Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 18 Aprile |
Aleteia logo
Spiritualità
separateurCreated with Sketch.

Posso aiutare gli altri se non sto bene?

JAK RADZIĆ SOBIE Z LĘKIEM

Jose A. Thompson/Unsplash | CC0

padre Carlos Padilla - pubblicato il 07/02/19

Si può accompagnare il dolore altrui mentre il nostro cuore soffre nel profondo

La Chiesa è composta da uomini fragili, feriti e peccatori. Molti si scandalizzano della Chiesa constatandone i peccati. Vedono la sua povertà e si allontanano pieni di vergogna. E hanno ragione.

Perché il cristiano si vergogna delle sue incoerenze, e vedere il corpo di Cristo così ferito scandalizza i cuori innocenti. Costa accettare la debolezza del corpo di Gesù. Costa guardare la sua carne malata con la pace nel cuore.

A volte preferisco estirpare ciò che è putrido perché non infetti tutto il corpo. Lo faccio nella mia vita. Ma anche così dubito di una santità esente da ogni colpa.

Rimango deluso aspettandomi più di quello che vedo e scontrandomi in continuazione con la fragilità umana. Con la debolezza della Chiesa.

Forse desidero una perfezione che non possiede nessuno, neanch’io. Non mi adatto alla realtà com’è. Mi ribello contro il peccato e l’impurità che vedo in me e negli altri.

Sogno una perfezione che non esiste nella carne umana. Solo in Cristo che non ha avuto peccati. Ma poi vedo l’impurità, l’indecenza, l’incoerenza, la debolezza, e mi fa male l’anima.

So che devo curare me stesso prima di voler curare gli altri: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso’”.

Sono consapevole del mio peccato. So che voglio curare altri mentre vedo in me la ferita, il dolore, la fragilità, la malattia. E sento nell’anima “Medico, cura te stesso”.

Cerco di curare le mie ferite. Una a una. So quali sono. Mi è chiaro che curo partendo dalla mia ferita aperta. Dal mio dolore manifesto.

Non posso aspettare di stare bene per poter essere di aiuto a qualcuno. Non succederà mai.

Non sarò mai in condizioni perfette. Non avrò mai una vita senza macchia né peccato. La mia pelle non sarà mai esente da rughe e cicatrici.

Sono in grado di accompagnare il dolore degli altri mentre il mio cuore soffre nel profondo. Posso alleviare il peso di molti cuori mentre il mio è ancora gravato.

So che da solo non posso farlo, per questo le parole del salmo mi danno speranza: “La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza. In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami”.

È Gesù, il guaritore ferito, che mi trasforma in medico malato. Medico che cura chi ha fede nella salvezza.

A Nazareth non credevano nel potere di Gesù. Per questo volevano ucciderlo. Gesù, non vedendo fede in loro, ha proseguito il suo cammino. Molti malati lì non sono stati curati. È mancata la fede.

La fede manca sempre. È sempre necessario che io creda perché un altro possa fare qualcosa per me. Gesù curerà chi ha fede.

A volte mi trovo davanti a persone che non credono e non vogliono essere curate. Tornano alle cose di sempre, perché non vogliono cambiare. Sono chiuse. Vivono nel loro dolore, nella loro malattia, e non desiderano cambiamenti. Posso solo passare loro accanto. E arrivare da chi ha questo desiderio, questa necessità.

Quando Papa Francesco parla della periferia si riferisce a questo. A volte voglio solo che le mie convinzioni si rafforzino quando ascolto chi mi parla di Dio.

Voglio che mi dicano che sono d’accordo con quello che penso. Cerco di far sì che condannino il peccatore per giustificare la mia perfezione. E non riesco a percepire il mio peccato.

In fondo all’anima non voglio che nulla cambi dentro di me. Mi manca la fede. Non desidero la conversione del mio cuore ferito.

Non voglio essere curato, forse perché non so quanto è profonda la mia ferita. Non mi rendo conto dell’impurità delle mie intenzioni.

Credo di non dover perdonare nessuno e non capisco che l’amarezza che ho ha un’origine.

Ci sarà qualche ferita del mio passato che non riesco a vedere. Un volto concreto. O molti volti. Forse non sono consapevole del fatto che la mia ira ha dietro di sé volti e ferite di un tempo ormai dimenticato.

Ho la mia lista di persone che mi hanno danneggiato, e continuo a pensare che i malati siano gli altri, e non io.

Solo quando mi soffermo e taccio, quando mi inginocchio, affiorano sulla superficie della mia anima sentimenti ritrovati. Il desiderio di perdonare e di essere perdonato. Il desiderio di cambiare e di andare avanti come ora. Il desiderio di curare gli altri e di essere curato.

Tags:
aiuto
Top 10
See More