rende qualcuno a rischio nel commettere crimini sessuali». Il dato statistico, tuttavia, è davvero troppo alto per poter essere così sicuri da escludere una non causalità.
4) Un clero maschile non è più a rischio di commettere abusi. Thomas G. Plante precisa anche che «un clero di soli maschi non può essere incolpato perché avere donne del clero non impedisce ai trasgressori sessuali di praticare abusi».
5) Gli abusi risalgono a oltre vent’anni fa. Come già avevamo avuto modo di segnalare, «quasi tutti i casi di abuso sessuale del clero nella Chiesa cattolica di cui sentiamo parlare risalgono a decenni fa (di solito negli anni ’60 e ’70)». Non si tratta quasi mai di aggressioni sessuali accadute dopo gli anni ’80, sopratutto dopo i 2002 questi fatti sono davvero molto rari.
6) Non si tratta di pedofilia. Un altro elemento che emerge dai dati è che l’80% dei criminali nel clero cattolico abusano adolescenti e non bambini. Ciò non mitiga la gravità ma semplicemente rende improprio il termine “preti pedofili”.