Il santo di Poitiers, perseguitato durante la Rivoluzione Francese, raccontò il fatto ai fedeli: “E’ stata condannata a ventiquattro opere di purgatorio”Andrea Uberto Fournet nacque a Saint Pierre de Maillé, vicino a Poitiers, in Francia, da famiglia abbastanza agiata; in reazione a una madre troppo pia e insistente si dichiarò tediato dalla fede religiosa. Non desiderava né pregare né studiare, voleva solo divertirsi, e in uno dei suoi libri si trova questa frase: “Questo libro appartiene ad Andrea Uberto Fournet, un bravo ragazzo benché non voglia diventare né prete né monaco”.
A scuola godeva della fama di indolente e frivolo; gli accadde anche di darsi alla fuga e fu riportato indietro per ricevere una bella bastonatura. Recatosi a studiare legge e filosofia a Poitiers nel 1772 continuò a condurre una vita gaudente. Si arruolò anche nell’esercito ma poi pagò per uscirne; la madre tentò di farlo impiegare come segretario ma la sua calligrafia era orribile. Nel 1774 i suoi genitori, disperati, lo mandarono presso uno zio parroco in una remota zona rurale.
Non è la prima né sarà l’ultima volta nella storia dell’umanità che un giovane si comporti molto meglio una volta lontano da una madre invadente e pia. Lo zio , abilmente, riuscì a far sì che venissero alla luce le sue migliori qualità e Andrea intraprese lo studio della teologia. Nel 1776 fu ordinato prete, divenendo dapprima curato nella parrocchia dello zio e poi ricevendo un incarico in città. nel 1781 fu nominato parroco nella sua città natale, Saint Pierre de Maillé.
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La sua generosità verso i poveri e il cambiamento della condotta di vita gli guadagnarono molti amici; la semplicità che caratterizzava il suo modo di vivere si estese anche allo stile della predicazione. Uno dei suoi ascoltatori disse che se inizialmente nessuno era in grado di capire ciò che diceva “ora possiamo seguire ogni singola parola”. Giunse a donare i mobili superflui e l’argento che possedeva, mentre la madre, una sorella e il curato condividevano con lui una vita frugale in canonica.
La Rivoluzione Francese ebbe effetti dirompenti nella sua vita. Si rifiutò di prestare il giuramento al governo rivoluzionario richiesto a tutti i preti, trovandosi così fuori legge. Non ci si è sufficientemente resi conto della severità di questa persecuzione. Andrea continuò ad amministrare il suo gregge a rischio della vita: nel 1792 tornò di notte, in segreto. I suoi persecutori continuarono a dargli la caccia.
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Una volta fu salvato da una massaia: fingendo di schiaffeggiarlo, gli disse di andarsene e di prendersi cura del bestiame. Un’altra volta si finse cadavere e fu coperto con un sudario e circondato da candele e donne in ginocchio. L’ascesa al potere di Napoleone mise fine a questa situazione e ristabilì la pace tra Stato e Chiesa: questa tornava all’unità ma a costo di cambiamenti nella ripartizione delle diocesi e di molti altri sacrifici. Andrea riprese così il controllo della parrocchia e iniziò a predicare instancabilmente per dare nuova vita alla comunità cristiana. Svolse missioni tra il popolo e trascorse lunghe ore in confessionale. In quel medesimo tempo fondò la congregazione delle Figlie della Croce.
Era direttore spirituale di S.Elisabetta Bichier des Ages, che aveva intorno a sé un gruppo di donne impegnate nell’insegnamento e nell’assistenza degli infermi e dei poveri: esse formarono il nucleo base della nuova congregazione che s. Elisabetta (26 ago) volle in seguito chiamare Suore di S. Andrea. All’età di sessantotto anni lasciò la parrocchia per ragioni di salute e si ritirò a la Puye, dove dedicò tutto se stesso alla nuova congregazione. Soccorse le parrocchie circostanti, fornendo la sua opera di direttore spirituale, a un gran numero di preti e laici. Gli viene attribuito, con solide prove, un miracolo (simile a uno attribuito al Curato d’Ars) di moltiplicazione della farina e altri cibi necessari alle suore e ai bambini loro affidati. Morì nel 1834 , fu beatificato nel 1926 e canonizzato nel 1933.
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Riguardo ad avvenimenti straordinari accaduti, avvenne che una giovane novizia, distinta per candore e pietà, era morta, e S. Andrea Fournet, dopo aver assistito ai funerali la condusse al cimitero ove fu portata dalle sue compagne. Dopo la funzione rientrò in chiesa e con lui le novizie che avevano portato la defunta, per fare un atto di adorazione.
Mentre erano inginocchiate, videro una colomba discendere dalla volta e posarsi sul tabernacolo, sotto gli occhi del P. Andrea. Sembrò che egli interrompesse la preghiera per osservarla attentamente. La colomba riprese il volo ed entrò in sacrestia. Il Padre la seguì e chiuse la porta dietro di sé, ciò che non faceva mai. Ricomparve poco dopo col viso giocondo. Durante la lettura della sera, disse davanti a tutta la comunità: “Quale purezza occorre, figlie mie, pere entrare in Cielo! Quella piccola novizia sepolta oggi, così pia, così fedele, così innocente, è stata condannata a ventiquattro opere di purgatorio” (S. Andrea Fournet, Vita e opere, pag. 160; Milano , 1933).
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