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L’aborto prima della mia conversione è stato probabilmente provocato dalla contraccezione

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Sarah Garone - pubblicato il 08/02/19

Ed ecco come mi rapporto a quella perdita...

Sedevo in silenzio infagottata in un camice ospedaliero sulle lenzuola ruvide del lettino del Pronto Soccorso, stringendo la mano di mio marito. Dopo ore di forte sanguinamento e un’ecografia molto dolorosa, sapevamo che c’erano ben poche possibilità che fossi ancora incinta del nostro primo figlio, e quindi non siamo rimasti sorpresi quando la giovane dottoressa ha tirato la tendina, si è seduta ai piedi del letto e mi ha confermato che avevo abortito.

“Accade spessissimo quando le donne smettono di prendere la pillola”, ha detto. “È successo anche a me”.

Poi mi ha spiegato che i contraccettivi ormonali che avevo assunto di recente avevano assottigliato il rivestimento del mio utero, rendendolo un posto inospitale per l’embrione che doveva crescere. Essendo giovane e sana, non c’era motivo per sospettare che ci fossero altre cause per la perdita del mio bambino. “È per questo che in genere dicono di aspettare qualche mese prima di provare a concepire”, ha sottolineato mentre si alzava per passare al prossimo paziente.

Nelle settimane successive, mio marito ed io abbiamo pianto insieme, ci siamo abbracciati molto e (tranne per le corse in latteria quasi quotidiane) siamo rimasti a casa a guardare dei film. I miei amici mi hanno comprato dei fiori. Ho preso qualche giorno di congedo dal lavoro, soffrendo ma confidando comunque che un giorno sarei diventata madre. Poco dopo sono rimasta di nuovo incinta. La gioia di questa nuova vita ha attenuato il dolore dell’aborto. Dopo una gravidanza da manuale, il nostro primo figlio è nato completamente sano.

Due anni dopo, per via di una serie di eventi che ora so potrebbero essere stati ordinati a livello divino, mi sono ritrovata iscritta al Rito di Iniziazione Cristiana per Adulti (RCIA), preparandomi a diventare cattolica – e nuovamente incinta. La sessione di una sera ha riguardato la posizione della Chiesa sulla contraccezione. Chi ci parlava ha spiegato in modo molto dettagliato il meccanismo dei contraccettivi ormonali – come non solo impediscano l’ovulazione, ma possano anche fungere da abortivi.

Mentre ascoltavo, un dolore inaspettato si è impadronito di me. Con un altro bambino che si agitava gioiosamente nel mio grembo, mi sono resa conto che se non avessi preso quelle pillole rosa mese dopo mese avrei portato a termine la mia prima gravidanza. Anche se ovviamente non avevo intenzione di provocare un aborto e non ero a conoscenza degli effetti collaterali della pillola, ho comunque provato un senso di responsabilità e di colpa.

Più conoscevo l’insegnamento della Chiesa sulla santità della vita non nata, più identificavo il mio “embrione” abortito con un bambino – mio quanto il piccolo che mi aspettava a casa e quello che stava crescendo dentro di me. La piena comprensione della verità ha dato vita a un nuovo ciclo di dolore – e per un po’ di recriminazioni nei confronti di me stessa. Sentivo di essere l’unica da biasimare per la perdita del mio primo figlio. Avevo scelto una “soluzione” facile per vivere la vita in base al mio standard, e avevamo pagato un caro prezzo per quello che avevo fatto.

Per fortuna quella sensazione non è durata a lungo. Il Dio che conosco e che servo è un padre amorevole e che perdona sempre. Gradualmente, attraverso la preghiera e la lettura della Scrittura, mi ha ricordato che la sua grazia copre ogni trasgressione, soprattutto quelle commesse in modo non intenzionale. Pur essendo stata cristiana per tutta la vita, all’epoca del mio aborto non ero consapevole dei problemi morali (o degli effetti collaterali fisici) della contraccezione ormonale. Ora posso dire che aver ricevuto il suo perdono misericordioso. E se Dio mi ha perdonato, so che non posso continuare ad accusarmi.

Quella sera in cui ho saputo per la prima volta la verità sulla contraccezione e sui suoi effetti sul mio corpo, l’oratore ha affermato che “la pillola è l’unico farmaco che prendiamo per fermare una funzione corporea sana”. Non riesco a immaginare una definizione che rifletta meglio quello che penso al riguardo in questo momento. Il corpo femminile è pensato per nutrire, confortare e dare la vita. Ho deciso di non allontanare mai più volontariamente me stessa o la mia famiglia da questi splendidi obiettivi.

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