L’attore è diventato famoso per le sue sortite senza alcun motivo apparente se non quello di strappare un sorriso agli estraneiBill Murray si è conquistato la simpatia del pubblico con le sue uscite comiche fuori dallo schermo nel decennio scorso. La star ha l’abitudine di saltare fuori dove meno ce lo aspetteremmo, terminando sempre le sue incursioni con un criptico “No one will ever believe you” (Nessuno vi crederà mai).
Di recente abbiamo parlato di quando ha donato a David Letterman un vestito da Battesimo, ma le sue apparizioni non riguardano solo altre celebrità. Murray è noto per il fatto di imbucarsi alle feste di fidanzamento e di saltare dietro il bancone di un bar per servire drink, apparentemente senza altro motivo che strappare un sorriso a perfetti estranei.
Per Bill Murray, ad ogni modo, nessuno è un vero estraneo, visto che viene accolto a braccia aperte in tutti questi eventi. Sono talmente tante le persone che hanno avuto interazioni casuali con la star che è stato creato un intero sito web per documentare questi eventi. Non ama essere riconosciuto ovunque vada, ma sembra aver trovato un modo per trasformare la sua fama in buone azioni, un dono di gioia agli altri.
Nella serie di Netflix The Bill Murray Stories: Life Lessons Learned From a Mythical Man, si prova a scoprire cosa motiva Murray a creare momenti memorabili per perfetti estranei. Un’intervista rilasciata nel 2014 a The Guardian può gettare un po’ di luce sulle origini dell’attore.
Murray ha giocato un’altra volta il jolly iniziando a parlare di qualcosa che pochi si sarebbero aspettati: la sua fede cattolica. Murray è cresciuto in una famiglia cattolica irlandese. Figlio di mezzo su un totale di nove – e fratello di una suora –, parla del cattolicesimo con un’intimità e un affetto che molti cattolici non potranno che apprezzare:
Non c’è bisogno di chiedergli se la sua fede sia importante per lui. Parla di come dei candidati del XIX secolo rischino di non essere canonizzati perché la Chiesa vuole andare avanti con i modelli di Giovanni Paolo II e Madre Teresa. “Penso che stia solo cercando di essere attuale e accattivante”, sorride.
Un nuovo santo che approva è l’innovatore Papa Giovanni XXIII, morto nel 1963.
“Non sono sicuro che tutti quei cambiamenti siano stati giusti. Tendo a discordare con quella che viene definita la nuova Messa. Penso che abbandonando il latino abbiamo perso qualcosa. Ora se si va a una Messa cattolica ad Harlem può essere in spagnolo, in etiope, in tutta una serie di lingue. La forma, le immagini, sono le stesse, ma le parole no”.
Quando gli è stato chiesto se pensava che ascoltare la Messa nella propria lingua fosse positivo ha risposto “Penso di sì”, e ha continuato:
“Ma c’è una vibrazione in quelle parole. Se si ha una certa familiarità si sa comunque cosa significano. E mi manca la musica – il potere, no? La musica sacra ha un effetto sul cervello”. E invece, dice, ora ci sono “canzoni folk… roba da top 40… mamma mia…”.