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Perché visitare i malati è una pratica di misericordia?

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Canção Nova - pubblicato il 12/02/19

Che sia più di una semplice visita!

di padre Flávio Sobreiro

Tra le pratiche di misericordia corporale, il gesto di visitare i malati ci invita a uscire da noi stessi per andare incontro a chi sperimenta i tipi più diversi di sofferenza. Gesù è il nostro modello di misericordia. Egli è sempre al fianco dei deboli e degli oppressi, dei poveri e degli emarginati, dei malati e degli esclusi. In ogni visita che realizzava, restituiva all’essere umano il diritto alla dignità e alla vita piena.

Far visita a una persona malata è un gesto di misericordia dal profondo senso umano e spirituale. A ogni visita portiamo non solo la nostra amicizia, ma anche il nostro affetto, la nostra preghiera e la fraternità.


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Che sia più di una semplice visita

Molti malati non ricevono quasi mai una visita. Visitare è invece un gesto profondamente cristiano. Gesù ha sempre visitato chi aveva qualche tipo di malattia. Quando la suocera di Pietro era malata, è andato a casa sua e ha ripristinato la sua salute (cfr. Mt 8,14-15); ha anche curato la figlia di un capo (cfr. Mt 9,18-19.23-26). In ogni visita e incontro, Gesù inaugurava, con il suo amore misericordioso, un nuovo tempo nella vita di ogni persona. I suoi gesti di tenerezza restituivano la pace a ogni cuore.

Sono tante le persone malate che aspettano la nostra visita. Non sono persone lontane da noi. Spesso sono i nostri familiari, o qualcuno della nostra via o del nostro quartiere. Molti sono membri della comunità cristiana. A ciascuna di queste persone siamo inviati come missionari della misericordia.

Siamo invitati a fare la differenza nella vita di qualcuno con piccoli gesti, che quando praticati con amore lasciano nel cuore segni di eternità.

Il momento della malattia è sempre un periodo di fragilità, e spesso di solitudine, in cui la persona fa la dolorosa esperienza della sua incapacità, dei suoi limiti e anche della finitezza della vita. Solo in casa, il malato spesso passa giorni e notti senza ricevere una visita, con la televisione, la radio, il computer o il cellulare come unica compagnia. La misericordia non si realizza con belle parole o frasi a effetto. È concreta e ha bisogno di essere esercitata. Nessun dispositivo elettronico sostituisce un sorristo che restituisce l’allegria, un abbraccio che conforta, una parola che tranquillizza, una preghiera che aumenta la fede, uno sguardo che dà speranza, un orecchio che ascolta paure e dolori.

Praticate atti di misericordia

Oggi è il momento adatto per varcare le frontiere di casa nostra e andare incontro a chi ha bisogno del nostro affetto, del nostro conforto e della nostra tenerezza. Sul letto di dolore troveremo Cristo stesso sofferente: “Ero malato e mi avete visitato” (cfr. Mt 25,36).

A ogni visita che realizziamo, portiamo non solo il nostro amore, ma Cristo stesso. Spero che alla fine di quest’anno possiate guardare indietro e dire con cuore grato “Ho fatto la differenza nella vita di qualcuno!”

Il mondo ha bisogno di persone che abbiano il coraggio di seminare il bene e di portare la misericordia ai più bisognosi. Nelle Sacre Scritture troviamo un consiglio saggio che risveglia il nostro cuore all’assistenza dei fratelli malati: “Non indugiare a visitare un malato, perché per questo sarai amato” (cfr. Sir 7, 35). Credeteci: i vostri piccoli gesti d’amore possono rendere il mondo migliore.

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