Un buon numero di genitori si trova a confrontarsi con l’indifferenza o perfino col rigetto dei loro adolescenti rispetto a Cristo, anche se li hanno tirati su nella fede cristiana. Ecco alcune piste per evangelizzare in seno alla propria famiglia.
Come genitori, tocca a noi la missione di trasmettere la fede ai nostri figli. Nell’infanzia, i nostri pargoli seguono i passi della nostra fede, sono catechizzati e talvolta ci stupiscono per la freschezza della loro vita spirituale. Ciononostante, talvolta durante l’adolescenza questa buona disposizione cede il passo all’indifferenza, alla critica, al rigetto della pratica o perlomeno a una preda di distanza che può durare anni, o anche tutta la vita. Parecchi genitori soffrono o vivono desolati la situazione: la trasmissione della fede è diventata difficile e molti s’interrogano sulla maniera di rendere la fede attrattiva e viva agli occhi dei figli.
Accompagnarli a incontrare Gesù
Davanti a questa constatazione, per noi, da giovani genitori, è stata salutare una presa di coscienza: anche se i nostri figli sono catechizzati e cresciuti nella fede, molti di loro – diventati adolescenti – sono dei veri piccoli “pagani”, nel senso che non hanno quella conoscenza di Gesù, quella del cuore, quella dell’incontro personale. Gesù non è ancora, per loro, la luce, lo Spirito Santo non è quel fuoco bruciante che orienta tutta una vita. Per risvegliare la loro fede, per condurli a quell’incontro sconvolgente, occorre che li evangelizziamo in senso proprio, perché i loro cuori siano toccati, rivoltati, trafitti come ci hanno insegnato Gesù e gli Apostoli (Act 2, 37), perché i genitori devono essere coscienti della loro missione come evangelizzatori della loro propria famiglia. Ma «catechizzare lo sappiamo fare: evangelizzare no» – riconosce un Vescovo francese incaricato della catechesi. «Se non credete nelle mie parole, credete nelle mie opere», dice Gesù. Il Signore ci invita ad esporre i nostri figli “pagani” alle sue opere di salvezza. Conduciamo dunque i nostri adolescenti e i nostri giovani a gustare, vedere e toccare l’amore di Dio, la liberazione di Cristo, l’unzione dello Spirito Santo lì dove si rivelano, si diffondono, si manifestano al giorno d’oggi: celebrazioni, ritiri, veglie, gruppi giovanili, pellegrinaggi, incontri di testimoni, di predicatori, di missionari… Dobbiamo solo scovargliele, perché la Chiesa formicola di occasioni potentemente missionarie, una delle quali potrà ben toccare il loro cuore.
Genitori “contagiosi di Dio”
Soprattutto, i genitori hanno bisogno di vedere l’opera di Cristo nei loro genitori: come Dio li guarisce, li libera, li converte, come essi si lasciano amare, portare, rischiarare, toccare da Dio, negli avvenimenti e nella preghiera. Genitori, dobbiamo essere dei testimoni espliciti di quel che Gesù ha salvato e trasformato nella nostra vita, per «contribuire al santo parto» – come dice Papa Francesco citando sant’Agostino – senza dimenticare l’intercessione per i nostri figli «al fine di implorare l’azione di Dio nei loro cuori».
Così quando gli sposi diventano una comunità salvata essi diventano pure una comunità che salva. Questo ci rende “contagiosi di Dio” verso i nostri figli: essi scoprono allora quanto la fede sia l’eredità più preziosa che possiamo trasmettere loro.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]